Il Sole 24 Ore. Una decisione ufficiale ancora non c’è. Ma già la prossima settimana sul tavolo del Consiglio dei ministri all’ordine del giorno arriverà molto probabilmente il decreto di proroga dello stato di emergenza, che scade il prossimo 15 ottobre. L’impennata dei contagi, cresciuti in ventiquattrore di 1.912 casi, (la cifra più alta dalla fine del lockdown) e l’aumento dei posti letto occupati nei reparti Covid e nelle terapie intensive preoccupa. L’epidemia è «in lento e progressivo peggioramento», è il warning lanciato dall’Istituto superiore di Sanità che sottolinea come soltanto tra una quindicina di giorni potremo cominciare a valutare «l’impatto» della riapertura delle scuole sul moltiplicarsi dei contagi.
«Faremo una valutazione da qui a qualche settimana, ci teniamo pronti ad ogni eveninza», ha detto Speranza, non escludendo la possibilità di mini-lockdown «a livello subprovinciale» escludendo «per il momento» interventi più estesi.
Qualcuno sostiene che il Governo potrebbe limitare la proroga a non più di due mesi e mezzo, come avvenne l’ultima volta (30 luglio-15 ottobre), e che coincide con la fine del 2020. Prospettare però la conclusione dello stato di emergenza proprio alla vigilia di Capodanno non sembra molto plausibile. E infatti c’è chi sta pensando di estendere la proroga fino a tre mesi. Gennaio coinciderebbe con l’arrivo presumibilmente delle prime dosi del vaccino, che però per una distribuzione a tappeto sarà disponibile solo a partire dalla primavera inoltrata. Fino ad allora si andrà avanti con le misure “eccezionali”: dall’uso generalizzato dello smart working, agli acquisti accelerati dei beni per affrontare la pandemia (mascherine, camici, i banchi con le rotelle, ecc) che fanno capo al Commissario Domenico Arcuri, anche lui in scadenza qualora non ci fosse la poroga.
I tempi comunque sono stretti. Il 7 ottobre, prima ancora dello stato di emergenza, scade infatti il Dpcm con le indicazioni delle misure per contenere il contagio: dall’uso delle mascherine, al distaziamento, alla capienza dei mezzi di trasporto locale, alla chiusura di discoteche e stadi. Questo non significa che le misure saranno le stesse. Sugli stadi, come è noto, proprio in questi giorni è in corso un confronto serrato tra governatori, propensi a riaprire l’accesso, sia pure limitato a un quarto della capienza, e il Governo, con il ministro della Sanità che ha già espresso la sua contrarietà supportato anche dal monitoraggio dell’Iss che invita a non allentare le misure autorizzando ad esempio « eventi e iniziative a rischio aggregazione».Del resto anche gli stessi presidenti di Regione e sindaci stanno stringendo le maglie. Ieri la governatrice della Calabria, Jole Santelli ha esteso l’obbligo delle mascherine anche all’aperto. Lo stesso era avvenuto a Genova. Sempre di ieri la notizia della positività del candidato del centrodestra in Puglia, Raffaele Fitto, e di sua moglie.
Il premier attende i prossimi giorni per prendere posizione. «Il nemico invisibile della pandemia è una tragedia che ci ha cambiato, ma è anche l’opportunità per un nuovo inizio», ha detto ieri Giuseppe Conte intervenendo da remoto all’Onu. Più volte Conte ha ripetuto che non ci sarà più un lockdown generale. Una promessa che, a maggior ragione, richiede di agire con la massima cautela. Anche perché a differenza che in passato il virus ormai colpisce in modo omogeneo da Nord a Sud. Le Regioni che anche ieri hanno fatto registrare il maggior incremento sono assieme alla Lombardia, il Lazio e la Campania. Il riconfermato Governatore Vincenzo De Luca già avverte: «Se la curva si aggrava chiudiamo tutto».