Tempi durissimi per gli spendaccioni del bilancio pubblico. Il commissario per la spending review Carlo Cottarelli e il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, che ha appena avuto un significativo aumento di poteri, stanno preparando la prima mossa in comune: sono pronte a partire 100 lettere indirizzate ai vertici di amministrazioni pubbliche, Asl, enti locali e altri centri di spesa, contenenti una richiesta di chiarimenti sui criteri adottati per l’acquisto di beni e servizi.
La firma sarà congiunta: Cottarelli-Cantone. I 100 destinatari sono stati selezionati mediante l’incrocio di banche dati: sono a rischio perché non effettuano i loro acquisti tramite la Consip o le filiazioni regionali di essa, né danno segno di adeguarsi ai parametri che i prezzi praticati da queste agenzie pubbliche di fatto disegnano. Insomma, c’è il forte sospetto che qualche anomalia esista: gli amministratori in questione avranno pochi giorni per rispondere, e se le risposte saranno giudicate insoddisfacenti i due commissari potranno inviare sia i funzionari della Ragioneria generale che la Guardia di Finanza a controllare cosa sta succedendo (sentendo anche se per caso gli amministratori si sono inventati qualche metodo per spuntare prezzi più bassi). Non è finita: entro l’anno partirà una serie di analoghe verifiche. Tutto questo è reso possibile, oltre che dalla volontà politica di fare sul serio con la revisione della spesa, dal decreto 66, quello degli 80 euro per intendersi, che introduce una serie di riforme nelle procedure degli acquisti pubblici, compresi l’accelerazione dei tempi di pagamento, l’ampliamento degli stessi benchmark Consip praticamente a tutti gli acquisti (tranne i beni definiti “essenziali” da un decreto attuativo del Mef che vedrà la luce a giorni), l’obbligo di trasparenza e pubblicazione di qualsiasi spesa. Lo stesso decreto dà il via libera alle verifiche ma autorizza anche gli amministratori a rinegoziare i contratti in corso per forniture essenziali: energia elettrica, gas, combustibili, telefonia, sanità.
Il tutto rientra in uno disegnichiave della review: il taglio da 32mila a 35 (rapporto di uno a 900) dei centri di spesa della PA, dei quali la Consip è il principale. Non è l’unica riduzione urgente a cui sta lavorando Cottarelli: lo staff del commissario (ridotto a sei funzionari che si appellano a centinaia di collaboratori decentrati) sta per lanciare una massiccia campagna presso gli enti locali perché mettano in vendita le municipalizzate che producono latte, formaggi, prosciutto, uova, persino vino. È una parte del capitolo “partecipate”, quelle 8mila (secondo Renzi) o 10mila (secondo Cottarelli) società pubbliche che si vogliono ridurre a un migliaio. Sono società così clientelari e spesso inutili che gli uomini del commissario ne hanno individuate parecchie con più amministratori che dipendenti. Cottarelli conta sulla collaborazione dell’Anci e degli enti locali in genere, così come per un’altra voce: l’accorpamento degli uffici pubblici. A livello provinciale per esempio si punta a mettere sotto lo stesso tetto il provveditorato, la Provincia stessa, la prefettura, le varie direzioni (dove esistono) del Tesoro, della Ragioneria, del Catasto. L’accelerazione su questi punti, spiegano nei corridoi di via XX Settembre, si affianca alle difficoltà che la revisione sta incontrando su altri capitoli che pure erano stati annunciati come cruciali: dall’intervento sulle forze di polizia alla mobilità dei pubblici dipendenti. Un provvedimento quest’ultimo che fa parte della riforma della PA, per la quale negli uffici del commissario non si fa mistero che si sarebbe preferito un decreto anziché la legge delega.
Repubblica – 3 luglio 2014