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Contratti Pa. Renzi: «Sbloccare l’adeguamento è una misura di equità. Ma aumento sia legato anche a incentivi di merito»

renzi7settL’intervento sulle pensioni minime, lo sblocco dei contratti e l’adeguamento degli stipendi per i dipendenti pubblici. La conferma per il bonus da 500 euro che gli insegnanti possono spendere in formazione, «perché se fai il professore è giusto che lo Stato riconosca la tua funzione», e un alleggerimento dei contributi per i lavoratori autonomi. Intervistato nel salotto di Porta a Porta , il presidente del Consiglio Matteo Renzi fa una lunga lista degli interventi possibili che dovrebbero entrare nel disegno di legge di Bilancio, la vecchia Finanziaria che il governo dovrà presentare in Parlamento entro la metà di ottobre.Sui dipendenti pubblici, il presidente del Consiglio ricorda che «il loro contratto è bloccato da sette anni» e promette di «lavorare perché sia sbloccato l’adeguamento salariale». Niente aumenti uguali per tutti, però, niente premi a pioggia come già annunciato. Ma «incentivi di merito, come per i dirigenti». In passato sono state fatte «regole cattive per i disonesti. Ora dobbiamo lavorare per sbloccare i contratti dei dipendenti pubblici».

“Dobbiamo cambiare la Pubblica amministrazione, lavorare per sbloccare l’adeguamento salariale e i contratti del pubblico impiego è un’altra misura di equità”. l premier ha poi sottolineato come “da sette anni i dipendenti pubblici hanno il contratto bloccato”. L’aumento salariale, ha precisato ancora, “bisogna legarlo anche a incentivi di merito, come per i dirigenti. Questo richiede un cambio di mentalità molto complicato, ma ci stiamo arrivando”.

Sulle pensioni Renzi conferma la novità di un «aiuto per le pensioni minime», quelle da 500 euro al mese, sotto forma di una «sorta di quattordicesima». È lo stesso presidente del Consiglio a indicare in circa 50 euro mensili il possibile importo della misura che potrebbe essere pagato in un’unica soluzione, cioè non spalmato mese per mese ma con un unico assegno aggiuntivo. Nel pacchetto previdenza, conferma Renzi, ci sarà anche l’Ape, la possibilità di lasciare il lavoro con tre anni di anticipo accettando un assegno più basso. Quanto più basso? La questione è ancora oggetto di approfondimento da parte del governo ma Renzi minimizza e dice che si dovrà «rinunciare a pochino», che «costerà un’inezia». In ogni caso rischia di rimanere fuori la ricongiunzione gratuita, cioè la possibilità di sommare contributi versati a enti diversi senza dover pagare cifre spesso insostenibili.

Nello studio di Bruno Vespa, Renzi promette anche uno sconto sui contributi versati dagli autonomi non iscritti agli ordini professionali, una platea «di 500 mila persone». Per questi lavoratori, iscritti alla gestione separata Inps, secondo i calcoli del premier arriverà un risparmio di «circa mille euro l’anno», più o meno gli 80 euro che percepiscono, sotto altra forma, i lavoratori dipendenti. L’intervento dovrebbe tradursi in una riduzione dell’aliquota contributiva da circa il 27% al 25%. Proprio sugli 80 euro, tornando sulle polemiche dei mesi scorsi, il presidente del Consiglio assicura che «non c’è da restituire gli 80 euro». E spiega: «Quelli che non hanno titolo di stare nelle fasce li devono restituire se li hanno chiesti» ma «per gli 80 mila che li hanno dovuti restituire ce ne sono 160 mila in più che li hanno presi».

Il problema, come al solito, è dove prendere i soldi per tutte queste misure, tanto con più con l’economia in rallentamento da qui alla fine dell’anno. «Non sforeremo il 3%», il limite europeo al rapporto fra deficit e Pil, il Prodotto interno lordo, garantisce il presidente del Consiglio. «Resteremo sul 2,3%-2,4%. È un fatto di credibilità e reputazione. Bisogna cambiare le politiche economiche e lo stiamo facendo. Ma anche dire che non ci si può più indebitare, non dobbiamo spendere i soldi dei nostri figli e nipoti perché non sarebbe serio». Da qui una frecciata alla Spagna dove, senza governo, l’economia tira molto più che da noi: «Cresce del 3% ma ha un deficit del 5%» che vale «50 miliardi di euro». «Li dessero a me 50 miliardi da dare ai cittadini o per ridurre le tasse. Anche io avrei una crescita del 3%».

Tratto da Corriere della Sera e Quotidiano sanità – 7 settembre 2016 

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