In un rifugio per animali in difficoltà presso Firenze è nato un puledrino straordinario. Bello e dolce come tutti i cuccioli e pure rarissimo. È infatti il figlio d’una zebra maschio e di un’asina. È dunque un ibrido, come potrebbe essere, per intenderci, un mulo.
Se però di muli ce ne sono tanti e più non ci stupiscono, di questi ibridi pare ce ne siano, al momento, soltanto tre. Uno in Cina, un altro in Georgia e un terzo in Germania, ed ora è arrivato il quarto, chiamato Ippo, il fiorentino.
Ha il colore bigio della madre e il classico disegno zebrato del padre, ed ha pure una storia che non saprei se definire felice oppure no. Certamente strana, quasi sicuramente unica e tale da far riflettere. Va detto che gli animali ospitati nel rifugio che la famiglia Aglietti gestisce accanto al suo vivaio sono tutti sottratti a una vita di sofferenza e lì vengono accolti, trattati bene e rispettati. Vivono tuttavia in una sorta di limbo. Immaginate il padre di Ippo, uno stallone, che però di zebre femmine non ne vedeva mai. A fargli compagnia, semmai, c’erano un cammello, pappagalli, pony… E poi, in un altro recinto, c’era lei, una mite asinella di razza Amiata. Una di quelle che ammiriamo nei meravigliosi dipinti del rinascimento toscano. Non c’è fuga in Egitto che non ne raffiguri una. Ebbene, accade che l’asinella va in estro e annunci il suo stato secondo natura, cioè liberando un inequivocabile tazebao odoroso. Lo stallone lo percepisce e non resiste al messaggio. Scavalca la recinzione e l’irreparabile avviene. In altre parole lo stallone, in carenza di stimoli adeguati, quelli della sua specie, ha preso per buoni gli inadeguati, quelli cioè di un’altra, peraltro molto affine. E così è nato Ippo, amabile prodotto di un’attrazione fatale.
Corriere della Sera – 27 luglio 2013