Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha sanzionato la illegittimità del blocco dei contratti della PA anche per la parte economica, i sindacati stanno affilando le armi per un negoziato che si profila tutt’altro che facile. Ecco cosa hanno in mente.
Con la sentenza della Corte Costituzionale che ha sanzionato l’illegittimità del blocco della contrattazione per il pubblico impiego anche per la parte economica cade l’ostacolo normativo alla riapertura delle trattative a 360° gradi con i sindacati. Abbiamo chiesto ai rappresentanti dei sindacati quali sono le iniziative che intendono intraprendere per riaprire subito le trattative. Ed anche quali potrebbero essere le richieste economiche dopo anni di blocco delle retribuzioni e quali invece, i nodi normativi da sciogliere nelle proprie aree di pertinenza.
Costantino Troise, segretario nazionale Anaao Assomed: “Pronti alla mobilitazione per sostenere il Ssn e il lavoro dei professionisti”
“Un passo essenziale sarà quello di raccogliere, il momento in cui si andrà a discutere la legge di Stabilità, un impegno normativo ed economico in favore della contrattazione del pubblico impiego e quindi della sanità”. Questo il punto di partenza per l’avvio delle trattative secondo il segretario nazionale dell’Anaao Assomed Costantino Troise, che ha anche ribadito la ferma intenzione del sindacato di mettere in campo una mobilitazione per tutte le questioni che riguardano le sorti della Ssn e dei professionisti che lavorano al suo interno. “La ripresa del contratto e quindi l’ottemperare a un obbligo della Corte Costituzionale diventano uno degli elementi di rivendicazione da tenere in pista. Credo che alla fine su questo punto il Governo – ha aggiunto – non vorrà esporsi a un’accusa di comportamento anticostituzionale, per cui si creeranno le premesse per aprire le trattative. In ogni modo è ragionevole pensare che prima del 2016 non partiremo. Tra l’altro bisognerà anche capire quale sarà il modello contrattuale che verrà applicato, se triennale o quadriennale”.
Per quanto riguarda le richieste sulla parte economica,Troise ritiene sia prematuro ragionare oggi su questo punto. “Bisogna tenere conto di molti fattori – ha detto – ossia della perdita del potere di acquisto e le condizioni reali delle retribuzioni delle dirigenza medica e sanitaria da una parte e le condizioni economiche del Paese dall’altra. Di certo è che vogliamo tornare a chiedere in sede nazionale o decentrata aziendale che ci sia la giusta valorizzazione del lavoro che viene messo in campo a garanzia della tenuta del sistema”.
Sulla questione normativa, per il segretario dell’Anaao il primo nodo da sciogliere è quello relativo alla questione dell’area contrattuale. “Il Governo continua ad eluderla bocciando senza motivazioni tutti gli emendamenti che il Parlamento tenta di introdurre – ha spiegato – ad oggi, l’area contrattuale delle dirigenza medica e sanitaria è mescolata in maniera inappropriata a quella della dirigenza regionale. Area che tra l’altro non ha una sua rappresentatività, per cui avremo il paradosso che saranno i dirigenti medici ad assicurare i contratti della dirigenza amministrativa del Ssn. Il grande nodo è comunque quello dell’orario di lavoro. Già nel prossimo mese di novembre verrà a galla come conciliare l’obbligo di rispettare la direttiva su riposi e pause di lavoro con le dotazioni organiche. Poi c’è il problema dei contratti atipici e quindi la stabilizzazione dei precari con la fine dell’abuso di una contrattazione impropria che viene assunta a surrogato di quella che è la linea maestra della contrattazione di assunzione per concorso. Infine – ha aggiunto – c’è anche il nodo degli standard e delle progressioni di carriera che devono essere assicurati con fondi certi e disponibili quali quelli che scaturiranno dalla ripartenza dei fondi contrattuali”.
Riccardo Cassi, presidente nazionale Cimo: “La questione del lavoro dei medici deve essere affrontata, se così non fosse potremmo anche arrivare allo sciopero”
“La sentenza della Corte Costituzionale è molto importante, ma vogliamo aspettare di conoscere il testo definitivo per capire esattamente quali sono i termini della questione e subito dopo poter chiedere al Governo di predisporre un provvedimento ad hoc, ormai divenuto indispensabile”. Parte da qui Riccardo Cassi, presidente della Cimo, per capire come fronteggiare la questione sull’apertura delle trattative contrattuali. Una questione legata anche al fatto che per il 2015 la legge di stabilità non prevede il finanziamento del contratto e quindi un punto sul quale bisognerà intervenire.
“C’è il problema dell’aerea contrattuale – ha poi aggiunto – siamo ancora fermi alla Brunetta e alla perdita di un’area autonoma. Soprattutto troviamo assurdo che il ministro Madia, trattando dei medici veterinari e sanitari del Ssn, riconosca che i dirigenti sono fuori dal ruolo unico della dirigenza regionale e hanno perciò regole diverse su come si configura il trattamento economico, ma poi poi non intervenga a restituire anche alla dirigenza medica un’area contrattuale autonoma riconoscendo quindi la specificità del nostro lavoro che ha caratteristiche diverse dalla dirigenza del Pubblico impiego. Per questo – ha aggiunto – alla luce di tutte queste questioni ancora irrisolte, insieme agli altri sindacati, assumeremo tutte le iniziative opportune. Se ci saranno risposte soddisfacenti da subito, bene. In caso contrario, intraprenderemo le iniziative sindacali di protesta più opportune fino anche, come estrema ratio, allo sciopero”.
Cassi esprime poi la sua cautela sulla questione relativa alla parte economica: “È sicuramente un questione molto delicata da affrontare in quanto il Paese non è uscito ancora dalla crisi e come parte responsabile del Paese non possiamo non tenerne conto. Tuttavia questo non vuol dire che chi effettua un lavoro come il nostro che è sottoposto a stress e a rischi di ogni genere compresi quelli legati alla colpa professionale che non si sono ancora voluti risolvere, non debba anche avere una corrispondente gratificazione economica. Quindi cercheremo di controbilanciare le due cose.”
Per quanto riguarda invece la parte normativa, per il presidente della Cimo il primo nodo da sciogliere è quello relativo ai riposi e all’orario di lavoro, anche perché, ha ricordato la proroga che il Governo si era dato scade tra pochi mesi. “Dobbiamo capire come organizzare il lavoro negli ospedali e nelle strutture sanitarie recuperando anche un ruolo dei sindacati che Brunetta ci aveva tolto. Non dimentichiamo – ha spiegato – che riposi e turni che si riflettono non solo sulla salute degli operatori ma hanno ricadute importanti su chi è sottoposto alle cure da un medico stressato da turni di lavoro inaccettabili. Questo è un problema che va affrontato una volta per tutte e risolto”. Altra questione è quella della carriera professionale, un cavallo da battaglia della Cimo. “Il sistema degli incarichi dirigenziali così come delineato dalla 229 è fallito – ha detto – inoltre la riduzione di strutture semplici e complesse toglie ogni possibilità di sviluppo di carriera apicale. La questione è quindi cercare di premiare i più meritevoli in assenza di un incarico prevalentemente gestionale. Noi avevamo proposto già un anno fa un meccanismo che consentisse di valutare le competenze individuali del medico le sue capacità e farlo così progredire progressivamente anche da punto di vista economico. Non bisogna diventare “primario” per vedersi riconosciute anche economicamente le proprie competenze – ha aggiunto – non sempre il miglior clinico è dotato anche di competenze gestionali che sono richieste per gestire una struttura, e per questo vedersi penalizzato. Meglio andare a individuare e premiare i meriti di ognuno. Il Governo ha parlato tanto di buona scuola e di premiare i più meritevoli. Noi chiediamo che venga applicato anche alla sanità”.
Massimo Cozza (Cgil Medici): “Ridefinire le aree contrattuali riconoscendo la specificità dei dirigenti che lavorano nel Ssn”
“E’ da diversi anni – ricorda il segretario nazionale Fp Cgil Medici – che rivendichiamo il rinnovo del contratto nazionale sia per la parte normativa sia per la parte economica. Sono infatti oltre 5 anni che tutto è stato congelato dai diversi Governi che si sono succeduti da Berlusconi a Renzi, passando per Monti e Letta. E non si tratta solo di ottenere il recupero del potere di acquisto delle retribuzioni ma anche di poter innovare e migliorare il sistema. Basti pensare alla necessità di rivedere le norme sugli orari in chiave europea”. Per queste ragioni, osserva, “si sono già svolte tre grandi assemblee delle categorie del pubblico impiego Cgil-Cisl-Uil con lo slogan “Contratto subito”. Unitariamente alle altre organizzazioni della dirigenza del Ssn abbiamo già scritto a Governo e Regioni, ed abbiamo in cantiere una grande stagione di mobilitazione subito dopo l’estate. Se il Governo Renzi continuerà a tacere, nonostante l’inequivocabile e chiara sentenza della Corte Costituzione che ha giudicato illegittimo il blocco della contrattazione nel pubblico impiego, sarà un autunno caldo”.
Nel complesso per Cozza è però “ancora prematuro parlare di una quantificazione delle risorse necessarie per il rinnovo del contratto dopo il congelamento retributivo scattato dal 1 gennaio 2010. Comunque servirà un recupero ed un incremento delle risorse economiche con cui riconoscere un percorso di crescente valorizzazione della professionalità, con criteri ben definiti, trasparenti e condivisi, senza arbitraria discrezionalità aziendale, e un finanziamento di programmi di produttività per migliorare la qualità dei servizi. Andrà rafforzata – riflette – la contrattazione aziendale con un sistema di relazioni sindacali con maggiori spazi di confronto, con un ruolo chiave per il governo dell’organizzazione del lavoro e la funzionalità dei servizi, a partire dal fabbisogno del personale, dalla mobilità e dalle politiche occupazionali. Dobbiamo infine – auspica – mettere la parole fine ai tagli ed al drammatico peggioramento delle condizioni di lavoro negli ospedali così come nei presidi sanitari territoriali”.
Per quanto riguarda le principali questioni normative in campo, “In primo luogo vanno ridefinite le aree contrattuali riconoscendo la specificità dei dirigenti che lavorano nel Ssn. Dobbiamo mettere la parola fine ad una automatica (e dannosa) equiparazione agli altri dirigenti del pubblico impiego. Basti pensare alle normative sull’orario di lavoro: una cosa è un dirigente di Palazzo Chigi o di un Comune, una cosa è il medico che lavora nel pronto soccorso”.
Cozza ritiene inoltre che sia giunto il momento di “cambiare anche le confusive denominazioni riconoscendo che non tutti i medici dipendenti del Ssn sono dirigenti ma lo sono coloro che hanno una vera responsabilità di risorse umane, tecnologiche e finanziarie. Per gli altri si potranno così investire le risorse necessarie per valorizzare adeguatamente i loro percorsi professionali, riconoscendo i loro diritti contrattuali, a partire dallo stesso orario di lavoro. Va poi affrontato il tema della responsabilità professionale sanitaria. In primo luogo con la rapida approvazione di una nuova legge da troppo tempo impantanata in Parlamento in assenza di una forte impegno del Ministro Lorenzin. In secondo luogo – conclude – con una assunzione diretta di responsabilità da parte dell’azienda con il coinvolgimento obbligatorio dei medici interessati nelle denunce”.
Torluccio e Bonfili (Uil Fpl Medici): “L’implementazione delle competenze delle professioni sanitarie deve passare alla fase attuativa”
“La sentenza della Corte Costituzionale è una sentenza politica – hanno affermato Giovanni Torluccio, segretario generale Uil Fpl e Roberto Bonfili, coordinatore nazionale Uil Fpl Medici – dichiarando che il blocco è illegittimo, ma non per il passato, dimostra come la Consulta abbia preso questa decisione valutando soprattutto l’impatto economico che ne sarebbe scaturito, salvando il Governo Renzi dall’ennesima batosta dopo quella delle pensioni. Decisione per noi gravissima; questa operazione ha prodotto risparmi per 35 mld di euro per quanto riguarda il blocco dei contratti, e al tempo stesso la Corte dei Conti ha detto che, visto la loro ‘bravura’ , hanno risparmiato ulteriori 8mld 500 mln di euro sugli stipendi dei dipendenti pubblici. Parliamo in totale di 43mld 500 mln di euro, l’equivalente di due finanziarie. Chiederemo di veder riconosciuto ai dipendenti il loro giusto compenso”.
Se da una parte si è cercato di salvare i conti pubblici, hanno aggiunto Torluccio e Bonfili, questa sentenza dall’altra “rende obbligatorio per il Governo riaprire la partita dei contratti. Per questo il Governo e l’Aran devono convocare immediatamente le parti sociali riaprendo le trattative sul rinnovo dei contratti che ricordiamo coinvolge oltre 3 milioni di dipendenti pubblici. In caso contrario continueremo con la mobilitazione nazionale”.
Per quello che riguarda la parte normativa, dopo anni di intenso confronto con Governo e Regioni, con la sua consacrazione a rango normativo ritenuta necessaria proprio dall’esecutivo e sancita dal comma n. 566 dell’art. 1 della legge di stabilità “l’implementazione delle competenze delle professioni sanitarie deve passare alla sua fase attuativa”.
“Parliamo infine di un altro aspetto che riguarda la dirigenza medica, la responsabilità professionale – hanno sottolineato – la medicina difensiva è la prima reazione del medico al rischio di contenzioso sanitario e determina l’aumento dei costi del Servizio sanitario nazionale con un danno enorme che attualmente si ritiene arrivi a pesare sui contribuenti per 10-13 miliardi di euro ogni anno. Per quanto riguarda i medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale, lo Stato dovrebbe farsi carico degli errori che si verificano nelle Aziende sanitarie, eventualmente rivalendosi in via amministrativa su chi ha commesso l’errore, in caso di provata inosservanza delle norme”.
Alessandro Vergallo, presidente nazionale Aaroi-Emac: “No a deroghe sui diritti dei lavoratori e dell’utenza. Contratto nazionale sia valorizzato”.
“Negli ultimi anni, anche con la progressiva demolizione delle trattative sindacali, l’assetto contrattuale dei medici pubblici dipendenti, in particolar modo quello degli ospedalieri, è stato sensibilmente svuotato di valore e reso aleatorio nell’applicazione dei suoi contenuti”. È quanto sostiene il presidente degli anestesisti-rianimatori dell’Aaroi-Emac Alessandro Vergallo che segnala come “c’è voluta una sentenza della Corte Costituzionale affinché (sembrerebbe lecito sperare) il Governo debba decidersi a graziare le Organizzazioni Sindacali di una convocazione a trattativa”. In ogni caso la rotta è quella di una valorizzazione della professione nel contratto. “Non demorderemo affinché sia in qualche modo riconosciuta la specificità della professione medica, dopo che, pochi giorni or sono, la Commissione Affari Costituzionali della Camera ha persino bocciato un’area comune autonoma alla dirigenza medica e a quella sanitaria. Contestualmente, occorrerà puntare al ripristino della valenza nazionale del CCNL, senza deroghe, tenendo conto anche delle necessità dell’utenza in merito alla qualità e alla sicurezza delle cure”.
Ma il presidente Aaroi detta anche i punti cardine su cui incentrare la trattativa. “Sedi di lavoro stabili e non erranti tra ospedali ‘multipresidio’ e ‘di aree vaste’, servizi d’urgenza basati sulle guardie, e non più su anacronistiche e pericolose ‘pronte disponibilità’, frenare la decimazione dei primariati ospedalieri, impedire un’inaccettabile e pericolosa dicotomia tra incarichi di direzione gestionale e professionale, riorganizzare un sistema trasparente e meritocratico di incarichi professionali, ridisciplinare lo smaltimento delle ferie arretrate e delle ore lavorate in esubero, la programmazione dei turni di lavoro, dell’aggiornamento professionale, e della libera professione. Sarà indispensabile prevedere corrette modalità di sviluppo dei sistemi di “risk management” e di tutela assicurativa”.
Ma non solo, per Vergallo il sindacato s’impegnerà “per l’individuazione di criteri accettabili per la distribuzione di particolari turni di lavoro (p. es. guardie e pronte disponibilità notturne) in modo più equo per fasce di età anagrafica. E anche per una ridefinizione dei rapporti tra medici ospedalieri e medici universitari, oggi nettamente sbilanciati a favore di questi ultimi. A latere, continueremo a richiedere con forza che siano istituiti controlli nazionali e regionali sulla corretta applicazione decentrata del Ccnl, con sanzioni a carico degli Amministratori inadempienti”. Dal punto di vista economico l’Aaroi dice “no ad un rinnovo isorisorse”. “Dovranno essere ridiscusse e riportate ad una dignità professionale tutte le voci stipendiali – afferma Vergallo – , ma concentreremo i nostri sforzi su tre componenti economiche: l’indennità di esclusività, nell’ottica più ampia di un riconoscimento di valore a tale condizione; la retribuzione di posizione, per riequilibrare i diversi incarichi dirigenziali previa una loro miglior declinazione normativa; il trattamento accessorio legato al servizio notturno e festivo, ordinario e straordinario, prestato nei turni di guardia e di pronta disponibilità”.E in questo senso il presidente Aaroi evidenzia anche le iniziative possibili per riaprire le trattative.
“Una mobilitazione generale compatta di categoria sarebbe uno strumento potente; siamo però consapevoli sia del disagio che gli Anestesisti Rianimatori causerebbero all’utenza bloccando anche solo con un giorno di sciopero tutte le sale operatorie programmate in elezione, sia della difficoltà di una partecipazione massiccia. Se sceglieremo questa strada, eserciteremo ospedale per ospedale ogni iniziativa per tutelare il diritto effettivo allo sciopero, finora ampiamente violato, per esempio attraverso cooptazioni in servizio non conformi alla normativa vigente, o tramite moltiplicazioni del numero di medici necessario alla copertura dei servizi minimi ed essenziali, o con ‘recuperi’ dell’attività operatoria non svolta, o con normali liste operatorie confezionate sotto le mentite spoglie di interventi operatori “d’urgenza”: amministratori e direttori vari sono avvisati fin d’ora”.
Carmine Gigli (Fesmed): “Stanziamenti per contratti adeguati a compensare la perdita del potere di acquisto subita dai medici in questo periodo”
Gigli in primis ricorda che la Fesmed, insieme alle altre organizzazioni sindacali, “ha già chiesto l’immediata riapertura della contrattazione nazionale e, in via preliminare, che i Ministri competenti riconoscano una specifica area di contrattazione per la dirigenza medica. Iniziative di protesta sono in cantiere per l’autunno, anche se auspichiamo che il Governo decida di prendere autonomamente le decisioni necessarie a ottemperare quanto stabilisce la sentenza della Corte Costituzionale, a cominciare dallo stanziamento dei fondi dedicati al rinnovo dei contratti”.
Il problema strutturale risiede nei contratti che “sono fermi dal 2009 e le retribuzioni bloccate al 2010, di conseguenza – sottolinea – è necessario che cessi innanzitutto il blocco degli stipendi e, nello stesso tempo, che vengano destinati dei fondi per i contratti. Chiediamo che gli stanziamenti siano in misura adeguata a compensare la perdita del potere di acquisto subita dai medici in questo periodo, in termini di inflazione previsionale o di inflazione programmata”.
Nel complesso i problemi “si sono andati accumulando e l’elenco è diventato lungo, a cominciare dall’orario di lavoro, per passare al turn over del personale con l’annessa questione dell’accesso all’impiego e del blocco del precariato, senza dimenticare l’irrisolto problema della copertura assicurativa della responsabilità civile da parte delle Aziende. Inoltre, è necessario rimettere mano al conferimento degli incarichi dirigenziali, che attualmente mortificano il medico e che richiedono una nuova visione per gli sviluppi della carriera professionale e gestionale. Su questo punto – chiede fermamente – si impone una vera riforma con un finanziamento adeguato”.
Quotidiano sanità – 17 luglio 2015