Dal 1° settembre sarà operativo il Polo unico per le visite fiscali e l’Inps ha fornito i primi chiarimenti con il messaggio 3265 di ieri. L’istituto sarà chiamato a effettuare le visite fiscali di controllo sia su richiesta delle pubbliche amministrazioni, in qualità di datori di lavoro, sia d’ufficio. Stante la diversità delle fasce di reperibilità attualmente previste per il settore privato (10-12 e 17-19) e per quello pubblico (9-13 e 15-18), si dovrà attendere l’emanazione di un decreto ministeriale volto all’armonizzazione di tali fasce, nonché alla definizione delle modalità per lo svolgimento degli accertamenti medico-legali.
Nel messaggio si definiscono le categorie di dipendenti pubblici soggetti alle visite. Rientrano nel novero tutte le amministrazioni dello Stato, tra cui le scuole, le amministrazioni a ordinamento autonomo, le Regioni, le Province e i Comuni nonché le Camere di commercio. Il controllo riguarderà anche il personale della carriera prefettizia, diplomatica, della magistratura, i docenti e ricercatori universitari nonché il personale dell’Agcom, delle autorità indipendenti, di Consob e Banca d’Italia.
I controlli non saranno estesi al personale dei Corpi armati dello Stato e dei vigili del fuoco e al personale degli enti pubblici economici, gli enti morali e delle aziende speciali.
Per quest’anno il budget a disposizione dell’Inps è pari a 17 milioni di euro. Nel caso di esaurimento delle risorse, la pubblica amministrazione richiedente sarà informata.
La domanda di visita medica dovrà essere effettuata online e in fase di primo avvio dovrà certificare la propria qualità di datore di lavoro rientrante nell’ambito del Polo unico. Ciò perché, fino ad oggi, le Pa possono richiedere all’Inps le visite fiscali (in luogo di quella richiesta alla Asl di riferimento) ma per tale prestazione l’istituto emette fattura, quale servizio richiesto a domanda. Tale modalità sarà in uso fino al 31 agosto.
Il datore di lavoro pubblico dovrà specificare se deve essere effettuata la visita ambulatoriale in caso di assenza del lavoratore dal proprio domicilio. Effettuate le visite mediche di controllo, l’Inps metterà a disposizione gli esiti dei verbali tramite la propria piattaforma. Nei casi di infortunio sul lavoro e malattia professionale, l’Inps non potrà effettuare la visita di controllo.
Nel corso della visita domiciliare (o ambulatoriale) i medici legali dovranno valutare l’effettiva sussistenza dello stato morboso e la relativa prognosi. L’esame e la valutazione dell’assenza del lavoratore del proprio domicilio non rientra tra le competenze dell’istituto.
Eventuali assenze per visite specialistiche dovranno essere comunicate dal lavoratore al proprio datore di lavoro, il quale informerà l’Inps. La necessità di variare il domicilio in corso di evento morboso in atto dovrà essere disciplinato da un apposito decreto ministeriale.
Dato che, come rilevato dall’Inps, gli elenchi provinciali dei medici che collaborano con l’Inps per gli accertamenti domiciliari presentano aree di particolare carenza e altre di abbondanza di medici, le sedi territoriali dell’istituto in caso di necessità potranno sopperire assegnando incarichi temporanei. (Fabio Venanzi – IL Sole 24 Ore – 10 agosto 2017)
Visite fiscali affidate all’Inps, ma non ci sono abbastanza medici. Restano le differenze per gli orari di reperibilità
Si comincia in modo quasi sperimentale, perché non tutte le tessere sono ancora al loro posto. Ma stanno per cambiare le regole per le visite fiscali, quelle che servono a capire se il lavoratore che ha mandato un certificato è davvero malato oppure no. Come previsto dalla riforma della pubblica amministrazione, tutti i controlli passano ai medici dell’Inps. Finora l’Istituto di previdenza si occupava solo dei dipendenti del settore privato, per quelli pubblici la competenza era delle vecchie Asl. Dal primo di settembre tutto passerà sotto il cappello dell’Inps, in nome di un controllo più efficace che le Asl non sempre riuscivano a esercitare. Ma ci sono due problemi ancora da risolvere.
Per il momento resterà ancora una differenza per le fasce di reperibilità, gli orari in cui il lavoratore malato deve farsi trovare in casa. Adesso sono di sette ore per i dipendenti pubblici e solo di quattro per i lavoratori privati. Gli statali sono più «controllati» di chi lavora in azienda. Nelle intenzioni del governo dovevano essere messi tutti sullo stesso piano e pochi giorni fa lo stesso presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha ricordato la necessità di portare tutti i lavoratori a sette ore di reperibilità. Ma, almeno in prima battuta, le fasce resteranno quelle di oggi. Il vero problema, però, è la cattiva distribuzione sul territorio dei medici fiscali dell’Inps. Il direttore generale dell’Istituto, Gabriella Di Michele, sottolinea che ci sono aree dove la «carenza di medici è particolarmente rilevante» e altre con un numero «decisamente elevato rispetto ai fabbisogni». Secondo i dati aggiornati al 2015 della rivista specializzata La medicina fiscale , in Lombardia c’è un medico fiscale ogni 36 mila lavoratori, e quindi i controlli sarebbero più difficili. Mentre in Calabria ce n’è uno ogni 5 mila lavoratori, e quindi non ci sarebbero problemi. Per questo, osserva l’Inps, potrebbe essere necessario procedere «all’assegnazione di incarichi temporanei», che però farebbero salire la spesa. Può essere un problema. Per il 2017 sono disponibili in tutto 17 milioni di euro. E se non dovessero bastare, anche se il rifinanziamento è sempre possibile, i controlli si potrebbero fermare.
Confermate altre due novità. Anche i dipendenti pubblici, così come avviene già oggi per quelli privati, dovranno presentarsi a un controllo in ambulatorio se il medico fiscale non li trova in casa. I medici fiscali avranno una paga base fissa più un’indennità legata al numero delle visite effettivamente svolte. Di fatto un premio di produzione. (Lorenzo Salvia – Il Corriere della Sera – 10 agosto 2017)
10 agosto 2017