di Luciano Costantini. Gianpiero D’Alia smentisce. Anzi no. «Non ci saranno licenziamenti nel pubblico impiego», puntualizza il ministro della Funzione Pubblica. Nessuno, infatti, ha mai parlato di licenziamenti, ma solo di esodi volontari, mobilità e prepensionamenti. Precisa D’Alia: «I numeri non li abbiamo, però la spending review comporterà eccedenze di personale di circa 108.000 unità». Cioè poco più della metà di quelle immaginate in base ad un primo, discreto monitoraggio, sull’apparato statale. Alla fine, evidentemente, i numeri potranno scendere, ma anche salire. Niente tagli traumatici, ma esuberi confermati. Nella sostanza, se non nelle cifre.
Lo staff del dicastero della Funzione Pubblica dovrà procedere ad una dettagliata revisione delle piante organiche prima di dare gambe ad un possibile piano per la riduzione del personale. Ma il percorso del governo si prospetta in salita ed irto di difficoltà perché le organizzazioni dei lavoratori hanno già provveduto a scatenare il classico fuoco di sbarramento: i dipendenti da sette anni non vedono un euro in più nelle buste paga; sono costretti ad accettare il blocco degli stipendi per tutto il 2014; dovranno attendere almeno 24 mesi (media temporale certificata dall’Istat) per ottenere i rinnovi.
BLOCCO TOTALE
Risultato finale, quasi un decennio di attesa per avere qualche decina di euro di aumento. Salvo possibili accordi di secondo livello che potrebbero produrre incrementi pagati con la maggiore produttività. In questo scenario, intercettare una via che conduca al traguardo di una intesa generale è assai difficile. Cisl, Cgil e Ugl diffidano l’esecutivo a non commettere passi falsi con iniziative unilaterali. Una riduzione di 200.000 dipendenti sarebbe «insopportabile» sia a livello sociale che di funzionamento della macchina statale. Da qui la prudenza del governo che sta pensando di rinviare a tempi migliori eventuali sforbiciate sugli organici. «Penso che non sarà un autunno caldo e che il confronto con il sindacato sia necessario – spiega D’Alia – e scatterà in autunno. I duecentomila prepensionamenti? Questi numeri non li abbiamo. Ci sono varie ipotesi allo studio che potremo confermare solo dopo una verifica condivisa in Consiglio dei ministri. Ciò che possiamo dire con certezza è che stiamo lavorando ad un piano di riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni che prevede l’abbattimento di una serie di spese. E che stiamo cercando di individuare risorse per finanziare la contrattazione di secondo livello». Il ministro spiega che intanto si stanno applicando le norme sulla spending review: «Comporteranno eccedenze di personale per circa 108.000 unità, per il 50% saranno riassorbite con procedure di mobilità, per l’altro 50% attraverso l’esodo volontario per quella parte di personale che è in possesso dei requisiti per andare in pensione secondo le norme precedenti alla riforma Fornero».
Il Messaggero – 14 agosto 2013
D’Alia: 7mila tagli ma nessun licenziato. Due anni in più per pensionamenti con requisiti pre-Fornero?
Il Governo è impegnato ad applicare le norme previste dalla spending review sul pubblico impiego, con la gestione di circa 7-8mila eccedenze di personale nelle amministrazioni statali. Due le strade che saranno percorse, ha spiegato ieri il ministro della Pa e la Semplificazione, Gianpiero D’Alia: metà delle eccedenze «saranno riassorbite con procedure di mobilità verso altre amministrazioni», l’altra metà «attraverso il cosiddetto esodo volontario per quella parte del personale che è in possesso dei requisiti per andare in pensione secondo le norme precedenti la riforma Fornero. Questo è già previsto e queste sono le procedure».
Insomma non c’è alcun rischio di passare da una gestione morbida degli esuberi ai licenziamenti. «Nessuno ne ha mai parlato né dentro né fuori del governo e non capisco la ragione per la quale ci sia qualcuno che voglia ingenerare questo tipo di opinione» ha chiarito D’Alia, smentendo formalmente l’esistenza di un piano per 200mila prepensionamenti («è una notizia non vera»).
L’intervento dell’Esecutivo, previsto con un decreto ancora in fase di elaborazione, dovrebbe passare per una proroga dei termini ormai scaduti per la gestione degli esuberi generati dai tagli alle dotazioni organiche (articolo 2 del dl 95/2012). Nuove date sono indicate per la comunicazione delle cessazioni dal servizio, per la dichiarazione degli esuberi e per il possibile riassorbimento in altre amministrazioni dei cosiddetti «dipendenti in soprannumero».
Si punterebbe, poi, ad un allungamento di due anni (dal 31 dicembre 2014 al 31 dicembre 2016) della possibilità di pensionamento con i vecchi requisiti, misura che verrebbe accompagnata da obblighi più stringenti per le amministrazioni di procedere alla cessazione dei contratti quando uno dei requisiti per il pensionamento sia maturato. A queste misure se ne aggiungono altre per consentire un parziale assorbimento del personale precario tramite concorsi riservati a chi abbia cumulato almeno tre anni di contratti a tempo determinato negli ultimi cinque anni. Mentre la validità delle graduatorie degli ultimi concorsi per assunzioni full time sarebbe prorogata fino al 31 dicembre 2015.
Se il testo verrà confermato in questo modo si potrà procedere a un parziale svecchiamento del personale in servizio, un fenomeno che è conseguenza di lunghi anni di blocco del turn over che ha accompagnato lo stop al rinnovo dei contratti.
Secondo l’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, l’effetto congiunto dei due blocchi ha determinato il passaggio da circa 3.650.000 dipendenti pubblici del 2006 ai 3.350.000 attuali, con un calo occupazionale di circa 300mila unità, mentre la massa retributiva si è stabilizzata nel 2010 ed ha cominciato a ridursi dall’anno successivo, cumulando sino al 2012 una diminuzione di poco inferiore al 5%, corrispondente a quasi 6 miliardi di minor spesa nominale.
In vista delle determinazioni che verranno prese dal Governo il ministro ha parlato di un «necessario» confronto con i sindacati, con i quali bisogna aprire un canale di dialogo «sulle priorità», nella speranza che sui temi del pubblico impiego non si vada ad un «autunno caldo». Una prospettiva che non convince però la Lega che, con il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, ha chiesto in una nota di procedere con i licenziamenti: «Sbaglia il ministro Gianpiero D’Alia quando dichiara, a fronte di un’eccedenza di personale per circa sette o ottomila unità, che nessuno verrà licenziato. Cogliamo invece l’occasione al volo e licenziamo immediatamente tutti coloro che si sono dimostrati “fannulloni” nella pubblica amministrazione, recuperando così una parte delle risorse per coprire l’abolizione dell’Imu e l’aumento dell’Iva».
Il Sole 24 Ore – 14 agosto 2013