Quest’anno per la prima volta, il Ministero della Salute ha emanato a livello nazionale un Piano di sorveglianza e risposta all’encefalite virale da zecche e altre arbovirosi e hantavirus non sottoposti a specifici piani di sorveglianza e risposta – 2017 . Il Piano è stato trasmesso agli Assessorati alla Sanità delle Regioni e per conoscenza anche agli Istituti Zooprofilattici Sperimentali.
L’encefalite virale da zecche (tick-borne encephalitis – TBE) è una malattia infettiva virale che colpisce il sistema nervoso centrale e può causare sintomi neurologici prolungati e, in alcuni casi, la morte. Le zecche, e in particolar modo Ixodes ricinus, possono trasmettere l’infezione, che si può contrarre più raramente anche per via alimentare, attraverso il consumo di latte e latticini non pastorizzati.
Le zecche vivono in habitat forestali, soprattutto nei boschi decidui, nel sottobosco, nelle radure e nelle zone di transizione fra foresta e prati, ed attendono l’arrivo dell’ospite sui fili d’erba o sui cespugli.
La TBE è considera un crescente problema di sanità pubblica in Italia, in Europa ed in altre parti del mondo ed a livello europeo è notificabile dal 2012.
Gli ultimi dati pubblicati dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie indicano che le aree endemiche sono in via di espansione. Nel 2014, i paesi che hanno riportano il maggior numero di casi di encefalite da zecche sono stati: Austria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Svezia. Le persone più colpite hanno un’età superiore a 45 anni, e sono di sesso maschile.
Nelle aree endemiche le persone che conducono attività all’esterno, sia per motivi ricreativi o occupazionali (pescatori, cacciatori, campeggiatori, persone che si dedicano alla raccolta di funghi e altri prodotti del sottobosco, forestali, allevatori, forze dell’ordine) sono considerate a maggior rischio di contrarre l’infezione attraverso il morso delle zecche.
In Italia la maggior parte dei casi si verifica fra aprile e ottobre, con un picco nei mesi di giugno e luglio, nondimeno sono stati riscontrati casi anche a dicembre e gennaio, sebbene in numero molto minore.
Gli obiettivi del piano di sorveglianza e risposta sono:
- individuare precocemente i casi umani per adeguare le misure di sanità pubblica (attività di prevenzione e risposta);
- garantire il trattamento corretto dei casi;
- prevenire e controllare eventuali focolai epidemici precocemente.
Il Piano si basa su due linee di intervento: sorveglianza dei casi umani e prevenzione che include sia la vaccinazione che la comunicazione del rischio.
Il Piano, inoltre, prevede la segnalazione dei casi umani di alcuni arbovirus, fra cui il Virus Toscana trasmesso dai flebotomi, il Virus Crimea Congo Haemorragic Fever trasmesso dalle zecche, il Virus dell’Encefalite Giapponese e il Virus della Rift Valley Fever trasmessi dalle zanzare. e hantavirus trasmessi da roditori selvatici e domestici.
Il virus trasmesso dalle zecche infetta diversi animali, selvatici o domestici, fra cui roditori, caprioli, ovini, caprini che contribuiscono al mantenimento del ciclo di trasmissione dell’infezione, si legge nella circolare che accompagna il Piano. I cani sono considerati altamente suscettibili all’infezione da virus della TBE, anche se le manifestazioni cliniche sono rare. Tuttavia, quando si manifestano, le forme cliniche possono essere gravi e spesso fatali, caratterizzate da febbre, alterazioni del comportamento, paresi facciale, nistagmo, disfagia dovuta a interessamento talamico, cerebrocorticale e del tronco cerebrale.
La sieropositività in un cane indica che anche il proprietario molto probabilmente è stato esposto al rischio di infezione, inoltre è stato segnalato che è in aumento il numero di cani infetti da TBE provenienti da aree precedentemente non infette. Gli uccelli, molto probabilmente, contribuiscono a trasportare passivamente zecche infette anche a notevole distanza durante le loro migrazioni.
La zecca Ixodes ricinus è la più diffusa in Europa e trasmette diversi agenti virali e batterici di grande importanza medica e veterinaria, tra i quali il virus della TBE.
L’habitat di Ixodes ricinus si è notevolmente ampliato negli ultimi decenni: recentemente, la specie può essere trovata in aree più settentrionali dell’Europa e a quote più elevate di qualche decennio fa. È presente nei boschi decidui, nel sottobosco e sui bordi dei sentieri dove trova un microclima fresco e umido, in attesa del passaggio di un ospite (animale o persona).
Tuttavia, per effetto del cambiamento dell’uso del suolo (spazi verdi nelle città) e della gestione della fauna selvatica, le zecche sono presenti anche in siti urbani e peri-urbani in molti paesi europei.
L’Ixodes ricinus può parassitare più di 237 specie di animali selvatici o domestici, che contribuiscono al mantenimento del ciclo di trasmissione dell’infezione da virus della TBE.
Consulta:
- Piano di sorveglianza e risposta all’encefalite virale da zecche e altre arbovirosi e hantavirus non sottoposti a specifici piani di sorveglianza e risposta – 2017
- scheda su Ixodes ricinus
Fonte: Ministero della Salute – 2 agosto 2017