Davide Vannoni, l’uomo che vuole somministrare le sue cure a persone affette da malattie gravissime, non è un medico ma un esperto di “processi persuasivi” con un business milionario che vuole esportare in Sudamerica
Mister Stamina ha un piano. Se in Italia non arriveranno le autorizzazioni per effettuare i trapianti di cellule staminali con il suo metodo, lui andrà all’estero. E’ questo uno degli obiettivi messi nero su bianco nel contratto che lega Davide Vannoni, l’ideatore del metodo Stamina, a un industriale farmaceutico che si chiama Gianfranco Merizzi, proprietario del gruppo Medestea. «I primi accordi li stiamo stringendo con operatori del settore sanitario e gruppi ospedalieri in America Latina e a Hong Kong, anche se al momento non posso divulgare ulteriori dettagli», anticipa Merizzi a “l’Espresso”.
La svolta estera di Vannoni è solo l’ultimo atto di una vicenda che sta dividendo l’Italia. Se medici e scienziati sono a dir poco scettici sui risultati vantati dal creatore della Stamina Foundation, sempre più famiglie si rivolgono ai tribunali per ottenere un’ingiunzione che obblighi gli Spedali Civili di Brescia a somministrare le cellule trattate con il metodo Vannoni a persone affette da malattie gravissime, definite inguaribili dagli specialisti. A oggi sono pendenti nelle aule dei tribunali di tutta Italia 200 procedimenti, mentre oltre 130 persone hanno già ottenuto la sentenza che obbliga l’ospedale lombardo a effettuare il trattamento.
Vannoni, 46 anni, non è un medico. Laureato in Lettere nel 1993, da nove anni è professore associato all’Università di Udine, dove tiene corsi di “Ergonomia cognitiva” e “psicologia della Comunicazione” per le lauree in Comunicazione e in Relazioni Pubbliche. Prima di farsi operare in Ucraina per una paresi al viso, dove racconta di essere stato trattato con le cellule staminali e aver recuperato il 50 per cento della mobilità originaria, si era occupato di marketing sanitario per la Regione Piemonte, scrivendo pagine che sembrano preludere alle tecniche utilizzate per convincere i pazienti a farsi trattare con il metodo Stamina. Concetti cruciali di quei lavori erano l’accento sulla «variabile emotiva» nei processi persuasivi, così come «l’esperienza mostrata dal mittente», ovvero la credibilità che gode chi spiega di aver effettuato lui stesso l’esperienza che vuol proporre agli altri. Idee che ha messo in pratica con i video utilizzati per mostrare i progressi dei malati, così come il racconto del suo viaggio della speranza in Ucraina.
Nella sua storia, al di là di ogni considerazione scientifica sull’efficacia del suo metodo, una questione delicata riguarda i trapianti di cellule staminali effettuati su circa 60 pazienti fra il 2007 e il 2009, quando questo genere interventi erano assimilati a un trattamento farmacologico: l’aspirante staminologo avrebbe dunque venduto terapie non autorizzate ai suoi pazienti, che in alcuni casi arrivavano a pagare 50 mila euro per poter effettuare il trattamento. Sulla vicenda indaga da tempo il pm torinese Raffaele Guariniello, ormai vicino alla conclusione della sua inchiesta.
Anche su questo aspetto, non manca un colpo di scena. Perché Gianfranco Merizzi, il nuovo socio sostenitore di Bannoni, che ha pattuito con il professor Stamina di versargli 2 milioni di euro per condividere il suo metodo, è un industriale che si è scontrato con Guariniello già quattordici anni fa. Il magistrato mise infatti sotto inchiesta il Cellulase, un prodotto anti-cellulite della Medestea, un’azienda molto conosciuta grazie a marchi di cosmetici e integratori alimentari come Clinians e Sant’Angelica. «Il processo accerto sia in primo che in secondo grado la piena regolarità del Cellulase. Ma nel frattempo le vendite erano crollate e io avevo dovuto cedere tutto alle multinazionali”, racconta Merizzi, che si definisce «rovinato da Guariniello».
L’Espresso – 7 luglio 2013