Dichiarazioni di interesse regolarmente presentate rimaste per anni in buste sigillate, membri dello staff di agenzie di controllo indipendenti che affittano appartamenti di proprietà a compagnie con molte richieste pendenti nei confronti dell’agenzia in questione, esperti e consulenti estromessi per conflitto di interessi che sono stati nominati nuovamente e per anni hanno continuato a far parte degli organismi dirigenti.
Sono alcuni esempi riportati nella relazione «La gestione dei conflitti di interesse in agenzie Ue selezionate», presentato ieri a Bruxelles dalla Corte dei conti europea. E sembra solo la classica punta dell’iceberg. I giudici di Lussemburgo hanno indagato quattro delle decine di agenzie dell’Ue: l’Agenzia europea per i medicinali (Ema), dell’agenzia per la sicurezza aerea (Aesa), l’agenzia per le sostanze chimiche (Echa) e l’agenzia per la sicurezza alimentare (Efsa). Selezionate e esaminate nell’ottobre 2011 perché prendono decisioni importanti per la sicurezza e la salute dei consumatori, tutte sono state bocciate dalla Corte per non aver gestito adeguatamente le situazioni di conflitto di interessi. Anche se gli stessi giudici hanno riconosciuto che dall’anno scorso ad oggi si stanno facendo sforzi in merito, ci sono istituzioni dove le carenze sono totali: all’esame della Corte l’Easa è risultata non richiedere o non valutare affatto le dichiarazione di interessi del personale, dei membri del Consiglio d’amministrazione, della commissione di ricorso e degli esperti. In altre agenzie la situazione è migliore ma lontana dall’idillio. L’Efsa, per esempio, che ha sede a Parma e il 13 novembre celebra i suoi primi 10 anni, è spesso sotto i riflettori dei media per i casi di conflitti di interesse. L’ultimo caso prima dell’estate, quando, applicando nuove linee guida, l’Efsa ha ottenuto le dimissioni di Diána Bánáti, già membro e presidente del cda che aveva accettato un incarico presso una lobby dell’industria alimentare, chimica e farmaceutica. Poi però ci sono gli esperti. Come rilevato dalla Corte, ci sono stati casi in cui l’attenzione dell’opinione pubblica ha portato alle dimissioni di membri del consiglio d’amministrazione legati a organizzazioni dell’agroalimentare, mentre consulenti nella stessa identica situazione hanno continuato a lavorare per l’Agenzia. Nel caso dell’Ema il conflitto di interessi è stato rilevato non tra pubblico e privato, ma anche nel rapporto con le varie autorità nazionali. Proprio le agenzie su sui l’attenzione dell’opinione pubblica è più alta come Efsa e Ema, sono quelle che, a detta della Corte, «hanno sviluppato le politiche e le procedure più avanzate». «Non è certo abbastanza per dire che tutti i problemi sono risolti – ha dichiarato Nina Holland, portavoce del Corporate Europe observatory – i conflitti di interesse nell’Efsa e nell’Ema sono molto gravi perché sono agenzie che fanno scelte che riguardano la salute dei cittadini». La cui partecipazione e vigilanza, insieme a quella dei media, resta lo stimolo principale a migliorare la situazione, vista l’assenza di un quadro normativo generale sul conflitto di interessi a livello europeo.
ItaliaOggi – 15 ottobre 2012