Una perdita di 3 miliardi, a cui si aggiunge un altro miliardo di oneri riflessi, che vale oltre 23mila euro in meno in busta paga per ogni medico, di cui tremila solo per il mancato adeguamento dell’indennità di esclusiva. È questo l’effetto del blocco dei contratti fino a tutto il 2014. A meno che per l’ultimo anno il prossimo Governo non trovi una copertura diversa alla riduzione della spesa del pubblico impiego. A questo si aggiunge poi l’impatto negativo che la riduzione di stipendio avrà sulle pensioni e, soprattutto, il “danno” di avviare il rinnovo triennale del 2015 partendo da una massa salariale più povera, che porta necessariamente a un mancato recupero pieno del potere di acquisto. A fare i conti sugli effetti della spending review sul salario dei camici bianchi è il Centro studi Smi che analizza voce per voce, qualifica per qualifica, l’effetto dei tagli.
E in questa condizione il primo gennaio 2015 è la data che la dirigenza medica dovrebbe aspettare per vedere rivalutata la propria retribuzione se il prossimo Governo – come indicato dal Consiglio di ministri della scorsa settimana (v. www.24oresanita.com) – non troverà una «diversa copertura» al contenimento delle spese del pubblico impiego e dovrà applicare quindi la previsione della legge 111/2011, prorogando di un altro anno il blocco dei contratti. Con un effetto dirompente sulle buste paga dei medici che – secondo Gianfranco Rivellini, responsabile Centro Studi e ricerche del Sindacato medici italiani (Smi) autore dello studio pubblicato in esclusiva su Il Sole-24 Ore Sanità – perderebbero in media oltre 23mila euro a testa nel quinquennio.
La sterilizzazione dei contratti 2010-2012 ha annullato la prima finestra contrattuale che l’accordo del gennaio 2009 ha fissato con cadenza triennale. In realtà, spiega Rivellini, la dirigenza medica e veterinaria ha pagato molto di più in termini di perdita del potere d’acquisto
L’effetto finale dei provvedimenti citati si è tradotto in:
1. impoverimento economico medio di ciascun singolo dirigente (tetto retributivo al 31 dicembre 2010, blocco progressione per equiparazione e fasce indennità di esclusività);
2. prevedibile contrazione della massa salariale, sulla quale calcolare la prossima rivalutazione contrattuale nazionale, per il combinato disposto dei diversi provvedimenti legislativi sulla consistenza dei fondi aziendali, intaccati dal blocco del turn over e dalla riduzione delle posizioni dirigenziali apicali, tagliate e/o non sostituite;
3. disordine interpretativo da Regione a Regione e da azienda ad azienda circa le ricadute dei singoli provvedimenti di legge, relativamente a diversi istituti del contratto nazionale;
4. sostanziale paralisi della contrattazione aziendale, per effetto della sfasatura tra il decreto legislativo 27 settembre 2009, n. 150 e le disposizioni contrattuali in materia di relazioni sindacali e dei criteri applicativi, relativi alla retribuzione incentivante.
Secondo il modello proposto da Rivellini, il blocco contrattuale 2010-2014 comporterà una perdita secca media nel quinquennio di oltre 20mila euro. La rivalutazione del reddito annuo medio per dirigente, avrebbe dovuto passare da circa 75mila euro nel 2009 a oltre 82mila al 31 dicembre 2014. La perdita complessiva sui 5 anni è ingente, per effetto del trascinamento cumulato. A titolo esemplificativo, il solo mancato incremento annuo relativo al 2010, pari a 826 euro, comporterà una perdita retributiva di oltre 4mila euro sul quinquennio. Il modello simulato rende conto inoltre della perdita di oltre 3mila euro di rivalutazione dell’indennità di esclusività, nell’arco dei 5 anni considerati, per un totale di oltre 23mila euro di mancata rivalutazione complessiva del reddito medio della dirigenza medica e veterinaria.
La massa salariale al 31 dicembre 2014, sulla quale verrà calcolato il recupero pro capite medio annuo, inoltre, derivante dalle risorse fresche per aprire il triennio contrattuale 2015-2017, sconterà un mancato aumento di oltre 1 miliardo di euro, a causa del blocco 2010-2014. La rivalutazione nel quinquennio avrebbe infatti consentito un assestamento in 11.655 milioni di euro, a fronte dei 10.644 del dicembre 2009. Questo si tradurrà in un’ulteriore perdita di rivalutazione media degli stipendi, non inferiore al 10%, a partire dal 2015. Si aggiunga, sottolinea Rivellini, che la sterilizzazione contrattuale lunga cinque anni comporterà, stante il modello previsionale proposto, un risparmio cumulativo di finanza pubblica pari a circa 3 miliardi di euro, sui quali si deve aggiungere una riduzione degli oneri riflessi per un altro miliardo. Qualche soldo in meno per l’Inps, sicuramente una pensione più povera per medici e veterinari dirigenti.
Il Sole-24 Ore Sanità – 27 marzo 2013