Valentina Conte. La Camera dei deputati dimezza il periodo di “cooling off” per i vertici delle Authority. Portando da quattro a due gli anni di “congelamento” in cui vige il divieto per presidente, commissari e anche per i dirigenti, scaduto il loro mandato presso l’Autorità, di lavorare “direttamente o indirettamente” per le società del settore regolato.
Che siano consulenze, collaborazioni o contratti vari. Una norma inserita nel decreto Madia sulla Pubblica amministrazione con l’intento di scansare situazioni di conflitto di interessi ed estesa per la prima volta anche ai dirigenti (esclusi dalla normativa vigente del 1995). E arrivata da qualche giorno in Senato già azzoppata. Eppure, nonostante il regalo di Montecitorio, gli alti burocrati sono in fibrillazione, in alcuni casi pronti a valutare persino le dimissioni per evitare la tagliola. Così come grande preoccupazione c’è anche tra i dirigenti non a tempo indeterminato, inclusi dalla Camera nella norma.
Parliamo dell’articolo 22 del decreto. E di Antitrust, Consob, Autorità dei trasporti, Autorità per l’energia e il gas, Autorità di garanzia nelle comunicazioni, Garante per la privacy, Autorità anticorruzione, Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) e Garante per gli scioperi. Tutte le Authority indipendenti. Ebbene grazie allo sconto, a meno di nuove modifiche dei senatori, le posizioni apicali dovranno attendere solo due anni, la metà di quanto previsto dal governo, per passare ad altre poltrone, restando nel settore (da AgCom a Telecom, per dire, come da Covip a un fondo pensioni). Posti ben remunerati, sicuramente prestigiosi, dove spendere i preziosi anni di esperienza e professionalità acquisiti. Ma anche potere, contatti, meccanismi, agevolazioni.
D’altro canto la norma sin da subito aveva destato perplessità. Nella sua audizione in commissione Affari costituzionali della Camera, agli inizi di luglio, il presidente di AgCom Angelo Cardani aveva lasciato ai deputati un dossier sul “cooling off” in Europa. Per mostrare come altrove questo periodo di decantazione o non esiste (Germania) o è più ridotto (in Spagna due anni, in Francia tre, nel Regno Unito appena sei mesi per i non executive, nessuna restrizione per gli executive). Un rapporto che deve aver fatto breccia.
Come se non bastasse, i deputati hanno anche alleggerito la speciale deroga prevista dal governo per Consob, AgCom, Autorità dell’energia. Quella che tiene fuori dal divieto di cambio di casacca i dirigenti degli “uffici di supporto” o di staff, dunque quelli di diretta collaborazione, gabinetti, segreterie. Ebbene il decreto Madia diceva che questi manager erano esclusi se in staff da almeno quattro anni. Diventati alla Camera, anche qui, due. Dimezzati. Scrive il Senato nella sua relazione al decreto: «La relazione illustrativa del provvedimento non fornisce indicazioni sulla motivazione della deroga introdotta ». Insomma, si chiedono i tecnici di Palazzo Madama, perché e per chi è stata fatta?
Due sconticini non da poco, dunque (ai quali aggiungere il ritorno a cinque da tre dei commissari Consob, spesa extra pari a mezzo milione l’anno). Regali non sufficienti però, a quanto si intuisce, a placare le ansie di chi vede interrotti sogni di carriera imminenti. In molte Authority cresce l’ansia. Qualcuno medita di lasciare prima che il testo diventi legge, così da non incappare nel divieto. Rumors assai consistenti attribuiscono a questa norma le dimissioni di Federico Boschi dalla direzione mercati dell’Authority per l’energia, lo scorso 31 luglio (delibera 404). E altre voci ancora più solide, darebbero in partenza addirittura il presidente di questa Authority, Guido Bortoni (nominato nel 2011, la carica dura sette anni), che potrebbe lasciare, restando però dirigente e se possibile dirigente di “staff”.
Repubblica – 5 agosto 2014