Il direttore generale dell’Ulss 22 riconfermato risponde alle critiche di medici e utenti preoccupati per il futuro della sanità dell’Ovest «Sono puntiglioso e voglio vedere chiaro in tutto»
Ha deciso di parlare e di rispondere alle critiche di cui è oggetto la sua direzione da parte degli stessi operatori sanitari (infermieri, medici, primari) e, da tempo ormai, degli utenti. Alessandro Dall’Ora, l’amministratore generale dell’Ulss 22, è inossidabile. Non si scompone. Smonta gli attacchi al suo operato e sfida chiunque a provare irregolarità e scorrettezze che abbiano avuto ricadute sull´attività ospedaliera e sulla qualità dell´assistenza erogata ai cittadini. Nega il ruolo di «tagliatore di costi» a danno del servizio pubblico (anche se è riuscito a tappare i buchi in bilancio). E pure quello di «accentratore» per decisioni prese senza il consenso degli addetti ai lavori. In realtà, la sua riconferma alla guida dell´azienda sociosanitaria di Bussolengo ha fatto venire il «mal di pancia» ai camici bianchi proprio per le difficoltà avute fino ad oggi a confrontarsi con lui in maniera costruttiva: la loro preoccupazione è di non riuscire a fare buona sanità e che i prossimi tre anni firmati Dall´Ora smontino le professionalità e il lavoro fatto fino a qui per migliorare i servizi.
Se tutto viene ricondotto alle sole logiche di bilancio e di spending review, denunciano, non si può crescere, anzi, si distrugge il buono che c’è. È insomma una pentola in ebollizione, quella messa sul fuoco della 22, e il rischio è che da un momento all’altro scoppi e faccia danni importanti.
Si può evitare tutto questo, direttore Dall’Ora?
Io sono sempre qui, la mia porta è aperta, ogni giorno c´è un gran via-vai di dipendenti che vengono a parlarmi: li ascolto tutti. Sono un amministratore attento e scupoloso e chi mi accusa di essere un decisionista che bypassa i miei interlocutori, rispondo tranquillamente che non è così e che, dopo averli sentiti, se ritengo sbagliata la richiesta che mi fanno sulla base delle carte che ho in mano, la rigetto. Il mio è sempre un no motivato.
Può essere più chiaro?
Sì, esempio: se viene un primario a chiedermi una persona in più per il suo reparto perchè c´è carenza di personale, analizzando il monte ore necessario per coprire tutti i turni e studiando l´organico a disposizione, alla fine gli faccio vedere che può bastare la squadra che ha semplicemente intervenendo sull´organizzazione. A volte basta spostare una pedina e l´incastro è perfetto senza andare a investire in nuove risorse.
Sì, a discapito della qualità. Forse un primario sa quanti inermieri servono al suo reparto per farlo funzionare bene, no?
Io ho il dovere, diversamente da un primario, di tenere sotto controllo anche i costi: sono stato messo qui per questo e se, con un po´ di impegno e di buona volontà, chiedendo qualche sacrificio a chi è sulla “barca” con me, raggiungiamo l´obiettivo insieme, bene, altrimenti chi non vuol salire, decida di stare giù…
Guardando troppo ai bilanci in realtà lei gioca un gioco pericoloso. È il caso dei 3300 pap-test fermi perchè non ci sono tecnici in anatomia patologica a leggerli.
Ho deliberato di appaltare all´esterno la lettura di questi vetrini in via temporanea per una necessità impellente: bisogna rispondere in tempi brevi alle donne che si sono sottoposte all´esame. C´è un ambulatorio privato che lo può fare e l´ho incaricato. Bisognerebbe invece chiedersi perchè il reparto si è ridotto ad avere un arretrato tanto importante.
Perchè manca personale e quindi sarebbe suo dovere metterlo nella condizione di essere a regime, ma siccome questo costa…
Alt, è vero, il reparto è sguarnito di tecnici, ma perchè? Perchè uno è in malattia, uno ha la prescrizione che non può stare al microscopio per più di tot tempo, un altro è in aspettativa. La forza lavoro è ridotta, ma non perchè io l´abbia dimezzata.
Perchè allora non sostituisce il personale in malattia o assente per lunghi periodi?
Perchè non posso appesantirmi di costi: al dipendente malato devo dare lo stesso lo stipendio perchè l´Ulss non ho altri istituti di previdenza su cui rivalersi, si paga tutto. Nel contempo non posso caricarmi di personale in più che poi, superato il momento dell´emergenza, avrei comunque in carico.
Ma è un costo anche dar fuori i vetrini: per 3.300 sono quasi 26.400 euro. Dov’è il risparmio?
Quei soldi li spendo per far fronte a un’emergenza che, con l´equipe a pieno regime, non si verifica. Un’assunzione, invece, è molto più onerosa e difficile poi da ammortizzare. Posso dire in realtà come stanno le cose? Che l’anatomia patologica fino a poco tempo fa refertava privatamente più vetrini di quelli inseriti nello screening, cioè i tecnici ci mettevano il doppio del tempo a leggere i pap test “pubblici” rispetto a quelli che refertavano in libera professione. Per forza le cose nella sanità poi vanno male….
Non è invece che è questo faccia parte del progetto di dismissione dell´anatomia patologica della 22 che, si dice, verrà accorpata all’azienda integrata di Verona?
Questo non lo decido io. Le nuove schede non sono pronte e se a Venezia decideranno di trasferire il servizio a Verona, ne prenderemo atto.
Quanto invece allo stato agonizzante dell’ospedale di Isola della Scala, dipende tutto dalla Regione? Lì non vale la regola degli sprechi da evitare?
Lì dipende, più che dalla Regione che aveva deciso la chiusura ancora 10 anni fa, dei giudici che hanno accolto i ricorsi del Comune. Adesso siamo in una condizione «emorragica» dove io devo comunque garantire, seppur al minimo, il pubblico servizio essendo quello un ospedale per acuti con punto di primo soccorso: funziona l´urologia, non è così per la chirurgia e l´ortopedia. Lo spreco c´è ma non mi ritengo responsabile: io sto cercando al limite di contenerlo.
Tempi biblici anche per il Magalini di Villafranca. Non è un altro spreco questo?
Anche qui rispondo che c’è un responsabile, il commissario ad acta della Regione.
Torniamo all’Orlandi. Il servizio di neurologia, denunciano dall’interno, è arrivato in pochi mesi da 5 medici a 1 solo tanto da dover disdire visite prenotate da tempo.
Per coprire il posto di primario sono in attesa di autorizzazione da Venezia; c´è una aspettativa per maternità per la quale ho emesso avviso di incarico a tempo determinato e una mobilità ad altro presidio. Sì, è vero, c´è un solo medico in servizio e proprio per questo la gente è stata chiamata a casa per spostare gli appuntamenti. Diciamo che quello della neurologia è sempre stato un servizio fragile, senza reparto e posti letto: è la Cenerentola della 22 con un privato a Negrar, invece, che funziona molto bene. Ma, ripeto, ci sono due posti vuoti in attesa di essere rimpiazzati.
Idem per la neuropsichiatria infantile: è vero che con soli 3 medici in servizio per l’intera l’Ulss non siete in grado di dare adeguata asssitenza ai bimbi nati prematuri e che le liste d´attesa arrivano agli 8 mesi?
Ci sono sempre stati 3 soli medici in servizio diventati 2 per una maternità che rientrarà a febbraio: nel giro di pochi giorni il dipartimento tornerà a regime. E comunque, lo ribadisco, i dipendenti assenti per malattia o aspettativa l´azienda li stipendia lo stesso senza l´aiuto degli istituti di previdenza. Vorrei fosse chiaro: sono un amministratore puntiglioso e ho il dovere di usare al meglio i soldi pubblici magari arrivando ad alimentare dall´interno gli investimenti senza chiedere denaro fuori. Se questa è una colpa….
I primari schierati contro Dall’Ora
È scoppiata la guerra tra i medici e l’amministratore dopo l’intervista rilasciata venerdì: «Ha usato toni offensivi che danneggiano l’immagine dell’azienda»
Adesso non è più guerra fredda. Adesso è conflitto armato. La situazione di tensione dentro l’Ulss 22 è scoppiata in modo pesante. La rottura tra camici bianchi e direzione generale dell’azienda sanitaria di Bussolengo è ufficiale. La difficoltà a «lavorare bene» lamentata in questi anni nei corridoi dell’Orlandi da infermieri, dottori e direttori di reparto – sempre sopportata nella speranza di riuscire prima o poi a sbloccare il clima di incomunicabilità con l’amministrazione – è stata denunciata pubblicamente al presidente della Regione Zaia con richiesta di «provvedimenti urgenti». A firmare la mozione spedita in Regione è la rappresentanza regionale e nazionale dell’Anpo, l’Associazione dei primari ospedalieri. Significa che il mal di pancia è arrivato ai massimi livelli. E che i dirigenti-medici della 22 hanno deciso, compatti, di prendere distanza dal loro direttore generale rendendo palese lo «stato di totale sfiducia nei suoi confronti e l’impossibilità di andare avanti in condizioni diventate insostenibili». Il documento riassume 5 anni di tentativi falliti, spiegano da Bussolengo, «di collaborare in modo costruttivo per risolvere le numerose criticità presenti in azienda, senza vedere mai riconosciuto lo sforzo straordinario sostenuto da tutti gli operatori per i tagli imposti dal bilancio». Lo sfogo va oltre: «Le modalità operative adottate dalla direzione generale ci hanno escluso dalla condivisone di scelte competenti non mettendoci nella condizione di conoscere le priorità sanitarie di ogni singola unità operativa nel rispetto dei Lea, i livelli essenziali di assistenza fissati per legge, in base alla dotazione organica disponibile e alle risorse tecnologiche necessarie». La tensione parte, si capisce, da molto lontano ma a far decidere i primari di prendere distanza ufficiale da Dall’Ora sono state le dichiarazioni (le definiscono «offensive») rilasciate a L’Arena venerdì sull’ospedale fantasma di Isola della Scala, sugli screening bloccati, sui servizi carenti di neurologia e neuropsichiatria infantile, sui ritardi del Magalini di Villafranca, sulla chiusura di unità operative, sui conti da tenere in ordine, sulla disponibilità a parlare con tutti «basta venire a bussare alla porta», sulla gestione del personale. Dichiarazioni tanto «offensive» di cui l’Anpo ha voluto informare il presidente della Regione Zaia chiedendogli «di prendere provvedimenti in applicazione al codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni in quanto Dall’Ora è autore di affermazioni molto gravi che vanno a detrimento dell’immagine dell’Ulss 22». Il riferimento del sindacato, soprattutto, è al passaggio dell’intervista in cui il direttore spiega i motivi per cui è stato costretto ad assegnare ad un laboratorio privato di Verona la lettura di 3300 pap test fermi in Anatomia patologica: l’arretrato si è creato per mancanza di personale, dice il dg, perchè c’è chi ha la prescrizione medica per non stare al microscopio più di tot tempo, chi è in aspettativa, chi si ammala. E poi, rincara, quando si trattava di refertare i vetrini pubblici il tempo impiegato era molto di più rispetto a quello registrato per l’attività intra moenia. Un’accusa pesante che ha sancito una volta per tutte la rottura tra le parti. «Il tono di tali affermazioni», ribadisce l’Anpo, «configura un gravissimo danno di immagine per l’intera azienda proprio da parte di chi, quale unico rappresentante legale, è chiamato a garantirne il buon nome e la corretta funzionalità. Che la situazione sia drammatica», confessano i primari, «nessuno lo sa meglio di chi è chiamato giorno e notte a prestare assistenza alla popolazione in condizioni difficili, con risorse sempre più ridotte e con una politica che decide continuamente di non decidere. Ma su molte scelte di impatto operativo immediato una direzione generale può e deve definire», sottolineano, «le priorità cercando di coinvolgere e responsabilizzare gli operatori verso l’obiettivo comune che è quello di assistere al meglio i nostri pazienti. Invece, al posto di un indispensabile processo di autocritica rispetto a molte decisioni prese quasi sempre in assoluta autonomia e senza alcuna condivisione con gli altri attori dell’assistenza sanitaria, ci si trova di fronte ad accuse a senso unico verso scelte regionali, inerzie dell’assessorato, sentenze di giudici, insipienza di primari e medici, comportamenti equivoci di personale tecnico». Morale: «Come medici ospedalieri responsabili siamo determinati a sostenere le nostre ragioni in tutte le sede competenti con tutti gli strumenti a nostra disposizione con l’unico obiettivo di salvaguardare un modello di assistenza pubblica che deve essere mantenuto anche in contesti socio-sanitari così drammaticamente precari come quelli che stiamo vivendo». No è finita qui. L’Anpo, oltre che al presidente Zaia, ha comunicato allo stesso Dall’Ora, inviandogli lettera ufficiale, il «disagio di noi medici dopo l’intervista a L’Arena. Troviamo nella sue dichiarazioni», scrivono la presidente regionale del sindacato Donatella Noventa e il segreatrio nazionale Marco Pradella, «affermazioni molto gravi che vanno a detrimento dell’immagine dell’Ulss e che ci auguriamo non sostituiscano la sua risposta alla nostra richiesta di chiarimenti in merito ad alcune difficoltà che viviamo come medici». La guerra, si diceva, da fredda è diventata armata. Indipendentemente da chi la vincerà, a subire i danni maggiori sono ancora una volta i cittadini, quelli che dovrebbero essere i più tutelati da chi la sanità la amministra. Nella 22 – ma non solo – non funziona così.
Camilla Ferro – L’Arena – 25-27 gennaio 2013