Ormai sono state scoperte già alcune migliaia di varianti del coronavirus Sars-Cov-2 – gli ultimi dati di febbraio 2021 ne indicavano circa 4mila – e non tutte sono rilevanti perché maggiormente contagiose o pericolose. Ma allora come riconoscere le varianti a cui dedicare attenzione e quelle che invece probabilmente non avranno un particolare ruolo nell’epidemia? A rispondere, oggi, sono i Centri Cdc statunitensi (Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie) che, insieme all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), hanno stilato una nuova classificazione per distinguere le varianti del coronavirus.
Tante varianti, alcune rilevanti
In generale una variante ha una o più mutazioni che la differenziano dalle altre forme in circolazione. Il virus cambia continuamente e per questo è normale che appaiano numerose nuove mutazioni in tutto il mondo, di cui alcune, soprattutto quando ricorrenti, vengono più facilmente individuate. Monitorare e studiare in che modo e quali varianti possono avere un impatto sulla trasmissibilità o sulla gravità dell’infezione Covid-19 è essenziale per comprendere in che modo evolve l’epidemia e la pandemia. Per facilitare questo compiti l‘Oms e i Cdc forniscono uno schema per inquadrare le caratteristiche di una mutazione. Lo schema prevede la divisione delle varianti del coronavirus in 3 categorie che rispondono a differenti criteri. Eccoli.
Le varianti di interesse
Sono chiamate varianti di interesse quelle che hanno causato un buon numero di focolai di Covid-19 negli Stati Uniti o in altri paesi o che sembrano essere alla base di un aumento dei casi. Inoltre hanno una mutazione che suggerisce una possibile maggiore contagiosità o che potrebbe far sì che il virus sfugga al riconoscimento da parte del sistema immunitario, eventualmente rendendo meno efficaci i vaccini. Si parla ancora però di sospetti da accertare e la loro prevalenza negli Usa e negli altri stati deve essere però ancora limitata: per questo destano interesse e non ancora un vero e proprio allarme. Attualmente i centri Cdc negli Usa stanno monitorando 3 di queste varianti del coronavirus che sono la B.1.526, una nuova forma emersa a New York e di cui si ha notizia circa dalla fine di febbraio 2021, la B.1.525, scoperta nel Regno Unito ma probabilmente emersa anche prima in Nigeria, e una variante brasiliana (non il ceppo più noto).
Le varianti che destano preoccupazione
Salendo al gradino superiore ci sono le varianti che destano preoccupazione, quelle forme per cui le ricerche hanno confermato i sospetti di maggiore trasmissibilità o letalità. Queste possono essere meno riconosciute dai test diagnostici e essere alla base di una minore efficacia di alcune terapie e vaccini. Inoltre le persone che hanno già avuto Covid-19 potrebbero anche andare incontro a una seconda infezione proprio perché queste varianti presentano delle differenze potenzialmente rilevanti. Attualmente i centri Cdc ne stanno monitorando 5, che sono: la variante cosiddetta inglese, da noi (e in altri paesi) prevalente, la variante brasiliana, la variante sudafricana e le due varianti californiane.
Le varianti con conseguenze significative
Il terzo criterio, quello maggiormente stringente, riguarda le varianti con conseguenze significative. Precisiamo che attualmente per fortuna nessuna variante rientra in questa categoria. Queste forme mutate causano malattie più gravi e un maggior numero di ricoveri. Inoltre ci devono essere prove che queste varianti riescano a eludere contromisure cliniche come test diagnostici, vaccini e terapie quali antivirali e anticorpi monoclonali.
https://www.wired.it/scienza/medicina/2021/03/20/covid-19-criteri-varianti-coronavirus/