Si spalancano le porte della cucina per insetti, bistecche in provetta e carni di animali clonati. Il parlamento europeo, sempre rigido in materia alimentare, ieri ha concesso un generoso sì (359 favorevoli, 202 contrari, 127 astenuti) ai cosiddetti “novel foods”: i cibi del futuro che ci permetteranno — secondo i loro sostenitori — di inquinare meno e nutrirci meglio.
In questa categoria, secondo la nomenclatura di Strasburgo, rientrano “quegli alimenti che non venivano consumati in quantità significativa nell’Ue prima del 1997”, data del precedente regolamento. In pratica la lista dei nostri ingredienti si arricchirà di cibi con la struttura molecolare modificata artificialmente, sostanze prodotte da funghi, alghe o batteri, nuovi integratori alimentari o coloranti sintetizzati in laboratorio, nanomateriali (nutrienti di dimensioni inferiori a 100 miliardesimi di metro) o alimenti etnici usati in paesi diversi dall’Ue. Più che da allevamento e agricoltura, molti di questi prodotti usciranno dai laboratori. Si è convinti però che sfruttino meno risorse naturali (è il caso per esempio di insetti e bistecca sintetica) o siano più salutari. Fra i “nuovi cibi” pronti per l’ingresso sui mercati ci sarebbe per esempio un tipo di burro arricchito con fitosteroli e fitostanoli: sostanze di origine vegetale che ridurrebbero il colesterolo nel sangue.
Molti di questi ingredienti non hanno ancora ricevuto una piena luce verde riguardo alla loro sicurezza. E la legge di ieri — che deve essere ancora approvata dal Consiglio — prevede che gli stati membri o l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) si pronuncino per escludere rischi per la salute umana prima della commercializzazione. Nel caso della carne di animali clonati, poi, una nuova norma attualmente in discussione in Commissione potrebbe sostituirsi alla legislazione sui “nuovi cibi”.
Per quanto riguarda gli insetti, l’iter di valutazione è già avviato. L’Efsa ha pubblicato un rapporto sulla loro sicurezza per l’uomo all’inizio di ottobre. Il parere scientifico dell’Autorità non è ancora un completo via libera. Molto dipende, scrivono gli esperti che hanno sede a Parma, da mangimi e tecniche di allevamento usati per mosche, vermi, grilli e bachi da seta (i principali candidati a entrare nei nostri menù). In alcuni casi si raccomanda anche di rimuovere ali o zampe per evitare il pericolo di soffocamento. Ma nel complesso l’uso di insetti per scopi alimentari, sostiene sempre l’Efsa, ha la potenzialità di ridurre le emissioni di gas serra associate all’allevamento e di fornirci proteine di qualità.
Già la Fao (l’Organizzazione dell’Onu per il cibo e l’agricoltura) nel 2013, si era pronunciata a favore degli insetti per sfamare una popolazione lanciata verso quota 9 miliardi. E in Europa, anche se la maggior parte degli stati ha vietato il commercio di insetti per scopo alimentare, alcuni paesi non avevano atteso il nuovo regolamento dell’Ue. Nei supermercati inglesi è già possibile trovare buste di vermi, grilli e cavallette liofilizzati da sgranocchiare come patatine. In Olanda sono in vendita hamburger di insetti. In Belgio hanno prodotto una pasta spalmabile di vermi.
Che nessuno di questi prodotti abbia avuto un grande successo commerciale non stupisce. Secondo un sondaggio di Coldiretti diffuso ieri, solo l’8% degli italiani assaggerebbe un insetto (cibo usato correntemente da due miliardi di persone nel mondo). E lo stand di degustazione di grilli essiccati allestito all’Expo due giorni fa (con autorizzazione speciale del Ministero della Salute) era forse uno dei luoghi meno affollati della manifestazione di Milano. «Sono friabili, leggermente salati, con un sapore simile alle noccioline tostate» ha raccontato chi li ha assaggiati.
Sempre ieri l’europarlamento ha bocciato a stragrande maggioranza la proposta di lasciare ai singoli stati la decisione di autorizzare o meno l’importazione di cibi e mangimi Ogm. A differenza della coltivazione — dove ogni paese decide cosa piantare sul proprio territorio — la libertà nazionale di import avrebbe finito per spezzettare il mercato unico europeo, violando anche alcuni accordi internazionali.
Né le novità per la nostra alimentazione sono destinate a esaurirsi. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro che lunedì ha classificato le carni lavorate come cancerogene e le carni rosse come probabilmente cancerogene ha in programma altre revisioni scientifiche per l’anno prossimo. A maggio 2016 si discuterà se inserire fra le possibili sostanze cancerogene anche caffè, thè, mate e altre bevande bollenti. Il mate, se bevuto a temperature molto alte, è già considerato rischioso per il cancro della faringe.
Repubblica – 29 ottobre 2015