Continuano le distorsioni delle filiere agroalimentari e nonostante gli interventi contro le speculazioni la situazione non cambia. Lo denuncia Coldiretti Veneto seriamente preoccupata in merito all’andamento dei prezzi della carne di coniglio: a fronte di un consumo stabile, con importazioni irrilevanti, i prezzi al produttore sono precipitati.
Lo rileva anche la CUN, la Commissione Unica Nazionale dei conigli vivi, istituitasi presso la Camera di Commercio di Verona proprio con il compito di definire anticipatamente la tendenza di mercato e i prezzi dei capi. L’insediamento del CUN era stato salutato da Coldiretti come il primo significativo passo verso una miglior organizzazione di un comparto molto frammentato: grazie ad un protocollo di intesa tra gli attori si sono seduti allo stesso tavolo produttori, trasformatori e la distribuzione. “Ma i furbetti hanno trovato spazio anche qui – afferma Coldiretti Veneto – tanto che all’allevatore viene riconosciuto solo il 10% del prezzo pagato dal consumatore finale. A distanza di tempo quanto riconosciuto all’agricoltore rimane ancora troppo basso e fermo alle quotazioni di di 5-6 anni fa, fra 1,50 e 1,80 euro a kg mentre i costi a carico dell’imprenditore agricolo sono raddoppiati. Il dito è puntato su quella parte che cede ai capricci della Gdo facendo cartello e portando i valori al di sotto della media, addirittura quella delle principali piazze europee. Il peso di questa situazione è sentito maggiormente dai cunicoltori veneti che rappresentano il 40% della produzione italiana. “Queste cifre non lasciano alcun margine di crescita per i produttori che negli ultimi anni si sono fatti carico di notevoli investimenti per restare sul mercato ed essere competitivi. “Le nostre aziende – conclude Coldiretti – soddisfano per intero il fabbisogno nazionale della carne di coniglio, un prodotto totalmente italiano e di qualità garantita, un settore del “made in Italy” da difendere con maggiore convinzione”.
19 aprile 2014