COVID e mattatoi: un altro mattatoio tedesco ha registrato un massiccio scoppio del coronavirus, con 2/3 del suo personale (oltre 600 persone) risultato positivo.
Tutti i lavoratori e le loro famiglie (circa 7000 persone) dello stabilimento di Gütersloh, vicino Bielefeld, gestito da Tönnies, sono stati messi in quarantena. Questo impianto è uno dei grandi macelli in Germania, con l’amministrazione regionale che afferma che un quinto dei prodotti a base di carne tedeschi potrebbe non essere disponibile mentre l’impianto è chiuso. L’impianto è stato chiuso, tutte le scuole e gli asili nido sono stati sospesi nella regione fino alle vacanze estive. Ci sono stati diversi focolai nei mattatoi tedeschi nelle ultime settimane, spingendo il governo a imporre regole di sicurezza più rigorose per l’industria e vietare la pratica dell’uso di subappaltatori.
Coronavirus, paura in Germania dopo i nuovi contagi nel mattatoio. Merkel: «Non è finita»
(corriere.it) Il governo federale e i Laender tedeschi hanno deciso di prorogare per i prossimi mesi le misure restrittive contro la pandemia. La decisione di mantenere l’obbligo della distanza di 1,5 metri, di portare le mascherine in pubblico, di limitare i contatti e il divieto assoluto di eventi di massa è stata presa in seguito alle gravi recrudescenze del Covid-19 registrate in diversi Stati. In particolare nel Nord Reno-Vestfalia è riesploso il caso dei macelli come focolai di contagio, dopo che nella circoscrizione di Guetersloh in un impianto per la lavorazione della carne sono stati accertati 657 nuovi contagi. Si tratta della più grande struttura del genere esistente in Europa, di proprietà della Toennies, nella quale vengono macellati ogni anno oltre 16 milioni di suini. L’impianto, che sorge nel comune di Rheda-Wiedenbrueck, è stato chiuso dalle autorità a tempo indeterminato e i suoi quasi 7 mila addetti messi in quarantena. E poiché tra di loro ci sono centinaia di donne e uomini con famiglia e figli, il Land ha chiuso anche tutte le scuole e i nidi dell’area di Guetersloh fino al 29 giugno, data d’inizio delle ferie estive.
Il focolaio della Toennis alza però il velo su una grave realtà sociale. L’azienda ammette solo che causa dell’esplosione dei contagi sia stato il ritorno da un lungo weekend di vacanza in patria, il primo dopo i mesi del lock down, di centinaia di lavoratori dell’Est, impiegati nell’impresa, in maggioranza polacchi e rumeni. Avrebbero viaggiato tutti insieme, alcuni fino a 17 ore, in bus affollati e senza alcun rispetto per le misure di igiene e sicurezza. Nessuno presentava sintomi, ma sin da lunedì i primi test hanno fatto registrare 128 positivi .«Possiamo solo scusarci», ha detto un portavoce della Toennies, aggiungendo che le basse temperature tenute dentro l’impianto «sono un fattore ideale per favorire l’infezione». Ma la realtà è un’altra. E cioè che i «Gastarbeiter» dell’Est vengono alloggiati da Toennies in dormitori sovraffollati e insalubri, dove non c’è alcun rispetto per le regole sanitarie e sociali.