È destinato a scendere a meno di 5 miliardi il taglio delle tasse sui lavoratori dipendenti per gli ultimi 8 mesi del 2014. Che tradotto su base annua equivale a un alleggerimento del cuneo fiscale tra i 7 e gli 8 miliardi facendo leva su aumenti medi delle detrazioni Irpef di 80 euro mensili per le fasce più deboli. Un intervento inferiore all’obiettivo dei 10 miliardi annunciato dal Governo nelle scorse settimane.
Che sarà comunque rispettato a partire dal prossimo anno. Almeno sulla base di quanto emerge dalle ultime ipotesi di lavoro al vaglio del Governo. Al momento c’è un punto fermo: l’intera operazione sarà coperta da tagli strutturali di spesa. Ma dalla spending review per quest’anno dovrebbero essere recuperati non più di 4-5 miliardi. Di qui la necessità di limitare nella rimodulazione della curva delle detrazioni Irpef la platea dei beneficiari.
Una platea che potrebbe risultare leggermente ridotta ma solo per quest’anno. Anche se la scelta sul tipo di rimodulazione da effettuare non è stata ancora fatta. La parola definitiva spetta al premier Matteo Renzi. Che prima di pronunciarsi deve però attendere la stesura definitiva del Def. Il Documento di economia e finanza, tra l’altro, non conterrà soltanto il nuovo quadro macro-economico e il riferimento alle riforme su cui punta il Governo, ma includerà in dettaglio anche il piano di spending review al quale sono affidate le coperture del decreto taglia-tasse. Un provvedimento, quest’ultimo, che vedrà formalmente la luce soltanto dopo che sarà stato varato il Def. Il via libera di Palazzo Chigi al Documento di economia e Finanza e al Pnr (il Programma nazionale di riforme da inviare a Bruxelles) dovrebbe arrivare tra la fine della prima settimana di aprile e l’inizio di quella successiva. E comunque in anticipo rispetto alla scadenza del 15 aprile.
Solo a quel punto si saprà se il Governo sarà riuscito a integrare il sistema delle “coperture” con qualche voce aggiuntiva rispetto alla “spending”. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha escluso il ricorso a misure una tantum. Ma la partita sull’eventuale immediata utilizzazione di una fetta della minor spesa per interessi da effetto spread (almeno 1,5 miliardi su 2-2,5 ipotizzati) non sembra del tutto chiusa. E se questa strada si rivelasse agibile l’asticella del t aglio del cuneo per quest’anno potrebbe salire a quota 6 miliardi, ovvero circa 9 miliardi su base annua.
Nel caso in cui si optasse, come sembra, per una “riscrittura” della curva delle detrazioni Irpef si punterebbe, almeno per il 2014, a garantire gli 80 euro di aumenti mensili al mese ai lavoratori dipendenti che dichiarano al Fisco tra i 15 e i 20mila euro. Una fascia in cui si concentrano oltre 3,2 milioni di contribuenti. L’effetto delle maggiori detrazioni si potrebbe allora interrompere anche prima rispetto ai 55mila euro attuali. Sul tappeto resta ancora il nodo dei cosiddetti incapienti, ovvero di quei contribuenti che attualmente sono nella no tax area (sotto gli 8.000 euro) e che di conseguenza non beneficeranno di alcuno sconto Irpef. La scelta dell’esecutivo, al momento, sembrerebbe essere quella di agevolare chi produce reddito e non quello di introdurre un “bonus” a pioggia dagli alti costi e dagli effetti ridotti se non nulli per uno stimolo ai consumi.
Resta il fatto, comunque, che al di là delle ipotesi di lavoro fin qui avanzate i tempi stringono. Se il decreto non arriverà in tempi rapidi il rischio concerto è che i sostituti d’imposta non avranno i mezzi tecnici per erogare gli 80 euro promessi. A meno di uno slittamento.
Il Sole 24 Ore – 28 marzo 2014