Impossibile per la Regione bloccare l’apertura del nuovo reparto se la clinica privata ha ottenuto il placet dell’Asl rispetto ai requisiti organizzativi e non chiede l’accreditamento con il servizio sanitario nazionale, ma metterà tutti i costi a carico degli utenti.
I legittimi obiettivi di contenimento della costi nella sanità non possono ostacolare la libera l’iniziativa del privato che non domanda soldi pubblici. È quanto emerge dalla sentenza 550/13, pubblicata dalla terza sezione del Consiglio di stato.
Regime privatistico
Vince la sua battaglia contro la burocrazia regionale una casa di cura romana: entro un mese il commissario ad acta dovrà chiudere il procedimento. La nuova apertura riguarda una struttura per malati di Alzheimer su cui a tutt’oggi non risulta effettuata alcuna verifica sul fabbisogno di posti letto ad hoc nel Lazio. Ma ciò che più conta è che la clinica vuole offrire i suoi servizi a pagamento, senza dunque un incremento degli operatori che operano in regime di convenzione con la Regione.
Tetti di spesa
La tesi della casa di cura passa anche grazie al riferimento alle segnalazioni dell’Antitrust: la politica di contenimento dei costi nella sanità è sacrosanta, ma non si può tradurre in una posizione di privilegio degli operatori già presenti nel mercato, che possono incrementare la loro offerta a scapito dei nuovi entranti, assorbendo la potenzialità della domanda. E poi non c’è tetto di spesa che tenga quando il nuovo reparto non chiede l’accreditamento.
Budget chiuso
L’articolo 8 ter del dlgs 502/1992 non subordina il rilascio dell’autorizzazione all’esistenza di un piano generale, ma soltanto a una valutazione dell’idoneità della nuova struttura a soddisfare il fabbisogno complessivo di assistenza, prendendo in considerazione le strutture presenti nella Regione, secondo i parametri dell’accessibilità ai servizi e con riferimento alle aree di insediamento prioritario di nuovi presidi. Insomma: la valutazione può riguardare la singola fattispecie, tanto più che l’Asl aveva espresso parere favorevole alle richieste avanzate dalla casa di cura. Ma attenzione: ora che è arrivato il via libera al reparto la clinica non può sognarsi di batter cassa con la Regione perché l’autorizzazione non consente di partecipare al riparto del servizio pubblico.
ItaliaOggi – 6 febbraio 2013