La battuta è pungente: «Josefa Idem ha avuto un altro stile». Come dire: Nunzia De Girolamo dovrebbe comportarsi diversamente. La battuta di Matteo Renzi è, come al solito, affidata al web, ma arriva diretta e inevitabilmente aumenta la temperatura all’interno della coalizione di governo.
Se non altro perché arriva al termine di un pomeriggio in cui tutto il Nuovo Centrodestra ha fatto quadrato attorno al ministro dell’Agricoltura (che risponderà in aula venerdì sulla vicenda che la vede coinvolta in affari riguardanti la Asl di Benevento), puntando l’indice sulla privacy violata di una parlamentare che parlava in una conversazione privata, e per aggiunta in casa sua. Tesi che la diretta interessata sposa in pieno, dando addirittura mandato ai suoi legali per un ricorso al garante della privacy.
Il Pd dunque va in pressing sul ministro De Girolamo e porta il caso nell’Aula della Camera. Lo fa con un’annunciata interpellanza, depositata ieri sera, con cui chiede alla titolare dell’Agricoltura di spiegare i suoi comportamenti «inopportuni». E anche su questo terreno è alta tensione con il nuovo centrodestra che rilancia con un’interpellanza urgente, a firma di Enrico Costa, a difesa del suo ministro al quale chiede come «intenda tutelare la sua immagine e le basi dello Stato di diritto nei confronti del soggetto che si è reso responsabile delle registrazioni abusive di cui è stata vittima».
La decisa polemica sulle riforme tra Dem e il partito di Alfano (si veda l’articolo a pagina 7) si riversa anche sul caso De Girolamo, dunque. Il segretario Pd chiarisce comunque che il suo partito prenderà posizione in base a quello che il ministro spiegherà in aula e a quello che deciderà il premier Enrico Letta. A difesa del ministro delle Risorse agricole arriva però un altro esponente Pd, il marito di De Girolamo, Francesco Boccia che ribadisce il massimo rispetto per la magistratura nella convinzione della correttezza della moglie. «Poi – aggiunge – ciascuno risponderà ai magistrati di ciò che ha fato e detto».
Quanto al premier, da Palazzo Chigi si fa sapere che Enrico Letta affronterà il dossier De Girolamo non appena arrivato a Roma dal Messico. E non è escluso – aggiunge l’entourage del presidente del Consiglio – che Letta possa chiedere un passo indietro alla ministra.
Quanto al rimpasto, che potrebbe essere messo in moto se il ministro De Girolamo dovesse lasciare, il leader Pd continua a schermirsi. «Rimpasto? È lotta di poltrone, non ci casco», dice il sindaco di Firenze, è una questione – ribadisce – che deve affrontare Letta. «Mi addormento solo a pensarci al rimpasto – incalza ancora Renzi –, se il presidente del Consiglio vuol cambiare qualcuno lo faccia, se vuole cambiare governo lo faccia, giochi con la squadra che vuole». Ufficialmente, quindi, il segretario del Pd continua a dire di non essere affatto interessato, ma i renziani forniscono questa versione: Letta – spiega un esponente di primo piano – non può nominare solo qualche sottosegretario e sostituire Fassina, ovvero o c’è un cambio vero della composizione oppure ne restiamo fuori.
A suffragare l’ipotesi di un rimpasto molto lontano è anche il ministro dei Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini: «Renzi ha detto in modo molto esplicito che non chiede il rimpasto. Mi sembra assurdo parlare ora di rimpasto. Prima si ridiscute con i partiti della coalizione dell’agenda di governo, sulle cose da fare, poi si potrà discutere se lo vorranno premier e leader di partito della squadra di governo, se lo riterranno opportuno».
Nel mirino le convenzioni con l’Asl
Notificato l’abuso ai gestori del bar dell’ospedale Fatebenefratelli affidato alla cugina del ministro: ora 30 giorni per l’impugnazione
L’ex direttore amministrativo dell’Asl di Benevento Felice Pisapia gioca all’attacco e deposita, davanti al Tribunale del riesame di Napoli, un corposo fascicolo con inedite trascrizioni delle conversazioni rubate alla ministra delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo. Intende dimostrare, il manager finito al “confino” a Salerno per peculato e truffa, di essere vittima di quel “direttorio” che per il gip Flavio Cusani avrebbe governato l’azienda sanitaria sannita.
Nelle nuove registrazioni, utili secondo Pisapia a sostenere la richiesta di annullamento della misura cautelare a suo carico, ci sono diversi colloqui con il direttore generale dell’Asl Michele Rossi, da lui indicato come persona di fiducia della De Girolamo. Nessuno dei partecipanti agli incontri (oltre agli stessi Pisapia, Rossi e De Girolamo, erano presenti anche due collaboratori della deputata, Giacomo Papa e Luigi Barone) è sott’inchiesta, ma in Procura il filone politico-partitico è tutt’altro che esaurito. Il pm Tartaglia Polcini, che ieri a sua volta ha depositato altre fonti di prova, vuole capire se ci sia stata «concreta attività di determinazione, istigazione o di aumento del proposito criminoso degli amministratori dell’Asl per il compimento di atti specifici contrari alla legge e per violazione di norme imperative», e chi – eventualmente – ne possa essere stato il regista.
Certo è che la gestione economico-finanziaria, nell’Asl di Benevento, dove ieri sono arrivati gli ispettori della Regione per acquisire i verbali dei collegi sindacali nel triennio 2011-13 dopo l’esplosione dello scandalo, appare assai opaca dalla lettura degli atti dell’indagine. L’intero procedimento è costellato di veri e propri “misteri” contabili. Come gli ottantasette mandati di pagamento per tre milioni di euro emessi, in appena sei ore, a uffici chiusi, non si sa da chi (il dg Rossi accusa Pisapia che, a sua volta, indica quali responsabili degli hacker che avrebbero clonato la password del terminale) a fronte di fatture già liquidate o mancanti delle determine di autorizzazione alla spesa. Alcuni di questi mandati di pagamento avevano come beneficiario, per circa 40mila euro, lo stesso Pisapia per presunti rimborsi. Storia di accuse incrociate e veleni che si intrecciano con uno spoil-system che, secondo alcuni dirigenti dell’Asl sentiti a verbale, ha assunto i contorni di vere e proprie epurazioni.
Nelle ultime settimane, la guardia di finanza ha accelerato il lavoro investigativo su diverse specifiche tracce: l’analisi dei mandati di pagamento dal 2009 al 2012 a firma di Pisapia; l’esame della gara d’appalto aggiudicata alla Sanit per il servizio di 118 e dei rapporti economici intercorsi tra questa e l’Asl; il monitoraggio di eventuali «irregolarità nell’utilizzo, da parte dell’amministratore della Sanit, delle somme corrisposte a titolo di remunerazione al personale»; lo studio dei contratti con le ditte “Modisan” (ritenuta vicina al Pdl), “Crisalide” e “Sanit”; e il controllo degli accreditamenti, i convenzionamenti e i rimborsi alle strutture sanitarie collegate all’Asl.
Ieri doveva essere anche il giorno della chiusura del bar dell’ospedale Fatebenefratelli, affidato alla cugina della ministra dopo il suo pressing presso i vertici della Congregazione religiosa e ristrutturato senza autorizzazione edilizia. L’attestazione dell’abuso è stata notificata ai gestori dell’esercizio commerciale, e adesso bisognerà attendere i 30 giorni che la legge riconosce loro per eventuali impugnazioni.
Intanto, il ministro De Girolamo ha annunciato formalmente l’intenzione di presentare un esposto per violazione della privacy. «Ho dato mandato agli avvocati Gaetano Pecorella e Angelo Leone – ha scritto il ministro in una nota – di predisporre un esposto da inviare alla magistratura di Benevento e al Garante per la protezione dei dati personali in relazione alla captazione illecite registrate abusivamente in un colloquio al quale partecipava la sottoscritta allora deputato». Il ministro chiede anche «di chiarire le responsabilità di tutti coloro che con atti e fatti gravemente lesivi della mia privacy – conclude – hanno tentato di ledere la mia immagine e la mia onorabilità».
Il Sole 24 Ore – 15 gennaio 2014