Per il ministro per gli Affari regionali “non possiamo permetterci distinzioni. Serve unità massima”. Annuncia, dunque, la possibile impugnativa del Governo nei confronti delle ordinanze locali che allenteranno le restrizioni dell’ultimo Dpcm. Appello alle Regioni: “C’è una storia comune tra Stato e Regioni di otto mesi di duro lavoro e il rispetto doveroso per la memoria di oltre 37.700 persone scomparse che deve imporci un sostegno forte per il lavoro di medici e infermieri che non può essere macchiato da distinguo incomprensibili”.
Quotidiano sanita. “La difesa della salute e la protezione della vita per tutelare anche l’economia deve rimanere il nostro punto fermo”. Per questo, e in considerazione del fatto che il decreto Ristoro appena approvato “garantisce tempi rapidissimi e risorse adeguate”, il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, annuncia che “siamo pronti come Governo a impugnare gli eventuali provvedimenti che mettono a rischio la condizione sanitaria territoriale violando le norme varate a tutela di tutti”.
Un messaggio forte e chiaro nei confronti delle Regioni e PA che hanno già adottato misure meno restrittive del Dpcm, come nel caso di Trento e Bolzano, e di quelle che dovessero decidere di lasciare maggiore raggio di azione ad alcuni settori più colpiti dall’ultimo provvedimento del Governo, ad esempio ristorazione e spettacolo.
Il richiamo di Boccia è anche all’unità nazionale che ha caratterizzato maggiormente la prima fase dell’emergenza rispetto alla fase attuale. “C’è una storia comune tra Stato e Regioni di otto mesi di duro lavoro e il rispetto doveroso per la memoria di oltre 37.700 persone scomparse che deve imporci un sostegno forte per il lavoro di medici e infermieri che non può essere macchiato da distinguo incomprensibili”, dichiara nella nota.
Da qui l’“appello a tutte le Regioni, alle Province autonome e agli enti locali perché si mettano da parte le eventuali divergenze e si collabori al massimo per affrontare insieme anche questa fase così complessa. Non possiamo permetterci distinzioni né, a maggior ragione la sottovalutazione della condizione sanitaria del Paese. Serve unità massima”.