«Sulle quote-latte il Governo Monti si gioca una parte significativa della sua credibilità verso il mondo agricolo». Lo ha detto Teresio Delfino, capogruppo Udc in Commissione Agricoltura in un’interrogazione al ministro Catania. Intanto i produttori friulani hanno consegnato al pm del tribunale di Pordenone Federico Facchin il materiale dell’inchiesta sulle vacche fantasma
Quattro cd, oltre 2 mila pagine di indagine, dove sono citati nome per nome i produttori di latte fittizi, le cosiddette stalle fantasma, quelle che – solo in Friuli Venezia Giulia – sarebbero all’incirca 700. E’ questo il materiale, prodotto dal Nipaf (Il Nucleo investigativo di Polizia ambientale e forestale) nell’ambito del processo sulle quote latte in corso a Roma, che i produttori della Cooperativa Nordest latte delle province di Pordenone e Udine hanno consegnato ieri al pm del tribunale di Pordenone Federico Facchin
Question time di Delfino in un’interrogazione al ministro Catania
«Ad oltre 3 anni dall’approvazione della legge 33/2009 nulla è successo sulla riscossione delle multe dovute dai produttori “splafonatori” che per regolarizzare la loro posizione erano stati incentivati con l’assegnazione gratuita di oltre 6 milioni di quote-latte, soggette a revoca qualora non si fossero adeguati alla normativa”, ha detto. E ancora: “Il ministro Catania e il Governo Monti devono cancellare questa iniqua sperequazione subita dalla larga maggioranza dei produttori che, con oneri molto gravosi, si erano a suo tempo regolarizzati. Ancor più grave è la mancata attivazione, prevista dalla legge, del fondo a sostegno di questi produttori, stabilito in almeno 45 milioni di euro. Prendiamo atto dell’impegno del Governo, riferito dal ministro, ad adottare in tempi brevissimi gli atti necessari per dare piena attuazione alla legge. Un Governo che fa del rigore, dell’equità e della legalità i principi inderogabili per rilanciare la crescita e lo sviluppo, non può tollerare ulteriormente la situazione che, a nome del Gruppo Udc, ho denunciato. Deve dimostrare, sin dai prossimi giorni, con atti concreti la capacità di ripristinare, nell’importante settore lattiero-caseario, pari opportunità a tutti i produttori, per dare così condizioni di credibilità e fiducia a tutta la filiera. Continueremo, con decisione e sollecitudine, a monitorare l’azione del Governo fino alla positiva attuazione di quanto previsto dalla legge».
«In Fvg ci sono 700 stalle fantasma»
L’accusa dei produttori che hanno presentato documenti a sostegno della causa in corso sulle quote latte
PORDENONE. Quattro cd, oltre 2 mila pagine di indagine, dove sono citati nome per nome i produttori di latte fittizi, le cosiddette stalle fantasma, quelle che – solo in Friuli Venezia Giulia – sarebbero all’incirca 700. E’ questo il materiale, prodotto dal Nipaf (Il Nucleo investigativo di Polizia ambientale e forestale) nell’ambito del processo sulle quote latte in corso a Roma, che i produttori della Cooperativa Nordest latte delle province di Pordenone e Udine hanno consegnato ieri al pm del tribunale di Pordenone Federico Facchin.
«Si tratta di un’integrazione alla denuncia che abbiamo presentato a gennaio – spiega l’avvocato Cesare Tapparo, del foro di Udine – nei confronti della Regione. All’interno ci sono tutti gli elementi a sostegno della nostra tesi». Il materiale prodotto dai carabinieri è entrato in possesso degli allevatori «perché ci siamo costituiti parte civile, tra i primi, nel processo di Roma e ci siamo opposti all’archiviazione proprio sulla base di quel materiale che i giudici romani sembrano non considerare – aggiunge Franco Paoletti –, ma che a nostro avviso spiegano benissimo la situazione. Se capiamo il fatto che si possa mettere in discussione quello che diciamo noi, non ci va bene che si faccia altrettanto con i carabinieri».
Secondo il rapporto citato dagli allevatori friulani, l’Italia non avrebbe mai splafonato le quote e di conseguenza il prelievo supplementare imputato ai produttori non sarebbe mai dovuto essere applicato.
Proprio la presenza di centinaia di stalle fantasma, di «mucche con 83 anni di età», quando l’età media di un bovino da latte «è di 7-9 anni», secondo i produttori chiarisce il mancato rispetto delle quote latte. «Se venissero individuati i produttori fasulli, quelli che ottengono i contributi compensativi pur non avendo né stalle né mucche, le quote gonfiate verrebbero meno. E’ per questo – prosegue Paoletti – che chiediamo alla magistratura di Pordenone di accertare la situazione in Friuli Venezia Giulia. La Regione, invece, non può o non vuole prendere in considerazione le nostre istanze». Il 10 ottobre il Gip di Roma deciderà sulla richiesta di archiviazione fatta dal pm e, se il giudice seguisse la linea della procura, gli allevatori non escludono nuove manifestazioni in strada.
Secondo i produttori, che ieri hanno accompagnato Paoletti in tribunale, la Regione applica in modo restrittivo la legge Zaia «e non fa i controlli che dovrebbe». La denuncia presentata il 16 gennaio dagli allevatori alla procura di Pordenone imputa all’amministrazione regionale i reati di violenza privata – «ci vogliono far chiudere le aziende» – abuso d’ufficio e truffa. Reati pesanti che ribaltano la linea tenuta dalle amministrazioni (da quella statale a quelle regionali) sulla vicenda quote latte.
A innescare l’azione penale sono state le sanzioni amministrative applicate dalla Regione (sulla base della legge nazionale). «La media è di 50 mila euro a provvedimento» chiarisce l’avvocato Tapparo. Ma ci sono casi anche più significativi. Proprio a gennaio, dopo la presentazione dell’esposto in procura, gli allevatori avevano fatto una prima integrazione perché a un socio era stata notificata una multa di quasi un milione di euro per tre annate.
Le sanzioni per la super produzione di latte è solo una delle ragioni che sta mettendo in ginocchio gli allevatori. «La siccità di quest’anno – raccontavano ieri produttori di San Quirino, Prata, San Daniele – ha danneggiato la produzione di insilato. Il mais va integrato con le farine che hanno costi saliti alle stelle. I costi aumentano e il prezzo del latte, per noi, è fermo a 35 centesimi». Le aziende soffrono «e i giovani stanno ben lontani da questo mestiere. Anche i contributi promessi per innovare le aziende sono una corsa a ostacoli tra mille cavilli burocratici. La politica promette e non dà risposte. Neanche la Regione». L’ultima speranza, per gli allevatori, resta la magistratura.
Il Messaggero Veneto – 9 settembre 2012