Si fa presto a dire «spending review». Ma poi, nei fatti, cosa vuol dire? Quante buste possono essere affrancate, quanti computer possono essere installati, quanti tablet possono essere acquistati? E ancora: quanto a lungo possono navigare gli smartphone, e quante pagine possono essere stampate, e quante fotocopie possono essere effettuate?
A dirlo è una deliberazione dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale, che disciplina per filo e per segno i servizi a supporto delle attività istituzionali dei 12 gruppi consiliari.
Ad impugnare la forbice avevano già cominciato il presidente Clodovaldo Ruffato ed i suoi vice e segretari, durante la scorsa legislatura. Ma una cesoia non è una bacchetta magica, sicché la crisi non è stata cancellata e l’austerità continua ad imporsi, tanto più perché a partire da questo mandato i consiglieri sono scesi a 51 e i limiti di spesa vanno dunque ricalcolati. Come? Con il provvedimento con cui i nuovi vertici di Ferro Fini, guidati da Roberto Ciambetti, illustrano ai gruppi «un’opzione alternativa di approvvigionamento» rispetto alle forniture assunte direttamente attraverso il contributo assegnato loro.
Secondo queste nuove disposizioni, le spese per notebook e telefonini e per il relativo traffico dati sono sostenute direttamente dall’amministrazione del Consiglio solo per quanto riguarda i responsabili dei gruppi, mentre questi ultimi devono pensare alle dotazioni per i loro collaboratori. Sempre il Palazzo si accolla i costi della telefonia fissa e dei cellulari in uso ai dirigenti, ma limitatamente alle comunicazioni istituzionali, visto che l’obbligo di sottoscrivere contratti «dual billing» è finalizzato ad addebitare agli assegnatari i costi delle telefonate e degli sms personali. Ogni responsabile di gruppo ha diritto ad un notebook dotato di schedina per la navigazione con spesa massima di 9 euro mensili, mentre ciascun consigliere (eccetto quelli che sono anche assessori e che dunque hanno già i benefit del Balbi) riceve sia il computer portatile che il tablet. Nel loro caso la scheda per il traffico dati arriva a 18 euro al mese, ma è «abilitata in ambito internazionale» solo per i componenti dell’ufficio di presidenza (oltre a Ciambetti, i vice Massimo Giorgetti e Bruno Pigozzo e i segretari Antonio Guadagnini e Maurizio Conte), che possono spendere fino a 36 euro ogni trenta giorni. Se i politici sforano il tetto indicato, gli importi eccedenti vengono addebitati una volta l’anno sul cedolino degli emolumenti pagati dal Consiglio.
Per quanto riguarda spedizione, cancelleria e stampe, l’esborso complessivo sarà sostenuto in proporzione al numero dei consiglieri che compongono ciascun gruppo, sulla base di una quota fissa e una variabile. Per esempio i 68.000 euro annui disponibili per i servizi postali verranno ripartiti in maniera decrescente fra i 13.933,34 di Lega Nord e Zaia Presidente e i 2.200 di Fratelli d’Italia, Indipendenza Noi Veneto, Veneto Civico, Il Veneto del Fare e Area Popolare Veneto, passando per i 10.733,34 del Partito Democratico, i 6.466,67 del Movimento 5 Stelle, i 4.333,33 di Forza Italia e Lista Tosi, i 3.266,66 di Alessandra Moretti Presidente.
Lo stesso schema verrà seguito pure per la spartizione degli 85.000 euro stanziati a favore della fornitura di cancelleria, fra un minimo di 2.750 e un massimo di 17.416,66 euro. Per ciò che attiene a stampanti e fotocopiatrici, invece, la divisione non avverrà per limiti di spesa bensì di copie, «in quanto il Centro stampa è dotato di attrezzature digitali acquisite con contratti di locazione che prevedono canoni forfettari con un numero prefissato di copie incluse». In tutto nel corso dell’anno potranno infatti essere consumati inchiostro e corrente per 3,4 milioni di fogli in bianco e nero e 85.000 pagine a colori, sempre suddivisi in base alla consistenza dei gruppi: rispettivamente 696.666 e 17.416 per il Carroccio, piuttosto che 536.666 e 13.416 per il Pd o 323.333 e 8.083 per il M5S. «Ma siccome abbiamo strappato ottime condizioni di prezzo con i gestori telefonici – fanno sapere da Palazzo – cercheremo per quanto è possibile di privilegiare l’invio elettronico dei documenti, piuttosto che la stampa su carta».
Corriere del Veneto – 30 agosto 2015