Il Corriere del Veneto. L’ultimatum scade oggi: o la Regione presenta al commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri, la lista dei Covid Hotel, dove potranno trascorrere la quarantena i contagiati senza sintomi gravi che hanno difficoltà a restare in isolamento domiciliare e i degenti non più bisognosi di ricovero ma ancora positivi al tampone, oppure sarà il governo a requisirne uno per provincia. E dovrà essere sempre la Regione a indicare quali. L’aut aut porta la firma dello stesso Arcuri e la forma dell’e-mail, inviata a tutti i governatori il 12 novembre, 24 ore dopo l’annuncio del ministro Francesco Boccia di voler attivare almeno 110 Covid Hotel in Italia, uno per provincia. Anche per «ridurre la pressione sui reparti ospedalieri».
Arcuri chiede di «valutare il fabbisogno regionale, uno per provincia» e «di conoscere le esigenze che non possono essere soddisfatte da accordi stipulati con gli hotel dai presidenti di Regione», perché il commissario ha il potere di sequestro degli immobili per le finalità dell’emergenza epidemiologica. Quindi il diktat: «Entro il 17 novembre per ogni territorio è necessario conoscere la lista degli immobili da sottoporre a sequestro. In raccordo con i prefetti ci muoveremo per mettere a disposizione le strutture, le attrezzature e le forniture indispensabili». La scorsa settimana il governatore Luca Zaia aveva sollecitato i direttori generali delle Usl a individuare centri idonei (80-100 stanze con bagno, meglio se singole, vicinanza agli snodi stradali, parcheggio, garanzia di vigilanza e magari un giardino interno) e ieri l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, ha lavorato tutto il giorno con il collega alla Protezione civile, Gian Paolo Bottacin, per produrre la lista richiesta ed evitare requisizioni. Le Usl hanno lanciato una manifestazione di interesse e alcune stanno già concludendo l’accordo, altre invece devono finire di esaminare le candidature arrivate. E’ il caso dell’Usl Dolomiti, al lavoro per scremare le offerte pervenute dall’intera provincia, mentre l’Usl Berica deve scegliere tra opzioni solo «cittadine».
L’Usl Polesana entro sabato vedrà se accettare o meno la proposta dell’Hotel Europa di Rovigo, invece al bando pubblicato dall’Usl Euganea hanno partecipato l’Hotel Eden e la Casa del Pellegrino di Padova, l’Hotel Augustus a Montegrotto e il Point Hotel di Conselve. L’Usl Veneto Orientale può scegliere fra tre alberghi di Jesolo e intanto l’Usl Serenissima ha siglato una convenzione con lo Staycity di via Ca’ Marcello, a Mestre, di recente costruzione, dotato di camere ampie, servizi igienici, angolo cottura o una piccola cucina. Le stanze più ampie potranno accogliere diverse persone, per esempio coniugi, magari con figli o altri familiari. La struttura è stata oggetto di «ripetuti e approfonditi sopralluoghi da parte del Servizio di Igiene». Ha già il suo Covid Hotel anche l’Usl Pedemontana: è Villa Zelosi, un ampio edificio di proprietà delle Canossiane di Bassano, in disuso da qualche tempo e riattivato apposta. Si parte con 13 posti letto dotati di servizi igienici privati per ogni camera, ma in caso di necessità sarà possibile ampliare l’accoglienza grazie alle ulteriori stanze disponibili. L’edificio sarà isolato e l’accesso verrà consentito su base volontaria e fino a tampone negativo. E’ previsto un sistema di sorveglianza h24, grazie al supporto delle forze dell’ordine e dei volontari dell’Associazione nazionale del Fante e di Cittadinanzattiva.
Infine l’Usl Marca Trevigiana attende il risultato della manifestazione di interesse, ma chiede 80 letti, ristorazione e sorveglianza, invece l’Usl Scaligera sta valutando le diverse candidature arrivate dalla provincia insieme a Federalberghi, che in effetti secondo il governo dovrebbe essere partner dell’iniziativa. Gli indennizzi ai proprietari degli hotel dovrebbero essere a carico dello Stato (50 euro al giorno a paziente in pensione completa), il personale sarà fornito dalle Regioni. «E invece la trattativa avviata a marzo si è interrotta proprio sul personale — rivela Marco Michielli, presidente di Federalberghi — noi eravamo pronti a mettere a disposizione una decina di hotel vicini agli ospedali principali e relativi portieri, chiedendo però che fossero le Usl a occuparsi degli operatori. E invece la giunta ha chiesto le strutture complete di dipendenti, che si sono rifiutati e l’accordo è saltato. Ora abbiamo proposto di arrivare a un compromesso: le Usl mettano a disposizione un medico specialista per albergo, che formi il nostro personale e faccia un passaggio al giorno — aggiunge Michielli —. E magari Croce Rossa e Protezione civile ci diano un aiuto».