Si decideranno questa settimana i nomi delle tre Regioni benchmark per il calcolo dei costi standard utili al riparto 2013. La scelta infatti era programmata per giovedì scorso, ma un impegno parlamentare del ministro degli Affari regionali Graziano Deirio ha fatto sconvocare le conferenze Stato-Regioni e Unificata e i governatori hanno rinviato anche la loro riunione. La commissione salute delle Regioni aveva tuttavia già concordato all’unanimità, sempre la scorsa settimana, di rimettere le determinazioni definitive sulle tre Regioni benchmark ai presidenti, visto che sulla scelta era emersa più di una corrente di pensiero. Rispetto alle cinque Regioni identificate da Salute ed Economia, infatti (nell’ordine di miglior risultato Umbria, Emilia Romagna, Marche, Lombardia e Veneto), ferma restando la scelta dell’Umbria, una parte delle Regioni vorrebbe che le altre due benchmark fossero Lombardia e Veneto. Il documento
Un’altra parte Emilia e/o Lombardia o Veneto (e la Lombardia sarebbe probabilmente disposta a lasciare spazio al Veneto) e, infine, alcune preferirebbero si rispettasse l’ordine di scelta in base ai risultati e le Regioni benchmark sarebbero quindi Umbria, Emilia Romagna e Marche. Soluzione questa improbabile però, perché sia Umbria che Marche sono Regioni del Centro e perdi più di piccole dimensioni. Fin qui la scelta che riguarda i costi standard 2013 e che in assoluto, arrivando ad anno già concluso, hanno un peso relativo sui bilanci delle Regioni. Per il 2014, però, le Regioni vogliono cambiare il meccanismo e intendono in questo senso mettere nero su bianco il cambio di rotta. Scrivendo magari fin da subito, contestualmente con la scelta per quest’anno, un riferimento alle modifiche. Che tuttavia il Governo ancora non sembra convinto di dover prendere in considerazione.
La richiesta i governatori l’hanno già ufficializzata in occasione della presentazione dei loro emendamenti alla legge di stabilità – che per ora, al Senato, non sono stati accolti – e prevede che sia emanato un Dpcm per dare mandato di mettere a punto, sempre con un’intesa Stato-Regioni, un nuovo meccanismo in cui sia prevista la scelta tra tutte le Regioni che hanno ottenuto nell’anno di riferimento (per il 2014 è il 2012) un risultato positivo in linea con i parametri indicati. Rimarrebbero fuori le Regioni in piano di rientro (anche se c’è sempre tra le Regioni chi ha chiesto di dare spazio a quelle che abbiano conseguito i risultati prefissati e siano quindi in regola dal punto di vista gestionale) e quelle che comunque hanno registrato un disavanzo non coperto da manovre.
Dal punto di vista economico, secondo gli ultimi dati della Corte dei conti, si tratterebbe di Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche e Basilicata. Restano fuori, anche se con i bilanci a posto secondo la Corte dei conti, Abruzzo e Campania in quanto, appunto, Regioni commissariate.
Disfida tra Regioni leghiste. Ma Zaia contesta: o noi o salta tutto
Umbria, Emilia Romagna e Lombardia. Oppure, in alternativa alla Lombardia, il Veneto? Il tam–tam delle Regioni benchmark per il riparto dei 107 miliardi del Fondo sanitario 2013, fotografa questo possibile risultato. Escludendo dunque dalle tre “Regioni regine” sulla base dei conti e dei risultati del 2011, sia le Marche (che erano terze in classifica) che il Veneto (che era quinto). Questo sulla base di un pre-accordo tra i governatori, che dovrà però essere formalizzato giovedì dai presidenti. Ma proprio il governatore veneto Luca Zaia oggi fa la voce grossa. «Se non c’è il Veneto nelle tre benchmark, il tavolo salta». Insomma, giovedì si annuncia una nuova battaglia.
Solo giovedì potrà esserci la decisione finale. Che sarebbe già stata presa “in nuce”. Col dubbio tra Lombardia e Veneto, con la prima in pole position. Una disfida tutta in casa del Carroccio che si risolverà con un accordo tra leghisti, rimasti “beffati” nella graduatoria a cinque pre–screamatura finale, avendo incassato soltanto gli ultimi due posti delle cinque best–practice per il 2011. Da dire che conta anche una scelta geo–politica: così le Marche verrebbero escluse anche (e soprattutto) perché altrimenti tra le prime tre ce ne sarebbero due di piccole dimensioni. Tra l’altro, il centrosinistra incasserebbe due delle tre migliori: Umbria, appunto, ed Emilia Romagna.
Ma Zaia è andato all’attacco questa mattina, dopo le nostre anticipazioni. «Giovedì sarò a Roma con i colleghi presidenti di Regione per una partita che vale 30 miliardi di risparmi o, fate voi, di minori sprechi: i costi standard in sanità. Lo dico senza remore: se il Veneto non sarà tra le tre Regioni Benchmark, quelle sui cui costi tarare la spesa degli altri, il tavolo salta». Un affondo in piena regola, dichiarando cifre che però alla prova dei fatti – e non solo per il 2013 – sembrano irrealizzabili. «Questa è da anni una battaglia tutta veneta – ha aggiunto Zaia – e non ci fermeremo certo adesso. Si stanno strappando le vesti su 100 o 200 milioni euro di Imu e qui ci sono in ballo 30 miliardi, fermi lì, aggiungendo che «oggi come oggi – ha ricordato – 4 o 5 Regioni producono 5 miliardi di deficit».
Salute ed Economia frenano la Toscana
Ma attenzione: parliamo del riparto per il 2013, quando l’anno ormai è finito.per un benchmark che, prevedono tutti, sposterà appena poche decine di milioni, non provocando dunque spostamenti squassanti di finanzxiamenti. Ma evitando – o meglio, sostituendo – il famoso «metodo lapis».
Grossi spostamenti finanziari che, peraltro, potrebbero non avvenire anche per il riparto del 2014. Questo si dovrebbe fare – se possibile – in tempi rapidi, proprio in un momento in cui dovrà incrociarsi con i risultati che arriveranno dal «Patto per la salute». E con un problema in più sul tappeto: cambieranno i criteri del benchmark per il 2014? La proposta della Toscana – vista di buon occhio da molte Regioni del Nord che però chiedono modifiche, ma non condivisa soprattutto da quelle del Sud – è di “fare benchmark” tra tutte le Regioni con i conti a posto e con qualche parametro più sostanzioso da considerare sui risultati, dando 5 anni di tempo per la convergenza a chi sta in piano di rientro, soprattutto se comissariato. Una proposta, quella della Toscana, che però non piace al ministero della Salute, E, pare, anche all’Economia. Si vedrà. Certo che la questione benchmark diventa una grana in più da risolvere per fare il «Patto».
IL Sole 24 Ore sanità – 3 dicembre 2013