La denuncia della Cisl: il mancato adeguamento dell’imposta all’inflazione durante il periodo 2007-2012 ha determinato un minor reddito disponibile. Nel periodo della crisi, considerato la perdita è del 5,83% o 1.040 euro di reddito. Intanto l’addizionale Irpef è salita del 31% dal 2010 e pesa per il 18% dei redditi
MILANO – Tra il 2007 e il 2012 i redditi degli italiani sono diminuiti quasi del 6 per cento, cioè hanno perso oltre mille euro di media. Lo denuncia la Cisl, che calcola gli effetti del cosiddetto “fiscal drag”, cioè il “drenaggio fiscale”: l’aumento della pressione di tasse e imposte in seguito alle dinamiche combinate di salari, inflazione e aliquote fiscali. Il sindacato calcola come i contribuenti abbiano perso per la precisione il 5,83% del reddito in sei anni, che diventa appunto il 6% se si guarda ai lavoratori più penalizzati, soprattutto dipendenti, con stipendi tra i 29 mila e i 50 mila euro annui. Secondo il sindacato, invece, sono stati solo “marginalmente sfiorati” quelli no tax area e i redditi oltre i 55 mila euro.
L’indagine della Cisl, che ha analizzato – con l’apporto del Dipartimento di Scienze per l’economia e l’impresa dell’Università di Firenze – i circa 2,7 milioni di 730 affluiti ai propri Caf, mostra come sia salito il reddito complessivo dei contribuenti tra il 2011 ed il 2012. Ma il contestuale aumento delle tasse, soprattutto delle addizionali comunali e regionali, aumentate in un anno del 6%, e rispetto al 2010 del 31,2%, ha annullato quasi del tutto il beneficio.
Il reddito medio complessivo è aumentato dell’1,6%, ma a questo hanno fatto seguito non solo l’aumento dell’imposta lorda ma anche le riduzioni dell’ammontare medio delle detrazioni per familiari a carico e quelle per tipologia del reddito. Non solo. “Molto forte è l’incremento
delle addizionali comunali e regionali. Il loro ammontare complessivo, nel 2012, è in media di 408 euro: in crescita di circa il 6% rispetto al 2011 e di oltre il 31,2% rispetto al 2010. Il contemporaneo aumento di Irpef e addizionali in proporzione maggiore rispetto ai redditi complessivi rende perciò quasi nullo l’incremento dei redditi disponibili 2012 rispetto agli anni precedenti: +1,22% sul 2011 e +1,51% sul 2012″, spiega ancora lo studio.
Se però si considera appunto il fiscal drag, nei sei anni della crisi economica la perdita complessiva è stata di oltre 1000 euro a testa. A questo si somma, per il sindacato, anche “l’insufficiente crescita del reddito reale” che non riesce a compensare l’aumento dell’imposta netta. L’analisi Cisl mette in evidenza anche la “maggior incisività” dell’Irpef, rispetto a Iva e Imu, sulle famiglie con redditi superiori a 15 mila euro lordi. Fra le diverse imposte, infatti, è l’Irpef quella che incide maggiormente sul reddito delle famiglie (17,6%); seguono l’Iva (8,7%) e l’Imu (poco meno dell’1%).
Il Sole 24 Ore – 13 novembre 2013