Nonostante il Comitato Scientifico di EFSA avesse espresso dubbi in materia, la Commissione Europea va avanti. Presto infatti verrà finanziato uno studio per rilevare possibili effetti tossicologici (e più precisamente, cancerogeni) degli OGM, su lunghi periodi di ingestione (2 anni).
Il bando di ricerca verrà probabilmente-si apprende da fonti del settore- lanciato in autunno. E sarà assolutamente aperto anche a chi -come il Prof. di CRIIGEN, Eric Gilles Seralinì- già in passato ha messo in dubbio le modalità di test oggi presenti. Chiedendo semmai proprio test di lungo periodo e a 2 anni.
Una questione altamente controversa
EFSA dal canto suo aveva chiesto ripetutamente a Eric Gilles Seralinì di rendere disponibili tutti i dati dello studio in modo da verificare meglio la bontà del disegno sperimentale. Una delle critiche che erano state avanzate da EFSA, tramite il direttore del Comitato Scientifico, Per Bergman, riguardavano la mancanza di chiari obiettivi posti all’inizio della ricerca e più in genere, la presenza di un numero basso di cavie usate. E chiarendo che 6 agenzie nazionali per la sicurezza alimentare avevano supportato il parere di EFSA. Ma passando al contrattacco, Seralinì ha affermato che 6 agenzie su un totale di 27 paesi sono una minoranza.
Ricordiamo inoltre che Seralinì aveva promesso di rendere pubblici i propri dati solo quando EFSA avesse fatto altrettanto con i dati iniziali della Monsanto sulla stessa varietà di mais, la NK603. Ma quando questo è successo, immediatamente la Monsanto ha accusato EFSA di violazione dei diritti di riservatezza, il che ha portato alla rimozione dei file on-line. In ogni caso, stando a Seralinì, EFSA non avrebbe ancora fornito- o più probabilmente, non sarebbe stata nelle condizioni di fornire – i “dati grezzi originali” alla base delle elaborazioni statistiche fatte da Monsanto e date tal quali ad EFSA. E i test della Monsanto sarebbero su un numero di cavie ancora più basso di quelli di Seralinì. Se sono vere le accuse circa il sottodimensionamento del campione di ratti, come mosse da EFSA a Seralinì- conclude il ricercatore del CRIIGEN- non si vede come mai l’Authority abbia potuto approvare l’uso commerciale del mais NK603. Il che renderebbe evidente un approccio “due pesi e due misure”.
Non mancano quindi gli aspetti delicati in una vicenda ancora in itinere. A complicare ulteriormente il quadro, il fatto che la rivista Food and Chemical Toxicology– che aveva pubblicato l’articolo di Seralinì, finendo sotto fuoco incrociato di parte del mondo scientifico pro-OGM- abbia assunto nel proprio board editoriale Richard Goodman, in precedenza al soldo della Monsanto
sicurezzaalimentare.it – 2 giugno 2013