Il muro dei cinquemila è psicologico, ma è stato abbattuto ed equivale alla sensazione di essere tornati in fase critica: in provincia di Treviso, da inizio pandemia, sono 5.001 i casi di Covid registrati. Il 26 agosto erano 3.794 quindi in un mese la Marca ha contato 1.207 persone positive in più. Sono numeri che fanno riflettere perché sebbene la stragrande maggioranza dei pazienti sia asintomatica, quindi trevigiani che non soffrono per l’infezione e le sue conseguenze, sono quasi 40 casi in più al giorno.
Su 858 soggetti attualmente positivi, gli isolamenti domiciliari sono 1.967 (e solo 17 hanno sintomi compatibili con l’infezione): quasi duemila persone quindi sono ancora confinate in casa perché contagiate dal Covid o contatti di positivi e devono aspettare le due settimane di quarantena o la negativizzazione che restituisce la libertà. Molti sono studenti: finché la Regione non approverà il protocollo per i tamponi rapidi in classe, un alunno positivo costringerà alle restrizioni tutti i suoi compagni e in alcuni casi anche i docenti.La fotografia arriva al termine del settimo mese da quando è scoppiata l’epidemia, il 25 febbraio. E ieri, come quel 25 febbraio, è stato registrato anche un decesso: si tratta di un 91 enne ospite di una casa di riposo del distretto asolano in cui il virus è rientrato nelle ultime settimane (sono 77 le persone positive nelle Rsa trevigiane, fra anziani residenti e operatori).
Treviso è la terza provincia veneta per numero di contagi, dopo Verona e Padova, ma è ancora la prima per casi attualmente positivi: ne ha quasi duecento più di Verona.
I casi nuovi casi di ieri sono stati 54, dopo un venerdì a quota sessanta: si tratta di soggetti paucisintomatici, ovvero con lievi sintomi Covid che si sono presentati ai distretti per il test rapido, o contatti di persone malate che hanno voluto verificare il proprio stato di salute.
Sono nuovamente cresciuti i ricoveri all’ospedale di Treviso, che ora ha 16 pazienti in osservazione ma nessuno in terapia intensiva; altri 17 si trovano all’ospedale di comunità di Vittorio Veneto. (Il Corriere del Veneto – 27 settembre)
Intanto il microbiologo Roberto Rigoli annuncia che per i tamponi rapidi a scuola entro l’inverno occorrerà ancora qualche settimana. Lo annuncia oggi la Tribuna di Treviso sottolineando che “Rigoli non dà tempi certi, ma fissa il limite da non oltrepassare: l’arrivo dell’influenza stagionale, le cui conseguenze in abbinata con il Covid rappresentano un’enorme incognita sia dal punto di vista sanitario che dell’organizzazione dei servizi. Se chiunque avverte dei sintomi si presenterà spontaneamente per sottoporsi a tampone, il sistema potrebbe rischiare il collasso”.
Secondo il quotidiano “famiglie e presidi, provati dalle continue quarantene preventive delle classi, dai frequenti “stop and go” delle lezioni e dalle procedure per sottoporsi allo screening nei casi di positività, vedono il test rapido come la panacea di tutti i mali. E i presidi ne hanno chiesto l’applicazione il prima possibile. Ma non si partirà oggi, e nemmeno domani, perché si tratta comunque di procedure da affinare e di campagne sanitarie da organizzare. Mentre nelle aziende, per esempio, gli screening di questo tipo possono essere organizzati rapidamente, nelle classi sarà necessario avere il via libera delle famiglie. E trovare spazi adeguati in ogni istituto”.