Cuneo fiscale, avanza il taglio anticipato al 2017. Poletti: «Lavoro stabile deve costare il 10% in meno dei rapporti a tempo». Dossier-Irpef, il nodo coperture
Con cautela, ma avanza. Il dossier sull’anticipo al 2017 del taglio strutturale del cuneo per dare più appeal al lavoro a tempo indeterminato, facendo leva sulla riduzione dei contributi previdenziali, è sotto la lente della cabina di regia economica di Palazzo Chigi. La tentazione è, risorse permettendo, di far scattare subito il piano con la prossima «Stabilità» senza prorogare di un altro anno la decontribuzione per neo-assunti in forma ancora più ridotta.
Un’ipotesi che sarebbe comunque in linea con l’obiettivo di alleggerire ulteriormente il peso delle tasse indicato da Matteo Renzi per concepire la prossima manovra di bilancio. E che consentirebbe di dare una spinta alla crescita attraverso la riduzione del costo del lavoro.
La conferma arriva dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: «Valuteremo in sede di legge di stabilità l’ipotesi di anticipare al 2017 un taglio strutturale del cuneo in modo da rendere meno costoso il lavoro a tempo indeterminato». Secondo Poletti «il lavoro stabile dovrebbe costare all’impresa un 10% in meno del lavoro a termine».
Ma il dossier-cuneo è in buona compagnia. Sui tavoli di palazzo Chigi ci sono almeno altri tre dossier caldi: una prima sforbiciata all’Irpef sempre nel 2017, evocata mercoledì sera da Renzi, la flessibilità in uscita per le pensioni e il pacchetto di misure di sostegno alle famiglie numerose. Anche nel caso in cui in autunno il Governo si trovasse nella condizione di poter utilizzare nuovi margini di flessibilità di finanza pubblica, non del tutto esclusi mercoledì dal Commissario Ue, Pierre Moscovici, il contemporaneo anticipo del taglio dell’Irpef e del taglio strutturale del cuneo sul lavoro stabile non appare compatibile con la necessità di proseguire comunque il percorso di riduzione del deficit e del debito pubblico. A meno di non voler congelare, almeno in parte, il taglio dell’Ires previsto per il 2017 e già inglobato nei tendenziali di finanza pubblica. Ma lo stesso premier mercoledì ha confermato che saranno tagliate le tasse sulle imprese.
Per onorare gli impegni presi con l’Europa e far scattare le misure su pensioni, famiglie e decontribuzione (oltre al taglio dell’Ires) servirebbero non meno di 12-15 miliardi (ai quali aggiungere le risorse legate all’obiettivo dei deficit nel 2017 all’1,8%), che però rischierebbero di essere insufficienti per altri interventi, come ad esempio quello sull’Irpef. Che nel caso di una nuova calibratura leggermente al ribasso delle aliquote del 27% (scaglione tra i 15mila e i 28mila euro) e del 38% (scaglione tra 28mila e 55mila euro) costerebbe circa 3-5 miliardi. Con un intervento per ridurre gli scaglioni Irpef dagli attuali 5 a 4 l’operazione costerebbe almeno 9 miliardi.
Da sciogliere anche il nodo famiglia. Ap insiste su un rafforzamento del bonus bebé e su misure per i nuclei numerosi. Il Pd, con un Ddl sottoscritto da 50 senatori, punta invece su una misura unica (contributo fisso di 150 euro al mese a figlio fino all’età di 18 anni) con il contestuale stop agli altri interventi esistenti (bonus bebé, assegni e detrazioni).
Quanto al cuneo, la necessità di alleggerire la pressione sulle aziende nasce dal fatto che, quest’anno, l’incentivo per i nuovi contratti a tempo indeterminato vale solo fino a dicembre, ed è comunque già più soft dello scorso anno: la decontribuzione è infatti passata da triennale e fino a 8.060 euro l’anno, a biennale entro un tetto di 3.250 euro l’anno. Lo scorso anno i contratti incentivati sono stati 1,5 milioni, e probabilmente si dovranno recuperare risorse in più rispetto alle stime fatte allora (nei tre anni il costo della decontribuzione “strong” si aggira intorno ai 19 miliardi). A?palazzo Chigi si stanno facendo i conti: l’eventuale proroga da gennaio 2017 a dicembre 2017 dell’incentivo dovrà comunque avvenire in modo ancora più soft (si parla di fissarla al 20-25%,intorno ai mille euro di decontribuzione per un solo anno). Il taglio strutturale del cuneo costerebbe di più: alcune stime tecniche parlano di un costo tra i 4 e i 6 miliardi con una sforbiciata di 6 punti (3 per il datore, 3 per il lavoratore).
Marco Rogari e Claudio Tucci – IL Sole 24 Ore – 20 maggio 2016