Come lo stesso Carlo Cottarelli ha prudentemente ripetuto più volte. E il governo ha detto che per il momento le pensioni non si toccano, al massimo si può cominciare a fare un ragionamento politico su un contributo di solidarietà che potrebbe arrivare nel 2015. Ma sulla previdenza il rapporto del commissario alla s pending review è ricco di proposte.
Né poteva essere diversamente visto che «sarebbe stato difficile ignorare un settore che vale 270 miliardi di euro l’anno», come lui stesso ha ricordato.
Il contributo temporaneo sulle pensioni più elevate è il primo punto del capitolo dedicato alla previdenza e del resto lo stesso Matteo Renzi ne aveva parlato più volte prima di diventare presidente del Consiglio. L’intervento dovrebbe «esentare l’85% dei pensionati» e servirebbe per finanziare la fiscalizzazione degli oneri sociali sui nuovi assunti, cioè il taglio del cuneo fiscale per i giovani con un meccanismo indiretto di solidarietà generazionale. Nella lista c’è poi una «maggiore deindicizzazione delle pensioni a partire dal 2015», cioè un’ulteriore frenata nell’adeguamento degli assegni al costo della vita. E poi ancora un limite alle pensioni di reversibilità, quelle che spettano al coniuge superstite, con una riduzione della percentuale di conversione graduata a seconda di una serie di fasce di reddito. In questo caso sarebbero salve le reversibilità già in pagamento, mentre la riduzione dell’assegno scatterebbe solo per i nuovi trattamenti. Tra le proposte c’è anche la revisione delle pensioni di guerra che oggi costano 1,5 miliardi di euro l’anno e che «nella maggior parte dei casi riguardano superstiti di vittime della seconda guerra mondiale».
Mettendo insieme tutte queste misure, il rapporto Cottarelli prevede un risparmio possibile di 7,6 miliardi di euro in tre anni. Anche in questo caso l’impatto sarebbe crescente nel tempo: 1,8 miliardi quest’anno, ma il governo dice che non se ne parla, poi 2,4 l’anno prossimo e 3,4 nel 2015.
Il commissario Cottarelli chiude il capitolo con una serie di grafici che motivano l’intervento. Oggi la spesa per pensioni è molto più alta in Italia che nel resto d’Europa: il 15,6% del Prodotto interno lordo contro il 14,3% della Francia, il 13,4% della Grecia, l’11,5% della Germania, dove la previdenza integrativa è molto più sviluppata che da noi. Non solo. Perché nel rapporto Cottarelli sottolinea anche come «una quota elevata delle pensioni viene risparmiata» e «su quasi tutte le classi di reddito il risparmio delle famiglie con pensionati è elevato». Tutte le misure ipotizzate hanno suscitato proteste da più parti. Materia sensibile, per ora accantonata.
L. Sal. – Corriere della Sera – 20 marzo 2014