Appuntamento a ottobre ad Avigliana (TO) per “Illuminiamo la salute” promosso dal Coripe insieme a Libera e Gruppo Abele. Obiettivo: un “Piano per la trasparenza” nel sistema sanitario. Partendo dal coinvolgimento di tutti gli attori, per stroncare un fenomeno che in Europa assorbe il 5,6% dei budget sanitari. Ce ne parla la senatrice Pd e presidente del Coripe Piemonte.
Puntare i riflettori sul tema della legalità in ambito sanitario per estirpare il fenomeno della corruzione e arginare gli effetti negativi, sia economici che sociali. Questo l’intento del progetto ‘Illuminiamo la salute”, predisposto dal Coripe Piemonte, Consorzio per la ricerca e l’istruzione permanente in economia, insieme con le associazioni Libera, Avviso Pubblico e Gruppo Abele. Il primo step è consistito nell’elaborazione di un ampio rapporto intitolato “La prevenzione e il contrasto dell’illegalità nella tutela della salute”.
Il prossimo appuntamento sarà il seminario “Illuminiamo la salute. Laboratorio per la promozione della legalità nel sistema sanitario e sociale” che si svolgerà ad Avigliana, in provincia di Torino, i prossimi 10 e 11 ottobre. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di elaborare strumenti per costruire e rafforzare un Piano per la trasparenza e la prevenzione nel sistema sanitario e sociale. Il laboratorio si propone infatti di migliorare l’efficacia degli interventi nelle singole istituzioni e nei territori.
“Questo percorso è nato da oltre un anno – spiega la professoressa Nerina Dirindin, presidente del Coripe Piemonte, coordinatrice del lavoro e capogruppo Pd in Commissione Igiene e Sanità del Senato – con l’intento di mettere assieme competenze scientifiche ed esperienze sul campo per promuovere la cultura della legalità e della trasparenza. A livello metodologico abbiamo sempre evitato un approccio di mera denuncia scandalistica che rischierebbe di rivelarsi sterile e addirittura controproducente”. La strada scelta è stata invece quella della “promozione, cercando di analizzare nel dettaglio i vari aspetti della materia e veicolando contenuti e valori”. Dirindin sottolinea inoltre come la fase che stiamo attraversando “rappresenti un momento fondamentale per innescare la cultura della trasparenza. Il problema dei vincoli di bilancio non può essere affrontato violando dei diritti, perché questa è la prima forma di illegalità”. La partita più importante si gioca quindi “sul piano culturale e in questo senso tra gli operatori della sanità abbiamo riscontrato enorme disponibilità. Queste persone vanno però coinvolte con decisione e non isolate come è accaduto troppo spesso di recente”.
Si tratta di un tema che “merita attenzione – sottolinea il rapporto – perché nel settore sanitario e sociale la corruzione produce effetti non solo economici, in particolare sulle finanze pubbliche, ma anche sulla salute della popolazione: riduce l’accesso ai servizi, soprattutto tra i più vulnerabili; peggiora in modo significativo, a parità di ogni altra condizione, gli indicatori generali di salute ed è associata a una più elevata mortalità infantile”. In termini strettamente economici, per valutare l’entità della questione basti pensare che la ‘Rete europea contro le frodi e la corruzione nel sistema sanitario’ ha stimato che in Europa il 5,6% del budget per la sanità sia assorbito dalla corruzione.
Il problema della corruzione si è certamente esacerbato con l’imperversare della crisi e in particolare dei pagamenti delle aziende sanitarie, sempre più in ritardo e quindi inevitabilmente esposte al rischio di scelte discrezionali circa le priorità di pagamento. La Commissione parlamentare rimarca inoltre come “spesso i fornitori, per far fronte ai ritardi nei pagamenti, sono costretti a scontare i loro crediti presso società che impongono cosi rilevanti, dietro alle quali possono celarsi anche operazioni di riciclaggio di denaro di illecita provenienza”.
Altro tema spinoso è quello legato all’accreditamento delle strutture private che, come hanno dimostrato i recenti scandali, è particolarmente esposto alla corruzione. “La pratica di per sé è semplice: la clinica che vuole ottenere l’accreditamento tenta di corrompere i politici a livello regionale. Nei casi più gravi, l’accreditamento è risultato addirittura essere il corrispettivo del sostegno elettorale fornito all’aspirante assessore. Più in generale, la gestione degli accreditamenti può essere impropriamente utilizzata per la ricerca del consenso da parte della cattiva politica, con chiari riflessi negativi sull’efficienza del sistema”.
Altro fenomeno radiografato dal rapporto è quello dell’abusivismo: casi di persone che svolgono attività senza i necessari requisiti. Le stime degli ordini professionali parlano di circa 30mila abusivi, di cui 15mila falsi dentisti, mentre i controlli dei Nas parlano, per il 2009, di 1.170 persone denunciate per esercizio abusivo della professione medica, di cui la metà falsi odontoiatri. Anche il settore infermieristico non è esente dal fenomeno, come confermano i dati dei Nas del biennio 2010/11 che segnalano 1.023 casi di abusivismo tra gli infermieri.
Sotto il profilo normativo, il riferimento principale è rappresentato dall’ultimo Codice di comportamento dei dipendenti pubblici, previsto dalla legge 190/2012. L’obiettivo dichiarato è contribuire ad assicurare qualità dei servizi, prevenzione dei fenomeni di corruzione, rispetto dei doveri costituzionali di diligenza, lealtà, imparzialità e servizio esclusivo alla cura dell’interesse pubblico. “Il Codice definisce i doveri minimi di diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta che i dipendenti pubblici sono tenuti a osservare. Tali norme possono essere integrate dai codici di comportamento adottati dalle singole amministrazioni”.
Nel complesso il documento sottolinea che alcuni strumenti recentemente introdotti, in particolare le ultime norme sulla trasparenza nelle pubbliche amministrazioni, “potrebbero produrre buoni risultati” nel contrasto delle criticità. In particolare la trasparenza nelle procedure e nei risultati potrebbe avere un impatto positivo nel limitare il fenomeno negli appalti e nelle forniture, mentre è probabile che controlli interni efficaci limitino il diffondersi degli abusi nel rimborso delle prestazioni ai provider e nell’attività intramoenia”. Come metodo generale, gli strumenti da adottare devono essere sviluppati in maniera sistemica e regolarmente implementati. In particolare non va dimenticato che essendo la corruzione mutevole nel tempo, a seconda delle possibilità che il sistema offre, il suo contrasto richiede – conclude il documento – un’attenzione continua alle nuove modalità con cui il fenomeno potrà manifestarsi in futuro”.
9 settembre 2013