Dopo una campagna elettorale lunghissima, iniziata con le primarie del Pd il 30 novembre scorso, proseguita con la scissione nella Lega Nord a marzo e terminata in queste ultime settimane con scambi d’accusa durissimi tra i sei candidati alla poltrona di governatori, oggi si vota, turno secco in una giornata soltanto, dalle 7 alle 23, senza ballottaggio.
I candidati
Il presidente uscente, il trevigiano Luca Zaia, si ripresenta sostenuto da una compagine che non rispecchia fedelmente quella che nel 2010 lo portò alla vittoria col 60% dei voti. Una parte del fu Pdl, confluita in Ncd, sostiene infatti il sindaco di Verona Flavio Tosi, così come una folta schiera di ex leghisti. Sulla scheda, accanto al suo nome, ci saranno 5 simboli: Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d’Italia, la civica Zaia Presidente e Indipendenza noi Veneto. L’ex eurodeputata vicentina del Pd Alessandra Moretti, scelta come candidata del centrosinistra dopo che alle primarie d’inizio inverno s’impose sulla deputata Simonetta Rubinato e sul consigliere Idv Antonino Pipitone, corre pure lei forte di 5 liste: Pd, Ven(e)to Nuovo, le due civiche Moretti Presidente e Veneto Civico, Progetto Veneto autonomo. Il sindaco di Verona ed ex segretario della Liga Veneta Flavio Tosi, dopo essere stato messo alla porta da Salvini, schiera 6 liste nell’ambito di un progetto civico di centrodestra: lista Tosi, Veneto del fare, Razza Piave-Veneto Stato, Ncd-Udc-Area Popolare, Unione Nord Est, Famiglia-Pensionati. Soltanto una lista ciascuno per gli altri tre contendenti in pista: il padovano Jacopo Berti corre per il Movimento Cinque Stelle dopo essersi aggiudicato le «regionarie» sul blog di Beppe Grillo con 446 voti; l’avvocato di Noale Alessio Morosin guida Indipendenza Veneta con l’obiettivo di realizzare il referendum secessionista sul modello scozzese e catalano; la professoressa di Mestre Laura Di Lucia Coletti è invece l’alfiere dell’Altro Veneto-Ora Possiamo, lista ambientalista di sinistra ispirata al greco Tsipras e agli spagnoli di Podemos, chiamatasi fuori dal gruppone che appoggia la renziana Moretti. Complessivamente, le liste in campo sono 19 (erano 10 nel 1970) e gli aspiranti consiglieri addirittura 1.038 (record assoluto, nel 1995 erano la metà, 546). Le donne, grazie anche alla legge che obbliga ad avere un’equa ripartizione in lista, sono il 45% dei candidati.
L’incubo astensione
Anche ieri, nonostante il silenzio elettorale, sui social network e via sms si sono rincorsi gli appelli al voto e l’invito a non preferire il mare alle urne. Una preoccupazione che ha più di una ragione, visto il trend in picchiata dell’affluenza dal 1990 a oggi: 25 anni fa votò per la Regione il 90,8% degli aventi diritto, 5 anni fa furono appena il 66,4%. Oggi si vota in un giorno soltanto e c’è il precedente recente dell’Emilia Romagna, arenatasi a novembre al 37%. Gli aventi diritto chiamati alle urne sono 4 milioni 22 mila, la provincia con più votanti è Treviso (748 mila) mentre in coda c’è Rovigo (204 mila). Le donne sono in leggerissima prevalenza (sono 2 milioni 68 mila, il 51%) e per la prima volta si affacciano al voto 33.800 ragazzi che hanno appena compiuto 18 anni. Ci sono anche 301 mila elettori residenti all’estero, per i quali sono state previste tariffe di favore via aereo e via treno.
Consiglio ridotto
Sono, queste, le prime elezioni interamente a regia regionale, su delega del ministero dell’Interno e d’intesa con le prefetture. A stampare le schede è stata una ditta trevigiana, la Sit-Società industrie tipolitografiche di Casier (Palazzo Balbi ha stanziato soltanto per questo 800 mila euro) mentre a Palazzo Ferro Fini un pool di 30 persone guidato dal politologo Paolo Feltrin seguirà con gli esperti dell’Osservatorio elettorale l’andamento del voto e gli scrutini. Trova applicazione per la prima volta anche la nuova legge elettorale, basata sulla riduzione dei consiglieri da 60 a 50 (più il presidente). Tra i candidati governatore sconfitti entrerà al Ferro Fini solo il secondo classificato, mentre gli altri resteranno fuori (sempre che, come nel caso di Berti, Morosin, Di Lucia Coletti ma non di Tosi, non si siano messi in lista anche come consiglieri). Altra curiosità: a causa dei premi di maggioranza, si rischia un margine risicatissimo. Se il vincitore non dovesse infatti superare il 40%, la maggioranza sarà di appena 28 consiglieri contro i 23 della minoranza, (oggi sono 37 a 23).
I risultati
L’Osservatorio elettorale darà l’affluenza alle 12.30, alle 19.30 e alle 23.30 (quella definitiva). Gli scrutini nei 4.741 seggi allestiti inizieranno subito dopo la chiusura delle urne e proseguiranno ad oltranza. I primi dati sono attesi per l’1.00 di lunedì, quelli definitivi tra l 5 e le 7 del mattino. A mezzogiorno si avrà l’esatta composizione del nuovo consiglio.
Marco Bonet – Il Corriere del Veneto – 31 maggio 2015