Una ricerca dell’Università di Gand, pubblicata da Expedition Med. Nella carne della cozze sono presenti frammenti di plastica, minuscoli anche se rilevanti.
Questo il messaggio di una ricerca dell’Università di Gand, diretta dal professor Colin Janssen e resa nota da Expedition Med, al momento impegnata nella consueta crociera di monitoraggio nel Mediterraneo.
Secondo Janssen e colleghi, tutto nasce dalle capacità delle cozze di assorbire e filtrare fino a 25 litri al giorno: così facendo, il mollusco assume anche particelle di plastica inferiori ad un millimetro.
L’inquinamento proviene soprattutto dai rifiuti, urbani (come i tessuti sintetici) ma anche industriali, come alcuni tipi di sapore. E, secondo Expedition Med, non va sottovalutato il peso dei sacchetti di plastica oxo-biodegradabile: ognuno di questi si frammenta in 1655 pezzi di plastica, con una superficie inferiore al centimetro quadrato.
Secondo l’indagine dell’Università, la plastica finisce nel guscio quanto nella carne, con una media di un frammento per grammo.
Expedition Med ha tentato di quantificare tale lavoro applicandolo alla Braderie: festa popolare di Lille, offre ai presenti grandi quantità di cozze, il cui consumo tocca le 500 tonnellate.
Allora, dato che la carne rappresenta il 30% del peso del mollusco, 500 tonnellate di cozze equivalgono a 150 tonnellate di carne, ovvero a 1.500.000 grammi e ad altrettanti microframmenti finiti negli stomaci dei partecipanti alla fiera.
Sull’argomento plastica si è espressa anche Legambiente: secondo un suo recente monitoraggio, il 97% dei rifiuti di grandi dimensioni (oltre 25 centimetri) sono costituiti da plastica (soprattutto borse per la spesa) e sono particolarmente concentrati nel Tirreno meridionale.
Matteo Clerici – newsfood.com – 14 settembre 2013