Previdenza. Via libera alla riforma dell’Enpam dal Governo Dal 2018 medici in pensione al compimento dei 68 anni La riforma pensionistica dell’Enpam è stata definitivamente approvata.
I ministeri del Lavoro e dell’Economia hanno riconosciuto che l’ente previdenziale dei medici e dei dentisti ha una sostenibilità a oltre 5o anni, come richiesto dal decreto Salva Italia. «La barca è finalmente in porto e siamo i primi ad arrivare», scrive in una nota il presidente della Fondazione Enpam, Alberto Oliveti. «È un grande risultato, che non è stato facile raggiungere. Abbiamo ripartito il sacrificio – aggiunge – nella maniera più equa possibile. In termini previdenziali siamo stati molto prudenti. Superato questo stress test,gli ulteriori avanzi che scaturiranno da questa prudenza andranno ai giovani». La riforma dell’Enpam prevede un graduale adeguamento alle nuove aspettative di vita: a partire dal 2013 l’età del pensionamento ordinario di vecchiaia sarà di 65 anni e 6 mesi e aumenterà di un semestre all’anno fino a raggiungere i 68 anni nel 2018. Non ci sarà, invece, alcun aumento di contributi fino al 2015, anno in cui è previsto lo sblocco delle convenzioni, il contratto nazionale dei medici convenzionati. La Fondazione Enpam- spiega la nota – è stato il primo ente previdenziale privato a mettersi in regola consegnando le sue riforme la scorsa primavera. Nella lettera di approvazione, il ministero del Lavoro ha dato atto di aver ricevuto «esauriente risposta» alle richieste formulate dalle autorità vigilanti. I conti fatti per il prossimo mezzo secolo dimostrano che la Fondazione sarà in grado di pagare le pensioni pur incrementando costantemente il patrimonio. Nei giorni scorsi l’Enpam aveva ribadito il suo “no” alla svendita del patrimonio che secondo i criteri ipotizzati dal Governo, «ci costringerebbe – si legge in una nota – a tagliare le pensioni future degli oltre 35omila medici e dentisti attivi in Italia. E a patirne sarebbero soprattutto i giovani. Gli immobili sono stati acquistati con i contributi previdenziali versati da centinaia di migliaia di medici e dentisti e servono a garantire il pagamento delle loro pensioni: per questo non possiamo permetterci di fare svendite».
Il Sole 24 Ore – 16 novembre 2012