Si fa presto a dare la colpa alle volpi, che fanno strage di altri animaletti per sfamarsi e insegnare ai cuccioli a cacciare. Ma almeno è il ciclo della natura. Crudele? Mai quanto l’uomo, che a differenza delle altre specie non uccide solo per fame o per sopravvivenza. Di volpi ce ne sono centinaia in Veneto, forse ce ne accorgiamo solo adesso perchè prima stavano in campagna e dovevano vedersela con le tagliole, il fucile o le reti del contadino. Ora invece scorrazzano volentieri in città, grazie anche a qualche genio che per risparmiare sugli antiestetici bidoni si è inventato la spazzatura porta a porta, supermarket ideale — esattamente come le galline o i conigli tenuti nei cortili di casa — per le bestiole di cui amano fare strage gli aristocratici inglesi.
Ma sono altre le «specie pestis», cioè quelle uscite dall’equilibrio naturale. Per colpa dell’uomo, al quale ora danno fastidio e le condanna a morte. L’esempio più odioso, secondo tutte le associazioni animaliste, riguarda le nutrie. La Regione ne ha disposto l’abbattimento con ogni mezzo, «crudeltà massima», per la somma gioia di industriali e agricoltori. Ma qualcuno si ricorda che l’invasione di questi animaletti si deve alla trovata di farli prolificare in veri e propri allevamenti nati negli anni ‘50 per soddisfare la vanità di signore che per Natale volevano la pelliccia di «castorino»? Allora era di gran moda rubare il pelo a quelli che oggi ci spacciano come «orribile ed enormi topi» e che sono invece i cugini dei simpatici castori. Però con una pelliccia più calda, resistente e lucida. Finchè fruttavano milioni di lire non facevano schifo a nessuno ma poi qualche anima pia ha liberato i detenuti di un allevamento, come è successo anni fa con gli ermellini, e lì è scattata la colonizzazione della Pianura Padana. La distruzione di argini, colture (le nutrie sono vegetariane) e uova delle anatre (le calpestano con i piedini mentre corrono). Sono animali sani, la loro carne è perfino commestibile, ma siccome stavolta i soldi li fanno spendere e non accumulare, le si può sterminare con ogni mezzo. Hai voglia, sono migliaia e migliaia. Peggio delle formiche.
E dei cinghiali, l’incubo dei Colli Euganei. Dove non trovi la razza italiana, ma quella venuta dall’Est, più prolifica, precoce nel riprodursi e quindi ad alto impatto abitativo, per dirla con i veterinari. Insomma, devastano. C’è un programma di abbattimento di mille esemplari l’anno a cura delle Province, ma loro non mollano: si moltiplicano accoppiandosi pure con i maialini vietnamiti. Hanno però un tallone d’Achille: i lupi, che sono spuntati in Lessinia perchè ambiente gradito, in quanto ricco di spazi non abitati. Il sindaco di Verona, Flavio Tosi, vorrebbe prenderli a pallettoni, ma sull’Altopiano di Asiago si studia un progetto già operativo in America che utilizza cani cresciuti con i lupi proprio per proteggere greggi e mandrie. Anche dall’orso, emigrato da Austria, Slovenia e Svizzera per venirsi a pappare capre, pecore e mucche trentine e venete. Una mamma orsa ha lasciato il suo cucciolo orfano perchè la Forestale di Trento cercando di sedarla l’ha uccisa.
Sono destinati allo sterminio, ma con «regolari piani di controllo demografico» pure altri animali da cartoon, i «Bambi», i cervi e i daini, che sono sempre di più e dal Cansiglio scendono. «Lo squilibrio del ciclo naturale è stato provocato dall’uomo — spiega Aldo Costa, responsabile degli ambulatori veterinari dell’Usl 16 e consulente della Regione — e l’uomo deve porre riparo. Ma stando attento a non abusare del proprio potere, altrimenti farà solo altri danni».
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 26 maggio 2016