“Lasciamo la scelta alla maggioranza, ma per definire il numero delle Ulss occorre seguire un criterio di scelta omogeneo”. Questo il rinnovato invito dei gruppi di opposizione (Partito Democratico, Lista Moretti, Veneto Civico, Il Veneto del Fare, Lista Tosi, Area Popolare Veneto e Movimento Cinque Stelle) sugli ambiti territoriali delle Ulss previsti nel Pdl 23, dopo la riunione di ieri mattina.
“Il metodo deve essere chiaro e con una logica, senza essere influenzato da pressioni politiche o di altro tipo. Abbiamo chiesto alla maggioranza di decidere o sulla base del criterio amministrativo, con sette Ulss, una per provincia, o seguendo lo studio di Ca’ Foscari sul numero di abitanti con bacini da 400-500mila utenti e le Ulss diventerebbero 12 o, infine, con il criterio tematico delle Ulss turistiche, ovvero lago, mare e pedemontana. L’importante è che si opti per un criterio che sia valido per tutti, una scelta che spetta alla maggioranza. Ma è sbagliato avere modelli variabili perché si danno risposte diverse ai singoli territori, con il rischio che qualche territorio di risposte non ne abbia proprio”.
Continua la maratona sulla sanità. Riduzione delle Ulss Finco: «Bassano resta o mi dimetto»
Dal Giornale di Vicenza. «L’Ulss di Bassano? Una promessa che verrà mantenuta. Altrimenti mi dimetto da capogruppo». Nicola Finco, bassanese e speaker della Lega in Consiglio non ci ha più visto quando le opposizioni (Pd, M5s, Ap, tosiani) hanno presentato le loro proposte sulla seconda parte della riforma sanitaria che verte, appunto, sulla riduzione delle Ulss. Il progetto di legge ne prevede 9 : una per provincia più quelle di Bassano e del Veneto orientale. Per Jacopo Berti (M5s) non vanno. «Manca un criterio : la parità di trattamento senza favoritismi. Il mercato delle vacche sulla sanità è svilente». Per i tosiani serve aggiungerne una, quella del Garda, per lo stesso criterio per cui è stata pensata quella veneziana: i flussi turistici. Il Pd ha presentato tre scenari: «Si scelga un criterio – spiega il dem Stefano Fracasso – 12 Ulss, come da piano socio sanitario e studio di Ca’ Foscari; 10 se teniamo conto dei flussi turistici. O una per provincia: in tutto sette. Nove non ha senso: è un chiaro favore. Poi chiediamo riduzioni delle rette Ipab, cure odontoiatriche e stop al ticket regionale».
Finco ha ricordato che da gennaio sono già al lavoro 9 dg nelle Ulss. «Meno di 9 non è possibile. E Bassano non si tocca: i Comuni delle 2 Ulss che si uniranno hanno accolto bene la proposta, partita da loro. Quella Gardesana? Non mi risulta un solo sindaco che l’abbia chiesta. L’opposizione si prenda la responsabilità di voler aumentare il numero delle Ulss e quindi i costi».
Sul taglio delle Ulss non c’è accordo. Oggi vertice con Zaia
Dal Mattino di Padova. Vertice di maggioranza oggi in Regione per riannodare i fili dell’aggrovigliata riforma sanitaria che rischia un nuovo stop sul versante dell’accorpamento delle Ulss. A convocare i rappresentanti di Lega e centrodestra, il governatore Luca Zaia, per nulla soddisfatto dell’andamento – meglio, della paralisi della discussione in aula. Nel suo programma elettorale, lo stesso Zaia aveva previsto una drastica riduzione a 7 (una per provincia) delle attuali 21 unità sanitarie. Poi però, ragioni elettorali – le «esigenze del territorio», già – hanno spinto i leghisti a chiedere, con successo, due deroghe: una in favore della Pedemontana bassanese, l’altra per il litorale del Veneto Orientale. Così il 7 diventa 9 ma non finisce qui. Perché i tosiani hanno chiesto analogo trattamento per la fascia gardesana di Verona – «II turismo c’è anche intorno al lago non solo sulle spiagge veneziane» – incassando però il veto dell’assessore (veronese) alla sanità Luca Coletto. «Chiediamo un criterio oggettivo, un parametro fondato sui flussi, sui bacini, sulla rete ospedaliera, sui servizi ai pazienti», fa sapere il Pd, che sotto elezioni di Uiss ne aveva prospettate 8. C’è chi è favorevole ad un ritorno alle 7 originali (è il caso del presidente di commissione Fabrizio Boron) ma il capogruppo leghista, Nicola Boron, ha minacciato le dimissioni dalla carica se sarà revocata l’opzione bassanese. Un gioco dei bussolotti, già.
1 settembre 2016