Più anziani e più stranieri. Saranno così i lavoratori italiani nel 2020 secondo lo studio del Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. L’invecchiamento è in parte legato alla naturale tendenza demografica, visto che si stanno avvicinando al momento della pensione i nostri baby boomers, gli italiani nati nel secondo dopoguerra, l’epoca lontana in cui si facevano tanti figli.
Considerando solo la classe d’età fra i 57 e i 66 anni, il semplice trascinamento della generazione baby boomers ci farebbe avere nel 2020 877 mila persone al lavoro in più rispetto al 2011, portando il tasso di attività per questa fascia d’età dal 28,7% al 36%. Ma all’invecchiamento «naturale» bisogna poi sommare quello prodotto dalla riforma delle pensioni approvata dal governo Monti, che impone agli italiani di restare più a lungo al lavoro. Altre 836 mila persone, stima il Cnel, che spingerebbero ancora più in alto il tasso di attività degli over 57, fino al 46,9%. Dopo questa età, quindi, avremmo in attività un italiano su due contro l’uno su quattro di oggi. In teoria, naturalmente. Per garantire che quelle persone abbiano davvero un lavoro, ricorda il Cnel, è necessaria una «maggiore crescita dell’economia». Il prodotto interno lordo italiano dovrebbe salire dello 0,9% per ogni anno di questo decennio. «Non si tratta di numeri impossibili» si legge nel documento, anche se i primi due anni sono già andati via con il segno meno davanti. Ma è chiaro che tassi di crescita più bassi «ci condurrebbero immancabilmente verso una situazione di aumento ulteriore della disoccupazione». E per i giovani, invece? Qui l’unica tendenza analizzata nel rapporto è quella demografica, con il baby boom ormai lontano e il numero dei figli sempre più basso. Consideriamo gli italiani fino a 34 anni: nel 2020 il loro tasso di attività resterà uguale a quello di adesso. Ma proprio perché negli ultimi anni abbiamo fatto sempre meno figli e la categoria si va assottigliando sempre più, il numero effettivo di quelli al lavoro sarà più basso di oltre mezzo milione rispetto al 2011. A compensare in parte questo crollo saranno gli stranieri che, sempre nella fascia fino a 34 anni, dovrebbero aumentare di 261 mila unità. Arrivando a coprire quasi un quarto della forza lavoro giovanile.
Lorenzo Salvia – lsalvia@corriere.it – 17 settembre 2012