Nel carrello della spesa delle famiglie italiane sono i prodotti di largo consumo confezionato, dalla pasta ai condimenti, dal tonno in scatola agli snack e i dolci per finire con le bevande quelli che riescono a tenere meglio testa al calo dei consumi. Negli ultimi dodici mesi, nel periodo dal febbraio 2015 allo stesso mese del 2016, sono riusciti a fare segnare uno scontrino di quasi 62,7 miliardi con un incremento dell’1,7 per cento.
Continuano invece a calare (-0,8% a quasi 23,3 miliardi) gli acquisti del fresco a peso variabile mentre il no food (casalinghi, telefonia, giardinaggio, fai-da-te) perde il 4% e segna 7,1 miliardi. In questo periodo gli acquisti delle famiglie arrivano a un flebile +0,1% e valgono 99 miliardi. È quanto emerge dall’ultimo report Nielsen TradeMis che analizza le dinamiche dei consumi nella moderna distribuzione.
«I consumi continuano ad essere fermi, ma almeno rispetto al 2014 siamo sulla linea di galleggiamento, la flessione sembra essersi arrestata – segnala Nicola De Carne, Retailer client business partner di Nielsen Italia -. Manca invece un rimbalzo stabile perché nel primo bimestre si è continuato a vedere un trend analogo a quello del 2015».
C’è poi l’effetto inflazione nel carrello che a marzo, secondo i dati Istat diffusi giovedì scorso (si veda «Il Sole 24 Ore» del 1° aprile), ha fatto peggio del dato generale con un -0,3% tendenziale. In generale, l’inflazione acquisita per il 2016 è pari a -0,4% (era -0,6% a febbraio).
Questo scenario deflattivo sembra destinato a durare anche nei prossimi mesi. «Senza decisi interventi a livelli macroeconomici è difficile immaginare una ripresa delle vendite – aggiunge De Carne -. Inoltre, potendo, le famiglie vorrebbero spendere per vacanze e soggiorni brevi, nello stare fuori casa». In altre parole: una spesa più leggera al supermercato permette di concedersi un week end lungo.
La tenuta dei consumi è supportata dagli acquisti dei consumatori più maturi, i senior con una maggiore stabilità lavorativa e di reddito mentre quelli delle famiglie più giovani arrancano.
Nel paniere dei prodotti che segnano una variazione a due cifre ci sono gli affettati in vaschetta (quasi 1,4 miliardi) con un +14,6 per cento. È la lotta senza quartiere agli sprechi, con le famiglie che al prodotto preparato al banco del fresco preferiscono sempre più spesso la vaschetta puntando a una migliore conservazione del prodotto per un tempo maggiore. Crescono gli acquisti di frutta e verdura fresca: per questi alimenti alla base della dieta mediterranea sono stati spesi 8,6 miliardi con un aumento vicino al 7%. La pasta, l’altro pilastro, segna un +1% mentre la pasta fresca va al +1,4 per cento.
L’olio extravergine d’oliva è stato invece il protagonista di una serie di rincari dovuti anche al crollo della produzione nel 2014. Il valore delle vendite è così cresciuto del 20% (812 milioni) mentre i volumi sono arretrati di un decimo di punto.
I consumi delle bevande, spinti dall’estate del 2015, e vedono un +3,4% con le vendite a 9,1 miliardi. Più acquisti di acqua (1,7 miliardi con un +10%) e di birra (1,3 miliardi +6,7) mentre il vino resta stabile a 1,6 miliardi. Si stappano però bottiglie di maggior pregio visto l’aumento del 2,5% dei vini doc e docg a cui segue il calo degli igp (-0,9%) e dei comuni (-3,2%).
Nel carrello della famiglia entra meno carne (-4,1% a valore) e prodotti per la prima colazione come i biscotti (-2,9%), le merendine (-1,9%) privilegiando però la qualità. Tra i prodotti di nicchia sono in deciso aumento gli acquisti di mozzarella di bufala (+13%) e le capsule per il caffè (+20%).
In terreno positivo (+1,4%) anche i prodotti per gli animali domestici. Quelli per la cura della persona sfiorano i 7 miliardi (+1,1%) mentre quelli per la cura della casa avanzano di mezzo punto.
In questo scenario brilla la nicchia dei prodotti salutistici, paniere che vale circa 1,2 miliardi, che anno dopo anno riesce a crescere con tassi a due cifre. Gli acquisti dei piatti pronti vegetali (vegan) sono aumentati di un terzo, quelli senza glutine del 29% mentre i sostituti del latte vaccino come quello di soia, riso e mandorle crescono di quasi un quarto. Trend analogo per la pasta integrale, di farro, kamut e senza glutine.
Il complesso dei prodotti integrali vede un aumento delle vendite del 15% mentre i prodotti senza lattosio e il latte ad alta digeribilità sfiorano l’11 per cento. È un carrello pesante quello di chi punta al benessere.
Per quanto riguarda il no food i casalinghi rappresentano la voce più importante e sfiorano il miliardo (-2,5% rispetto al febbraio 2015). Flessione a due cifre per tv, telefonini e smartphone mentre i prodotti per il fai-da-te perdono il 3 per cento. Piccoli aumenti per giochi e prodotti per il tempo libero, per gli articoli per il giardinaggio e per quelli sportivi. Altri modi per prendersi cura di se negli anni della lunga crisi.
Enrico Netti – Il Sole 24 Ore – 4 aprile 2016