Roberto Giovannini. L’allarme lo lancia la Cgil: c’è il forte rischio che da giugno i dipendenti delle Province non prendano più lo stipendio, «visti i tagli della legge di Stabilità e i ritardi, lo stallo, nel ricollocare gli esuberi derivanti dalla legge Delrio», denuncia il responsabile Settori Pubblici della Cgil Michele Gentile. Una denuncia che per il ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia è «ovviamente assolutamente non vera».
Mentre per Gianclaudio Bressa, sottosegretario agli Affari regionali, la Cgil fa solo «allarmismo irresponsabile». Ma a sentire le Province, qualche ragione per tremare c’è: magari non a giugno, magari più in là, se Stato e Regioni non accelerano una serie di operazioni, non è affatto escluso che possano esserci problemi nei pagamenti degli stipendi.
Gentile nega intenti allarmistici: «Noi della Cgil – dice – saremmo i primi a essere contenti se tutto fosse a posto». Ma per colpa «dell’inerzia del governo, delle lentezze delle Regioni e dei tagli della legge di stabilità 2015», è possibile che tra qualche settimana in molte Province non ci saranno più i soldi per pagare i dipendenti. Mentre mancano tanti degli adempimenti indispensabili per trasferire il personale delle «semidefunte» Province in altre amministrazioni, intanto dal 31 maggio le Province dovranno rinunciare a un miliardo di entrate tagliate dalla Legge di Stabilità.
Il governo risponde a muso duro. «Non è vero – fa sapere il ministro Marianna Madia – i “provinciali” continueranno ad avere lo stipendio e un lavoro, come abbiamo sempre detto». Il sottosegretario Bressa assicura che «non c’è nessuna inerzia da parte del governo»: «la Legge Delrio si sta attuando – afferma – i provvedimenti previsti dalla Legge di Stabilità stanno trovando applicazione. Le Regioni stanno facendo la loro parte. Si sta realizzando la più grande riforma della pubblica amministrazione della storia della Repubblica. Un processo complesso che ha bisogno di tempo».
Tutto a posto, dunque? Non troppo, a sentire Piero Antonelli, direttore generale dell’Unione delle Province. Sugli stipendi di giugno, afferma, «bisogna vedere Provincia per Provincia». Ma certamente c’è un grosso ritardo nella tabella di marcia. Il governo ha deciso un taglio dei finanziamenti di 1 miliardo (scatta da fine maggio) motivato con il dimezzamento della spesa per il personale provinciale: questi «esuberi» devono essere trasferiti ad altre amministrazioni, o svolgere mansioni assunte dalle Regioni (che pagheranno gli stipendi). Ma per ora solo quattro Regioni virtuose (Liguria, Toscana, Marche e Umbria) hanno varato le leggi regionali necessarie. Il che significa che nella stragrande maggioranza dei casi il personale provinciale continua a restare in capo alle Province. Che da fine mese avranno (complessivamente) un miliardo in meno per pagarli. E dunque, conclude Antonelli, «per giugno non saprei dire. Ma se questa situazione perdura…»
La Stampa – 10 maggio 2015