I prodotti alimentari europei a denominazione d’origine valgono 54 miliardi di euro e rappresentano il 5,6% del totale vendite di prodotti food europei e il 15% delle esportazioni comunitarie di alimentari e bevande.
È quanto è emerso dallo studio realizzato dalla Commissione Ue (prendendo in esame 2.768 etichette registrate nel 2010) sul valore dei prodotti alimentari a denominazione d’origine presentato oggi e che attraverso i numeri chiarisce l’importanza del settore dei prodotti alimentari di qualità sia in assoluto che in relazione alle performance di export.
Il 60% dei prodotti IG europei è stato venduto nel paese di produzione, il 20% in altri paesi dell’UE e il restante 20% è stato esportato al di fuori dell’UE. Le esportazioni extra-UE, per un valore di circa 11,5 miliardi di euro, erano dirette principalmente negli Stati Uniti (30%), in Svizzera e Singapore (7% ciascuno), in Canada, Cina, Giappone e Hong Kong (6% ciascuno).
I vini di gran lunga la principale categoria Sul piano mercelologico la parte del leone la recitano – manco a dirlo – i vini con un giro d’affari di oltre 30 miliardi di euro rappresentano infatti oltre il 56% del fatturato del settore. Una leadership nella quale giocano un ruolo di primo piano la Francia (che copre il 52% del valore delle vendite) e l’Italia (con una quota del 19% del fatturato) anche se non va dimenticato che il settore dei vini è stato il primo in Europa a ottenere un registro delle denominazioni d’origine
Un terzo del fatturato complessivo dei prodotti Dop e Igp (pari al 29%) è invece rappresentato dai prodotti agricoli e alimentari, un 15% dagli spirits (alcolici come Whisky, Cognac e grappe) e infine uno 0,1% è rappresentato dai vini aromatizzati.
In prima fila anche formaggi e salumi Fra i prodotti agricoli le migliori performance sono messe a segno dal comparto dei formaggi (che generano un fatturato di 6,9 miliardi di euro) seguiti dalle carni preparate e dai salumi (3,2 miliardi).
Al terzo posto, almeno in termini di fatturato, le birre (2,4 miliardi). Fra i paesi guidano Francia e Italia Grazie alla componente dei vini ma anche di altri prodotti chiave del segmento delle denominazioni d’origine (come ad esempio i formaggi)
Italia e Francia sono i paesi Ue che coprono la fetta maggiore del fatturato dei prodotti alimentari di qualità. Un primato che emerge sia dal numero di riconoscimenti ottenuti in Europa (classifica guidata dall’Italia e che vede al secondo posto la Francia), ma anche dal peso specifico che il segmento dei prodotti a marchio Ue riveste sulle rispettive industrie alimentari nazionali. In Francia infatti il peso delle indicazioni geografiche sul totale dell’industria alimentare sfiora il 15% mentre in Italia è poco al di sotto del 10 per cento. Fra i paesi europei Italia e Francia sono poi seguite, anche se a distanza, da Germania e Regno Unito (che insieme coprono un altro 21% del fatturato). Paesi che sono comunque ai vertici della classifica grazie alla rilevante capacità produttiva di alimentari Dop e Igp che compensa l’esiguo numero di marchi riconosciuti.
Per l’export un potenziale ancora da sfruttare Secondo l’indagine della Commissione Ue le vendite verso i paesi terzi di prodotti a indicazione geografica rappresentano ancora una minoranza e rappresentano una quota del 19,5% del totale. Ben il 60,1% del fatturato Dop e Igp viene realizzato sui mercati nazionali ovvero negli stessi paesi in cui i prodotti sono realizzati mentre il 20,4% del giro d’affari è legato agli scambi fra paesi europei. Della quota di vendite extra–Ue il principale mercato di sbocco sono gli Usa (che acquistano prodotti Dop e Igp per 3,4 miliardi di euro), seguiti dalla Svizzera (839 milioni), da Singapore (829 milioni) e dal Canada (729 milioni). Numeri che dimostrano come il segmento dei prodotti alimentari di qualità abbia notevoli margini di crescita legati però alla capacità di differenziare e allargare i mercati di sbocco.
Investire sulla qualità conviene Infine, l’analisi della Commissione Ue sottolinea il premio in termini di maggiori prezzi che viene riconosciuto alle etichette Dop e Igp rispetto invece ai prodotti agricoli convenzionali. «In media – si legge nella relazione Ue – il tasso medio di premio in valore è di 2,33. Il che significa che a un prodotto alimentare Dop o Igp è riconosciuto un prezzo che risulta di 2,33 volte superiore al prezzo dell’equivalente prodotto convenzionale. Tale premio inoltre è più elevato nel caso dei vini (in media 2,75 che diventa 3,4 per i vini francesi) e dei liquori (2,57) e più basso per gli altri prodotti agricoli (1,55) fino a un minimo di 1,04 per i prodotti agricoli e alimentari del Regno Unito.
Dacian Ciolo?, Commissario per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale, ha espresso soddisfazione per questi risultati: «I nostri IG valgono 54,3 miliardi di euro in tutto il mondo e rappresentano il 15% delle esportazioni totali di alimenti e bevande. Ciò dimostra la loro importanza per l’economia dell’UE e il valore del nostro impegno per promuovere e difendere questo sistema. Gli IG sono fondamentali per generare valore aggiunto – e occupazione – a livello locale, rendendo più redditizia l’attività agricola. La nuova regolamentazione sulla qualità, entrata in vigore di recente, consoliderà ulteriormente questa situazione».
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Il Sole 24 Ore – 5 marzo 2013