La crisi dell’ippica non mobilita solo allevatori, allenatori, proprietari e fantini. A scendere ora in campo sono anche i medici veterinari incaricati Mipaaf che hanno annunciato l’inizio della propria mobilitazioneche si svilupperà attraverso iniziative coordinate “tendenti a rimarcare le difficoltà operative legate ai non più sostenibili esborsi e che non potranno escludere l’astensione completa dal proprio operato non solo per propria volontà”. A tal fine richiedono la piena solidarietà e sostegno di tutta la veterinaria nazionale.
Chiedono anche il pronto interessamento dei massimi vertici ministeriali all’individuazione di percorsi dirisoluzione “della dolorosa questione ippica, nell’interesse di tutti i cittadini italiani come realtà culturale, storica e di sportiva tradizione per le nuove e future generazioni”.
IL CONTESTO – Il grave momento in cui versano tutte le componenti del settore ippico “sovrasta e rende mortificante l’ulteriore e inderogabile necessità dei Medici Veterinari incaricati dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali a svolgere negli ippodromi tutte le procedure sui cavalli per quanto attiene l’identificazione, il benessere ed il controllo antidoping, di dover portare a pubblica conoscenza il non più sostenibile disagio economico e professionale derivante dal fatto che gli Uffici preposti descrivono come impasse burocratico – contabile l’impedimento di veder riconosciuto il pagamento dei nostri emolumenti a partire dall’anno 2012, incluso il lavoro di identificazione ai fini dell’Anagrafe degli Equidi dei puledri nati sempre nel 2012, lavoro che ci ha visti impegnati per mesi, fino a quello già maturato nel 2013”, affermano in una nota a firma del Dott. Giuseppe Grandi. Appare “impensabile che nell’epoca informatizzata che viviamo non sia possibile assolvere in tempi rapidi i conteggi puramente aritmetici, ovvero che non sia possibile uniformare i sistemi informatici di due strutture amministrative che si sono unificate: l’ex Assi con il Mipaaf. Appare non comprensibile che gli Uffici Centrali del Bilancio operino controlli su ogni singolo documento senza, in una così grave emergenza, operare anche a campione, così come previsto nelle loro funzioni, sul lavoro contabile svolto dagli Uffici competenti e preposti. Ci troviamo di fronte ad una burocrazia che non si fida di se stessa e la cui inefficienza si ripercuote solo sul lavoro che sostiene l’intero sistema”.
28 agosto 2013