Diritto all’assistenza sanitaria per conviventi omosessuali di deputati o senatori
L’Ufficio di presidenza della Camera ha decretato, per la prima volta, un riconoscimento delle coppie omosessuali. Tramite la concessione dell’assistenza sanitaria a conviventi dello stesso sesso, infatti, è passato a maggioranza un provvedimento a suo modo storico, che riconosce le coppie di fatto anche se gay.
La proposta è stata consegnata all’ufficio da parte di Ivan Scalfarotto, già vicepresidente Pd e punto di riferimento per i diritti delle coppie omosessuali. Così, l’organo che vede la presidenza diretta della terza carica dello Stato Laura Boldrini ha stabilito come, previo versamento di una somma pattuita, l’assistenza sanitaria integrativa dovrà essere riconosciuta anche a parlamentari conviventi con persone del medesimo genere. Disposizione che, è bene ricordarlo, è già vigente per deputati e senatori eterosessuali, sia sposati che conviventi.
Naturalmente, una decisione di questo tipo non ha riscosso il placet unanime delle forze politiche rappresentate nell’assemblea che ha esaminato il testo. A esprimersi a favore dell’assistenza sanitaria integrativa per i parlamentari omosessuali sono stati i rappresentanti di Partito democratico, Sinistra, Ecologia e Libertà e, a sorpresa, del Popolo della Libertà. Gli altri partiti hanno preferito scegliere la via dell’astensione – Scelta civica e Fratelli d’Italia – quando non della Lega nord. Il MoVimento 5 Stelle ha preferito aderire ai partiti astenuti per avere più tempo per discutere la proposta.
Quella che, indubbiamente, è una conquista per il parlamento italiano, rappresenta, però, un ulteriore gradino di distacco dalle tutele che si ricevono quando si ricoprono incarichi pubblici e quelle invece che vengono destinate ai singoli cittadini. A questo proposito, lo stesso Scalfarotto ha sottolineato “”Può sembrare un semplice atto amministrativo e invece ha una valenza universale, ora è giusto riconoscere gli stessi diritti a tutti i cittadini, che non vanno riconosciuti solo ai parlamentari, ma a tutti gli italiani. Se si riconosce una famiglia more uxorio – ha proseguito l’esponente Pd – questa deve essere sia omosessuale che eterosessuale, come riconosciuto anche da sentenza della Corte di Cassazione e della Corte costituzionale”.
LeggiOggi – 15 maggio 2013