Da otto anni combatte santoni, guaritori e truffatori di ogni specie: da Hamer a Gabriella Mereu, medico che tratta l’epilessia con la «Terapia verbale», cioè rimproverando chi ne soffre di essere solo un esibizionista. Salvatore Di Grazia, ginecologo dell’Usl 7 di Pieve di Soligo, con il suo blog «MedBunker» (5mila visite al giorno) e l’omonima pagina Facebook (30mila contatti), è ormai un paladino della verità scientifica.
«Ho aperto il blog quando sul web ho letto che un oncologo romano, Tullio Simoncini, radiato dall’Albo e già condannato per omicidio colposo e truffa, cura il cancro con il bicarbonato — racconta De Grazia —. Una signora in un video diceva di essere guarita così dal tumore alla vescica. In realtà era stata operata e seguita in ospedale, così ho scritto al sito che era una bufala e con mio grande stupore sono stato assalito e insultato da una massa di utenti infuriati, al punto da venire “espulso” dal portale. Mi si è aperto un mondo».
Cioè?
«Ho scoperto un’infinità di casi simili. Internet è un grande mezzo di comunicazione, ma diffonde anche molte assurdità ed è incredibile come la gente abbocchi. L’ultimo caso è quello di Giuditta Di Matteo, maestra di Cagliari che ha interrotto la chemioterapia per affidarsi al trattamento Gerson, basato su frullati, integratori e clisteri di caffè. È morta a 49 anni».
Se la gente si rivolge ai santoni forse la medicina ufficiale dovrebbe fare autocritica.
«Sì, soprattutto in tema di comunicazione tra dottore e malato, liste d’attesa, tempi sempre più stretti per le visite, in ospedale ridotti a 20 minuti a paziente. Ma non è colpa dei camici bianchi, bensì dell’organizzazione del sistema. Il medico inoltre non può promettere miracoli, quindi in un certo senso delude le aspettative, mentre le cure alternative regalano illusioni. E chi è disperato purtroppo le prova tutte».
Ci sono medici ufficiali che propongono strade «altre».
«È vero, conosco ospedalieri che di nascosto divulgano le teorie di Hamer. Dicono che sono solo consigli, la realtà è che lo fanno per soldi. Ma anche per ignoranza: bisognerebbe educare medici e pazienti ed esortare il nostro Ordine a intervenire. Invece non si fa nulla».
Che dice ai pazienti che abbracciano le cure alternative?
«Io non giudico nè condanno nessuno. Ho provato per anni a dissuaderli, ma si offendono e ti aggrediscono. Sono proprio convinti di ciò che fanno e non serve a nulla rassicurarli: anch’io mi curo con le terapie che propongo a te. I truffatori sono furbi, sfruttano l’ingenuità e la disperazione. Dicono al malato, ed è il caso di Hamer, che se le sue condizioni si aggravano è segno di miglioramento, perché il corpo si sta disintossicando. Oppure lo incolpano: se la cura non funziona è perché lui non ci crede fino in fondo».
Ci sono dei «pentiti»?
«Sì, ma sono mosche bianche. E arrivano in ospedale in condizioni disperate, quasi di altri tempi. Eppure chi si salva difende a oltranza il santone di turno, perché ha regalato un’illusione. Una donna con il cancro al seno è morta perché caduta nella rete di un guaritore che quattro ore a settimana la faceva entrare in un sarcofago di alluminio, in teoria liberatore di energie cosmiche miracolose».
Che differenza c’è tra la cura Di Bella e queste follie?
«Sono gli estremi del medesimo problema. La verità è una sola: se una cura non ha una base scientifica è una truffa. Anche la Di Bella, anche Stamina. Nemmeno l’omeopatia ha una base scientifica, non c’è prova che i farmaci omeopatici funzionino davvero. Inoltre chi apre le porte dell’omeopatia prima o poi tende a rivolgersi ad altre pratiche alternative».
Sembrano quasi sette.
«È un mondo a parte. Chi ci entra pensa che i medici complottino contro i malati e quindi siano i cattivi. La medicina alternativa c’è sempre stata ma oggi è più diffusa perché c’è molta sfiducia e diffidenza nelle istituzioni, il che agevola l’irrazionale, nonostante chi rifiuti la scienza abbia una cultura medio-alta. E sia benestante: i santoni costano, non sono filantropi».
È una sconfitta per chi dedica la vita a salvarne altre?
«Per un medico è frustrante. Parti con le migliori intenzioni, sei convinto di poter salvare il mondo e ti chiedi perché capiti questo. L’unica risposta è che l’umanità è varia» .
Il Corriere del Veneto – 13 settembre 2016