«Il comparto della spesa sanitaria presenta come è noto molte criticità. L’eccesso di impegno finanziario, a fronte delle utilità che assicura, può dipendere da vari fattori».
«Anzitutto da una irrazionale distribuzione delle risorse, dalla disattenzione dei pubblici amministratori, dalla moltiplicazione dei centri di spesa, dalla proliferazione delle strutture, talvolta inutili e dalla mancanza di controllo sulla gestione e sul funzionamento degli uni e delle altre».
Questa la fotografia che il procuratore generale della Corte dei conti Salvatore Nottola scatta del settore sanitario nella sua relazione all’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte che si svolge oggi a Roma.
D’altra parte «fenomeni quali la corruzione, l’evasione fiscale, le frodi comunitarie, il degrado ambientale, le criticità dell’igiene pubblica, gli illeciti nella gestione dei finanziamenti alla politica, gli sprechi nella sanità, a tacer d’altro, sono costantemente presenti all’attenzione operativa degli organi requirenti», secondo Nottola.
Secondo la relazione scritta del procuratore rientrano nella sfera d’interesse degli «uffici requirenti e del giudice contabile» anche le fattispecie di cattiva gestione dei presidi sanitari (violazione dell’obbligo di esclusività; irregolarità nella realizzazione di opere o nell’acquisizione di beni e servizi; affidamento illecito di incarichi; illegittima assunzione di personale), di sprechi (irregolarità nella prescrizione di farmaci), di illeciti di carattere penale (dolosa emissione di ordini di pagamento per corrispettivi non dovuti; emissione di fatture per fittizie prestazioni sanitarie o farmaceutiche; inosservanza di disposizioni in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro), di abusi nella conduzione di attività di prevenzione (un caso si è verificato nella campagna di screening per la diagnosi dei tumori femminili), di conseguenze di errori medici.
E l’elenco, Regione per Regione, è lungo (si veda la relazione scritta del procuratore generale).
In generale la realzione spiega che nel 2012 il comparto sanitario è stato frequentemente oggetto dell’attività delle Sezioni giurisdizionali e degli uffici di procura, confermando la sua tendenza ad essere un ambito particolarmente esposto a fatti illeciti di varia natura.
L’anno giudiziario, secondo la relazione, si è concluso con 44 sentenze definitive 223 delle Sezioni giurisdizionali di appello (emesse in secondo e ultimo grado) per un importo complessivo di circa 5 milioni di euro, comprensi sia dei risarcimenti stabiliti per l’esame nel merito della vicenda, sia conseguente da quelli ridotti con la definizione agevolata dei giudizi (legge n. 266 del 2005).
La maggior parte dell’importo fa riferimento a danni patrimoniali di vario genere. A tale dato va inoltre aggiunto l’importo di oltre 200 mila euro quale risarcimento spontaneamente corrisposto dagli indagati prima dello svolgimento del processo, evitando così il relativo giudizio.
Sono state inoltre emesse altre 139 sentenze di primo grado da parte delle Sezioni giurisdizionali regionali, con risarcimenti al momento addebitati per un importo complessivo di oltre 41 milioni di euro.
Il dato è, tuttavia, da considerarsi provvisorio perché, pur essendo la sentenza di primo grado immediatamente esecutiva, la sua efficacia è sospesa normativamente in caso di impugnativa in appello, sede nella quale gli importi di condanna devono essere confermati e dove potrebbero essere soggetti a variazione (in senso diminutivo) considerata la possibilità dei soggetti condannati in prima istanza di potersi avvalere della possibilità di definire il giudizio in via agevolata, limitando il pagamento del 224 risarcimento a non più del 30% dell’importo stabilito in primo grado.
Nella relazione sull’attività svolta infine, la Corte ribadisce che quella sperimentata in questi anni dal settore sanitario rappresenta l’esperienza più avanzata e più completa di quello che dovrebbe essere un processo di revisione della spesa. Seppur non senza contraddizioni e criticità (ne sono un esempio i frequenti episodi di corruzione a danno della collettività denunciati nel settore), i progressi compiuti nella definizione di standard nei budget e una sempre più accurata informazione sulla gestione e sulle prestazioni rese dalle strutture di assistenza sono alla base degli interventi operati sugli assetti organizzativi regionali, che hanno consentito miglioramenti nei risultati economici e nella governance.
Secondo la Corte è possibile, quindi, accelerare il percorso di contenimento dei costi e di adeguamento delle strutture e in questa direzione stanno già muovendo le amministrazioni territoriali e centrali impegnate nel monitoraggio del settore sanitario. Ulteriori interventi non devono, tuttavia, indebolire un sistema di governance che si sta costruendo e che si è rivelato l’elemento, a un tempo, più strategico e più fragile nel percorso di riequilibrio del settore.
Il meccanismo di responsabilizzazione, previsto dai Patti della Salute che si sono succeduti negli anni, ricorda la Corte, ha posto a carico delle collettività locali la copertura dei disavanzi derivanti da una spesa superiore ai livelli programmati. Lo sforzo richiesto in termini di ticket e/o incremento del prelievo fiscale oltre a quello base (specie, ma non solo, nelle Regioni in squilibrio strutturale) è cresciuto nell’ultimo anno di quasi il 6 per cento. Gli interventi sulla spesa non potranno, quindi, non riflettersi su tale fronte, riducendo le differenze a livello territoriale non giustificate, nella maggioranza dei casi, della diversa qualità del servizio offerto.
documenti
- La relazione del presidente della Corte dei conti Luigi Giampaolino
- La relazione orale del procuratore generale Salvatore Nottola
- La relazione scritta del procuratore generale Salvatore Nottola
- Corte dei conti: la relazione sull’attività svolta
Il sole 24 Ore Sanità – 6 febbraio 2013