Tra le 248 decisioni annunciate ieri, Germania nel mirino per contributi a «Deutsche Post» e inerzia sui ritardati pagamenti
Alla fine per l’Italia è arrivato un altro deferimento alla Corte di giustizia europea per la lunga vicenda degli aiuti di Stato alle imprese di Venezia e Chioggia, iniziati nel 1973 e già dichiarati illegittimi dalla stessa Corte nel 1999. L’azione fa parte del pacchetto di 248 decisioni annunciate ieri. Tra queste, 12 deferimenti e 58 pareri motivati.
Il nostro Paese è toccato da 11 di queste decisioni. Aldilà del dato numerico, la posizione dell’Italia spicca proprio per il caso degli sgravi previdenziali a Venezia e Chioggia occultati tra gli aiuti legittimi al Sud, che rischia di costare allo Stato 24.578,40 euro al giorno (8.971.116 all’anno) dalla sentenza del ’99 a quella che dovrebbe derivare da questo ulteriore deferimento. Dopo la seconda sentenza, il conto salirà a 187.264 euro per ogni giorno trascorso fino all’attuazione della decisione dei giudici. Una possibilità di risparmio si aprirà se verrà attuato prontamente il Dl salva infrazioni di un anno fa, che autorizzava l’Inps a rispedire le cartelle per recuperare gli sgravi: la sanzione verrebbe tagliata a 24.578,40 euro al giorno dalla data della prima sentenza a quella della sua attuazione.
Ma, considerando l’importanza delle questioni contestate dalla Commissione, dal pacchetto di decisioni non esce bene nemmeno la Germania, che ha ricevuto (assieme al Belgio) un parere motivato in cui si chiede di attuare la direttiva contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. Inoltre, è stata deferita alla Corte per non aver ancora recuperato aiuti di Stato alla Deutsche Post, dichiarati illegali l’anno scorso. Un ulteriore deferimento è arrivato alla Germania per la mancata separazione dei flussi finanziari tra operatori ferroviari e gestori dei binari.
Anche le ferrovie italiane sono finite nel mirino: è partito un parere motivato che chiede il rispetto del regolamento (CE) 1371/07 sui diritti dei passeggeri, che avrebbe dovuto essere attuato entro il 3 dicembre 2009.
Pesa anche il parere con cui si chiede all’Italia di porre fine a ogni discriminazione dei dipendenti delle scuole pubbliche con contratti a tempo determinato rinnovati più volte, dopo «numerose denunce» che segnalano un trattamento (soprattutto economico) da precari, nonostante sostanzialmente si esercitano funzioni di personale permanente. Secondo la Ue, «il diritto nazionale non prevede misure efficaci per evitare tali abusi» e contrasta con la direttiva Ue sul lavoro a tempo determinato.
Parere motivato anche contro l’applicazione dell’Iva sui servizi accessori alle importazioni esenti dall’imposta. È il caso dei piccoli pacchi movimentati dai corrieri, sul cui trasporto dalla dogana al destinatario italiano lo Stato esige l’Iva.
È invece destinato a cadere il parere sulla tratta degli esseri umani ( attuazione della direttiva 2011/36/UE ): la legge europea 2013 ha già delegato il Governo a provvedere.
Il Sole 24 Ore – 21 novembre 2013