I danni all’agricoltura causati dalla fauna selvatica valgono una media di due milioni l’anno per un contributo erogato inferiore a 200 mila euro. “Agli agricoltori non viene stornato nemmeno il 10% del valore – sostiene Coldiretti – alla luce di una proposta in assestamento di bilancio che conferma ancora appena i pochi spiccioli da assegnare agli imprenditori. Nessuna intenzione di affrontare il problema – insiste Coldiretti – che in questa annata è costato 50 mila euro agli allevatori solo a causa delle incursioni dei grandi carnivori, a cui si devono aggiungere le perdite subite a causa delle lepri, dei cervi, dei cinghiali, dei corvidi e via dicendo.
Ma se dopo anni di protezione sul destino della nutria interviene il legislatore nazionale, rendendola specie da eradicare, dimostrando cosi piena coscienza della tutela del territorio, Coldiretti continua a rimarcare l’assenza dal 2010 di un adeguato ristoro economico al produttore, che fa prima a vincere la burocrazia per ottenere i finanziamenti europei che farsi rimborsare un vitello divorato da un canide. “Un piano faunistico regionale senza innovazione nella strumentazione e con l’erogazione di risorse in tempi biblici – sostiene Coldiretti -. Nel 2012 il contributo ammissibile era più di un milione trecento mila euro, ma la disponibilità era meno del 20%. Il danno è sempre superiore al contributo ammissibile perché per norma non si può che erogare fino al 60% , cosi che in realtà, la disponibilità copre appena il 6 per cento. Un intervento irrisorio per certi versi offensivo: ad esempio per valore di 2 mila euro, l’imprenditore si vede recapitare un bonifico di 120 euro circa. In prospettiva con il nuovo piano faunistico – conclude Coldiretti – si dovrebbe porre rimedio in quanto la percentuale lievita all’ 80% e le procedure responsabilizzano gli ambiti territoriali di caccia: ma il problema resta lo stesso da tre anni: la cassa è vuota nonostante i 5 milioni di euro versati dai cacciatori come tassa di concessione regionale.
25 novembre 2014