Le modifiche al bollo sulle comunicazioni finanziarie, che sale dall’1,5 al 2 per mille eliminando però il minimo fisso che penalizzava i piccoli risparmiatori. Un miniaumento del costo del lavoro per le aziende tra i 15 e i 50 dipendenti che non hanno diritto alla cassa integrazione, chiamate a pagarsi da sole i loro ammortizzatori sociali.
E poi una serie di misure che cercano di allentare la tensione nelle piazze dove va in scena la protesta dei «forconi». Dopo le ultime modifiche nella seduta notturna della commissione Bilancio, il disegno di legge di Stabilità dovrebbe arrivare entro oggi nell’Aula della Camera, con le votazioni previste da domani. Ancora da sciogliere alcuni nodi, compreso quello sulla cosiddetta «Google tax» che, approvata in commissione, potrebbe cambiare ancora.
Bollo e Tobin tax
Per il bollo sulle comunicazioni finanziarie viene eliminata la «tassa» fissa da 34,2 euro che si doveva pagare a prescindere dalla somma investita. Il governo ha invece chiesto il ritiro dell’emendamento che cambierebbe la Tobin tax, abbassando l’aliquota ma estendendone l’applicazione a tutte le transazioni finanziarie con l’unica eccezione dei titoli di Stato. «L’obiettivo — dice il viceministro per l’Economia Stefano Fassina — è condivisibile al 100% ma così si avrebbe il risultato opposto, facendo danni all’industria finanziaria nazionale e al bilancio dello Stato».
Banche e Consob
Viene fissata al 12%, contro il 16% della prima versione uscita con il decreto ad hoc approvato in Consiglio dei ministri, l’imposta sostitutiva di Ires e Irap che le banche dovranno pagare sulle plusvalenze registrate con la rivalutazione delle quote di Bankitalia. Il gettito finale, quindi, dovrebbe aggirarsi sui 900 milioni di euro. Un emendamento presentato dal governo aumenta da 3 a 5 il numero dei componenti della Consob. Una modifica contro la quale, però, ci sono proteste non solo dall’opposizione ma anche da Ncd, il partito di Alfano.
Costo del lavoro
È una misura che va in controtendenza rispetto al taglio del cuneo fiscale, il peso delle tasse sul lavoro. Le aziende con più di 15 dipendenti che non rientrano nella disciplina della cassa integrazione, e che quindi non versano contributi per questi ammortizzatori sociali, dovranno girare lo 0,5% delle retribuzioni a un fondo di solidarietà. Il fondo sarà utilizzato per gli interventi di sostegno in caso di crisi al posto della cassa integrazione in deroga, che sparirà nel 2016 e che finora è stata finanziata con la fiscalità generale. Il contributo sarà per due terzi a carico del datore di lavoro, per il resto pagato dal dipendente. Prorogati poi di un anno gli incentivi alle imprese commerciali in crisi. Per un contributo che arriva ce n’è un altro che aumenta più del previsto, quello che dovrà versare alla gestione separata Inps chi è iscritto ad altre forme di previdenza. Dal 2014 l’aliquota del 20% sale non più al 21% ma al 22%. È lo Stato a pagare l’aumento dell’Iva per i distributori automatici di caffè e merendine negli uffici. I contratti in essere con la pubblica amministrazione potrebbero essere aggiornati per assorbire il rincaro dell’imposta.
Lsu e polizia
C’è poi una serie di emendamenti presentati dal governo e dal relatore che provano ad abbassare la tensione nelle piazze. Ci sono 126 milioni per il finanziamento dei lavori socialmente utili, 100 milioni solo per Napoli e Palermo. Un altro milione e mezzo per l’assunzione a tempo determinato di operai forestali. Attenzione anche per chi sta dall’altra parte della barricata: nel 2014 altri 100 milioni di euro per il trattamento accessorio delle forze di polizia, le indennità di servizio.
Dipendenti pubblici
Nel frattempo si fanno sentire, nel pubblico impiego, gli effetti del blocco del turnover e della contrattazione. Secondo gli ultimi dati della Ragioneria generale dello Stato, i lavoratori del settore sono passati dai quasi 3 milioni e mezzo del 2008 ai 3 milioni e 238 mila del 2012. Il calo è stato del 5,7%. Una tendenza che, secondo il conto annuale della Ragioneria, è proseguita anche in questo 2013: il dato finale ancora non c’è ma le previsioni parlano di un altro 1,4%. In flessione pure gli stipendi: il costo totale per lo Stato è stato pari nel 2012 a 160,4 miliardi di euro, in calo del 2,8% rispetto all’anno precedente. La busta paga media ammonta a 34.576 euro, con una diminuzione in un anno dello 0,9%. Previsto poi un tetto di 300 mila euro al cumulo di pensione e reddito degli statali: ma non riguarda i contratti in essere.
Corriere della sera – 17 dicembre 2013