Nei due decreti legge pubblicati oggi nella Gazzetta ufficiale n. 304 del 30 dicembre 2013, sono venute meno molte delle norme riguardanti la sanità, previste dal decreto “Salva Roma” ritirato dal Governo dopo le polemiche sui troppi emendamenti fuori tema. Venerdì scorso il Cdm aveva varato un nuovo decreto che ricomprendeva alcune delle misure del Salva Roma e le proroghe di norme in scadenza.
Ma ieri, il presidente della Repubblica aveva firmato due decreti legge, di fatto spacchettando quello approvato venerdì dal Governo. In particolare uno riguardante “Disposizioni di carattere finanziario indifferibili finalizzate a garantire la funzionalità di enti locali, la realizzazione di misure in tema di infrastrutture, trasporti ed opere pubbliche nonché a consentire interventi in favore di popolazioni colpite da calamità naturali” e l’altro “Proroga di termini previsti da disposizioni legislative”.
Alla lettura dei due decreti, a parte la proroga della riforma del sistema di remunerazione della filiera distributiva del farmaco, si nota tuttavia l’assenza sia delle misure riguardanti il divieto pubblicità e di utilizzo e delle sigarette elettroniche, con o senza nicotina, in tutti i luoghi pubblici (previsto dal Salva Roma), sia la proroga ad ottobre 2014 per tutti gli accreditamenti provvisori delle strutture sanitarie, socio sanitari e termali (anche’essa prevista dal Salva Roma).
In particolare, quest’ultima norma, prevedeva che anche il commissariamento per le Regioni inadempienti nel caso di mancato accreditamento definitivo entro il limite temporale previsto.
Le proroghe
Fra i commi. Bilanci dei Comuni a marzo, divieto di incrocio giornali-tv Salta la sterilizzazione dell’aumento dell’Iva sul prezzo delle sigarette
Il decreto di fine anno si fa in due. Da una parte il cosiddetto “milleproroghe” con il differimento di circa 60 termini in scadenza a fine anno e che spaziano dalla sospensione degli sfratti per le categorie disagiate al rifinanziamento della social card, dalle misure per il pubblico impiego alla consueta proroga a marzo dei bilanci dei comuni; con uno spazio ad hoc riservato anche ai revisori dei conti e alle emergenze delle calamità naturali, più o meno recenti (c’è anche il sisma del 1981). Dall’altra parte ci sono le disposizioni definite «di carattere finanziario indifferibili» tra cui spiccano quelle del cosiddetto decreto “salva-Roma” (fatto decadere dal Governo), lo slittamento al 1? luglio 2014 del nuova web-tax, la possibilità per gli organi istituzionali, in primis Camera e Senato, di recedere dai contratti di locazione (i cosiddetti “affitti d’oro”) entro il 30 giugno e non più entro fine 2014, nonché la possibilità per gli alluvionati della Sardegna di pagare i tributi sospesi senza applicazione di sanzioni e interessi tra il 24 gennaio e il 17 febbraio 2014.
A spacchettare le misure approvate dal Governo venerdì scorso è stato il capo dello Stato per scongiurare già in partenza l’approdo in Parlamento di un decreto omnibus, particolarmente eterogeneo e con non pochi rischi sul piano costituzionale per alcune delle norme recuperate in extremis dal decreto “salva-Roma”. I due provvedimenti dopo il via libera del Colle sono approdati sulla Gazzetta Ufficiale di ieri e da oggi sono in vigore.
Nel lungo lavoro di “omogeneizzazione” dei due decreti legge sono rimasti al palo alcuni interventi annunciati di particolare rilievo come quello sulle sigarette elettroniche e la sterilizzazione dell’aumento Iva sul prezzo delle sigarette, nonché l’allentamento del patto di stabilità per Venezia (si vedano i servizi a pagina 4).
Tra gli ingressi dell’ultima ora nel decreto milleproroghe, invece, si segnala il rifinanziamento della social card con 35 milioni di euro per l’esercizio 2013, così come la proroga del contratto del servizio integrato della carta acquisti, sottoscritto il 24 marzo 2010, almeno fino al perfezionamento del contratto con il nuovo gestore.
Per le imprese colpite dal sisma dell’Emilia che hanno chiesto il finanziamento garantito dalla Cdp per il pagamento dei tributi sospesi, viene prevista la proroga di un anno, rispetto alla durata massima originariamente prevista, della restituzione del debito per la quota capitale al 1?gennaio 2014, comprensivo della rata non corrisposta alla scadenza del 31 dicembre 2013.
Confermata la proroga non generalizzata della sospensione degli sfratti per le categorie disagiate. Una sospensione fino al prossimo 30 giugno dei provvedimenti di rilascio degli immobili per finita locazione nei confronti di soggetti con reddito annuo inferiore a 21mila euro e residenti in comuni capoluogo di provincia.
Nel pacchetto di proroghe sulle calamità vanno registrati: il differimento, fino al prossimo mese di luglio, delle funzioni del capo della Protezione civile per far fronte al naufragio della Costa Concordia; la proroga dei poteri al commissario ad acta per il lontano terremoto del 1981 della Campania, Basilicata, Calabria e Puglia; la slittamento fino a marzo per l’attività liquidatoria del commissario del terremoto dell’Abruzzo e della vigilanza dell’esercito a L’Aquila.
Trovano posto nel nuovo decreto legge 30 dicembre 2013 n. 150 anche le regole per l’accesso all’albo dei revisori contabili da parte dei dottori commercialisti, il differimento del divieto di acquisizione di partecipazioni in imprese editrici di giornali quotidiani per i soggetti che esercitano l’attività televisiva in ambito nazionale con ricavi superiori a quelli fissati dalla legge. Mentre per far fronte alle esigenze della regione Campania fino al 30 giugno 2014 si consente agli impianti di compostaggio nazionali di aumentare la propria capacità ricettiva e di trattamento dei rifiuti.
Per inviare all’Inps il certificato di gravidanza in via telematica, invece, si dovrà attendere almeno fino al 22 marzo, nuovo termine entro cui Lavoro ed Economia dovranno scrivere le regole (il decreto era previsto per il 22 dicembre).
Tra le altre proroghe da segnalare anche quella che consente alle regioni di non perdere i finanziamenti concessi per l’adeguamento dell’edilizia scolastica, in virtù del contenzioso in atto sulla ripartizione delle risorse. Per superare l’impasse legale viene prorogato il termine di affidamento dei lavori per la messa in sicurezza delle scuole, con particolare riferimento alla bonifica di quegli edifici dove è stata riscontrata presenza di amianto.
Napolitano firma i due decreti di fine anno: rinviati affitti d’oro e tassa su Internet. Contro il lavoro sommerso multe su fino a 10 volte
Due mesi fa era stato il sottosegretario al Lavoro, Carlo Dell’Aringa, a dire che la crisi riguarda anche il sommerso: «Abbiamo dei segnali in questo senso – aveva osservato – e se il “nero” manda a casa le persone non c’è incentivo che tenga». Una ritirata che il governo vuole accelerare, visto che ha deciso di aumentare fino a dieci volte le sanzioni per chi non rispetta le norme sul lavoro. La stretta non arriva con il decreto «milleproroghe», spacchettato in due provvedimenti firmati ieri dal capo dello Stato. Ma con un altro decreto legge, quello approvato lo scorso 13 dicembre che costruisce i primi pezzi di «Destinazione Italia»: il piano per attirare gli investimenti esteri. Un testo passato finora inosservato, anche perché pubblicato in Gazzetta ufficiale dieci giorni dopo, l’antivigilia di Natale.
Le «misure di contrasto al lavoro sommerso e irregolare» sono state inserite all’ultimo momento all’articolo 14, nella convinzione che tra i tanti mali del lavoro nero c’è anche quello di distorcere la concorrenza, scoraggiando chi vuole investire regolarmente nel nostro Paese. Qualche esempio: le sanzioni per chi assume lavoratori in nero passano, per ogni dipendente, da una forchetta compresa tra un minimo di 1.500 e un massimo di 12 mila euro a una che va da 1.950 e 15.600 euro. Sale da 1.500 a 1.950 euro la «multa» che segue la chiusura dell’attività se ad essere in nero è più di un terzo dei lavoratori. Si moltiplica per dieci la sanzione per mancato rispetto dei riposi settimanali: andava da un minimo di 130 ad un massimo di 780 euro, passa da un minimo di 1.300 ad un massimo 7.800 euro. Stesso maxiaumento quando a non essere osservati sono i riposi giornalieri: prima si andava da un minimo di 25 ad un massimo di 100 euro, ora da 250 a mille. I soldi in più che arriveranno dalle sanzioni saranno destinati al pagamento delle indennità degli ispettori del ministero e, più in generale, ad una «maggiore efficacia della vigilanza in materia di lavoro». Più controlli, in sostanza. Anche perché il ministero del Lavoro viene autorizzato ad assumere altri 250 ispettori. Ma l’Aniv – Associazione nazionale degli ispettori di vigilanza, che raggruppa quelli dell’Inps – ha molti dubbi sulla costituzionalità della norma: «Destinare i maggiori introiti alle stesse persone che comminano le sanzioni – dice il presidente Fedele Sponchia – è una norma scioccante sul piano etico e credo possa configurarsi come un conflitto di interessi che mette a rischio l’imparzialità dell’azione della pubblica amministrazione».
Dopo la pausa di Natale il decreto comincerà il suo percorso in Parlamento per la conversione in legge. Come i due decreti firmati ieri da Napolitano, uno sulle proroghe l’altro che recupera un pezzo del «salva-Roma» che il governo aveva deciso di lasciar decadere dopo le polemiche sui troppi emendamenti infilati nel testo. La versione finale è stata asciugata anche rispetto al comunicato diffuso alla fine del consiglio dei ministri. Ma in Parlamento, dove il decreto è atteso per la conversione, gli emendamenti sono già in agguato.
Quotidiano sanità, Il Sole 24 Ore, il Corriere della Sera – 31 dicembre 2013