Letta bis fino al 2015; governo a termine per varare la legge di stabilità e voto a primavera; elezioni subito. Tutto dipende da cosa succederà nel PDL e se i dissensi diventeranno “scissione”. Senza dimenticare che Berlusconi, Maroni e Grillo (tutti tre favorevoli al voto immediato) avrebbero i numeri per stoppare qualsiasi nuovo governo.
Lo scrivevamo l’altro ieri. Le ipotesi di “scuola” per l’evoluzione della crisi sono tre. Una è quella di un “Letta bis” con il sostegno di Monti e Casini e di un pezzo di PDL che si stacca dalla neo Forza Italia, capeggiato magari dai cinque ex ministri pidiellini. Un esecutivo che potrebbe durare tranquillamente fino al semestre europeo di presidenza italiana (giugno-dicembre 2014) e forse anche oltre, caratterizzandosi come un inedito governo di “centro- sinistra” (PD, Scelta Civica, UDC e neo moderati ex PDL). Ma per formare un governo di questo tipo è chiaro che il numero degli ex berlusconiani dovrà essere nutrito e compatto. In altre parole ci dovrà essere una vera e propria “scissione” nel PDL/Forza Italia che sancisca la nascita di un nuovo potenziale gruppo di moderati più vicino al modello di partito centrista europeo che a quello berlusconiano.
La seconda ipotesi è quella di un “governo di scopo”, con orizzonti limitati alla prossima primavera e incaricato di fare la legge di stabilità e magari anche la riforma elettorale. Questa ipotesi appare quella più probabile nel caso in cui nel PDL non si consumi una vera e propria scissione ma una semplice “rottura” di percorso, con pochi o comunque limitati dissensi rispetto alla linea di Berlusconi e in ogni caso non tali da portare alla formazione di un vero e proprio neo gruppo parlamentare. Ci sarebbero quindi i voti per fare la manovra di bilancio (sulla legge elettorale le possibilità di riforma appaiono comunque poche viste le distanze tra le varie proposte) e poi andare al voto entro marzo/aprile. Magari con il “mattarelum” dopo la possibile sentenza di incostituzionalità del “porcellum” che la Corte potrebbe emettere a dicembre.
E poi c’è una terza ipotesi, quella di una possibile inedita maggioranza per andare a votare subito. Berlusconi, Maroni e Grillo hanno detto più volte che è meglio votare entro il 2013. Se l’inedito terzetto dovesse trovarsi (volutamente o meno) a marciare compatto verso l’obiettivo di elezioni immediate avrebbe la maggioranza parlamentare al Senato per stoppare qualsiasi ipotesi di nuovo governo e di proseguimento della legislatura. Senza dimenticare poi che, nel caso di elezioni a novembre, e cioè prima della sentenza della Corte sul “porcellum”, si andrebbe a votare con l’attuale legge elettorale che consentirebbe ai “capi” di tenere sotto controllo liste e candidati. Ma i tempi per tale ipotesi sono strettissimi e da calcolare con il calendario in mano.
A 24 ore di distanza dal discorso che il premier Enrico Lettafarà davanti al Senato e al quale dovrebbe seguire un voto di fiducia, quindi, ancora nessuno è in grado di sapere cosa accadrà e quale delle tre ipotesi sia quella più probabile. Al momento (martedì mattina) l’unica cosa certa sembrano i toni e i contenuti del discorso di Letta che chiederà la fiducia su un programma di medio lungo termine (semestre europeo come minimo), con proposte articolate ma non tranchant sulle tasse (rimodulazione dell’Iva nelle varie fasce, riforma dell’Imu e riduzione del cuneo fiscale per lavoratori e imprese) e sulle riforme costituzionali a partire dall’abolizione del bicameralismo perfetto, unite a una forte pressione sul Parlamento affinché sia riformata la legge elettorale.
Sul come reagiranno i parlamentari a tale discorso è però appunto ancora presto per dirlo.Tutto dipenderà da come si evolverà il dissenso emerso ieri nel PDL a partire dallo stesso segretario nazionale del partito Alfano e dagli altri quattro ormai ex ministri del Primo governo Letta. La riunione dei gruppi parlamentari con il presidente Berlusconi di ieri sera non ha sciolto i problemi. In realtà si è trattato di un incontro a senso unico con un solo intervento, quello del Cavaliere, e nessun dibattito. Secondo le cronache dei vari “retroscenisti” la tensione resta fortissima e gli ex ministri potrebbero anche decidere di votare la fiducia in dissenso con Berlusconi. Ma su quanti, senatori e deputati, potrebbero seguire “i magnifici 5” nessuno azzarda previsioni concrete, anche se la parola “scissione” campeggia in quasi tutte le cronache della giornata.
C’è poi chi pensa che le sorprese possano venire ancora una volta da Berlusconicon un ennesimo cambio di strategia che lo porterebbe a decidere di dare un po’ di ossigeno a Letta. Un salvataggio che (come e per quanto tempo è però difficile a dirsi) sembrerebbe più volto a tenere unito il partito che a salvare effettivamente il Governo. Ancora 24 ore e sapremo come andrà a finire.
Cesare Fassari – Quotidiano sanità – 1 ottobre 2013