L’aumento programma to dell’Iva, dal 1° luglio 2013, dal 21 al 22% potrebbe non essere scongiurato dal Governo Letta. La crescita del prelievo sull’acquisto di beni e servizi sarà molto rilevante a fronte del rallentamento del ciclo economico. Basta dare un’occhiata alla gamma dei prodotti di largo consumo sui quali si applicherà la nuova aliquota per farsi un’idea.
L’aliquota ordinaria destinata a crescere, nella seconda metà del 2013, dal 21 al 22% renderà più oneroso comprare tutti i beni non inseriti ufficialmente nelle tabelle allegate al Dpr 633: dai capi d’abbigliamento alle auto e alle moto.
ARTICOLI CORRELATIAbbigliamento e accessoriLa “fattura” diventerà più pesante per chi deciderà di cambiare il telefonino o il computer. Stesso discorso per chi proprio non può fare a meno di bibite gassate, di alcolici o di vino. Perfino svagarsi sarà meno conveniente, in quanto passano alla super-aliquota i tickets d’ingresso ai parchi divertimento, le lezioni impartite in corsi ed attività ricreative, i prodotti e i trattamenti di bellezza e la spesa per il parrucchiere. Dovranno assorbire l’incremento dell’Iva anche i gioielli, gli orologi e gli elettrodomestici. Più alte potrebbero essere, infine, le parcelle degli avvocati e quelle dei commercialisti visto che a subire la modifica di aliquota sarà anche la voce «servizi legali e di contabilità».
Con l’innalzamento dell’aliquota ordinaria al 22% l’Italia si avvicina al vertice della graduatoria continentale, un “avanzamento” certo poco gradito ai contribuenti-consumatori. In effetti, la direttiva 2006/112/Ue ha stabilito che gli Stati membri devono fissare l’aliquota Iva in misura pari almeno al 15 per cento. Ad oggi l’aliquota più alta è in Ungheria dove è stata introdotta un’Iva al 27%. Mentre, per esempio, in Danimarca e in Svezia c’è un’aliquota massima del 25% e in Romania al 24 per cento. Quattro paesi hanno invece portato l’Iva al 23% e sono: Irlanda, Polonia, Portogallo e Finlandia
Il Sole 24 Ore – 15 giugno 2013